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Emissioni auto tra rotta industriale e responsabilità climatica

Entro metà dicembre la Commissione Ue intende rivedere la proposta legislativa al 2035. Il punto non è scegliere tra clima e lavoro, ma tra regole confuse e regole chiare
 |  Trasporti e infrastrutture

Nel dibattito sul futuro dell’auto in Europa le pressioni si fanno esplicite e da più fronti, perché da un lato Jean-Philippe Imparato, manager di vertice di Stellantis e già alla guida di Alfa Romeo, spinge per ricalibrare i target di riduzione delle emissioni paventando effetti pesanti su mercato e stabilimenti se non si correggeranno strumenti e tempistiche; e dall’altro Alfredo Altavilla, oggi special adviser di BYD nel continente, attacca l’impianto del Green deal sostenendo che così concepito rischia di trasformarsi in un vincolo tecnologico con ricadute su volumi e occupazione,  proprio mentre lo stesso manager lavora per uno dei campioni globali dell’elettrico e della nuova mobilità.

Un doppio pressing politico-mediatico che prova a condizionare la rotta mentre Bruxelles prepara per martedì 10 dicembre la revisione degli standard CO₂ al 2035 per le nuove auto, una “manutenzione” annunciata dal commissario Wopke Hoekstra per “riallineare” ambizione climatica, fattibilità industriale e tutela dei consumatori senza arretrare sull’orizzonte della neutralità e dello stop alle termiche; in che modo, ancora non è dato sapere.

L’appuntamento che farà da banco di prova per misure più intelligenti su metriche, crediti e segmentazione dei veicoli e arriva in un momento in cui i segnali di mercato raccontano un’altra storia, perché laddove l’offerta è concreta accessibile e ben servita la domanda accelera, come dimostrano i risultati di Leapmotor che in ottobre 2025 ha toccato 70.289 consegne nuovo massimo storico con una crescita annua superiore all’84% e una progressione di record mensili da primavera in avanti; numeri che confermano la scalabilità nelle fasce prezzo medio-popolari, quando prezzo, prestazioni e costi d’uso si allineano e che si innestano su una rete europea in rapida espansione grazie alla joint venture con Stellantis.

In questo quadro il punto non è scegliere tra clima e lavoro ma tra regole confuse e regole chiare, perché le pressioni di Imparato e Altavilla fotografano nodi reali sui tempi e sui costi ma non cancellano l’evidenza che la transizione funziona quando infrastrutture filiere e standard remano nella stessa direzione e che la vera concorrenza premia chi esegue con qualità e velocità più di chi chiede rinvii o deroghe indefinite.

Per questo la revisione del 10 dicembre dovrà alzare la qualità delle regole rendendole al tempo stesso più esigenti e più praticabili, misurando l’uso reale e l’intero ciclo di vita delle emissioni, accelerando dove oggi mancano la ricarica e le filiere europee per batterie e riciclo, e accompagnando l’accesso con strumenti inclusivi, così che l’auto a basse emissioni diventi scelta normale e non di nicchia, mentre l’industria europea difende competitività e occupazione sul terreno dell’innovazione e dell’esecuzione, non del rinvio.

Il video in pagina è a cura di TotalEu Production, con cui greenreport ha attiva una collaborazione editoriale

Redazione Greenreport

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