
La «disinformazione» dietro il sabotaggio dell’eolico in Mugello. La Regione: «È terrorismo»

Il sabotaggio del cantiere per la costruzione di un parco eolico in Mugello – 7 pale in grado di produrre elettricità rinnovabile per 100mila persone – ha scosso il mondo ambientalista quanto quello delle istituzioni e della filiera industriale del vento: 50 persone incappucciate hanno fatto irruzione, armate di coltelli, minacciando i dipendenti e collaboratori di un’azienda totalmente pubblica (Agsm Aim) che stanno portando avanti un progetto che ha già messo d’accordo i Comuni sedi d’impianto, la Regione Toscana e finanche la presidenza del Consiglio dei ministri (epoca Draghi), oltre ad associazioni fautrici della transizione ecologica come Legambiente.
«Esprimo piena solidarietà ad Agsm Aim, agli ingegneri e agli operai aggrediti e minacciati nei giorni scorsi nel cantiere dell’impianto eolico di Monte Giogo, in Mugello – dichiara con forza l’assessora regionale all’Ambiente, Monia Monni, che da anni sostiene il progetto eolico oggetto dell’attacco – Gli episodi di violenza e sabotaggio avvenuti, che hanno portato a ingenti danni e messo a rischio la sicurezza delle persone, sono atti terroristici veri e propri: inaccettabili in una società democratica, tanto più perché colpiscono un progetto dichiarato di pubblica utilità dalla Regione Toscana e dal Governo nazionale. Questi gesti non solo seminano paura, ma contribuiscono, paradossalmente, a perpetuare il consumo di idrocarburi, ostacolando la transizione energetica che è fondamentale per dare un futuro sostenibile e sicuro ai nostri territori. La transizione ecologica richiede confronto, partecipazione e dialogo: la violenza non è e non sarà mai una strada accettabile». L’auspicio è che adesso le Forze dell’ordine «possano rapidamente individuare i responsabili e assicurarli alla giustizia», ma a preoccupare è anche il retroterra culturale che alimenta le frange estremiste e interessate a fermare la transizione ecologica.
«Mi associo con convinzione alle parole dell’assessora Monia Monni nel condannare fermamente i fatti gravissimi accaduti in Toscana – aggiunge Annalisa Corrado, europarlamentare Pd e responsabile Conversione Ecologica nella segreteria nazionale del partito – Chi si rende protagonista di simili gesti non difende l’ambiente: difende lo status quo fossile. E lo fa nel modo più vile possibile, attaccando lavoratori e progettisti impegnati in un cantiere, alimentando paure e conflitti fino all’esasperazione. Siamo di fronte a un atto di intimidazione e violenza contro un progetto che ha superato un iter autorizzativo serio e rigoroso, e che rappresenta una delle soluzioni più concrete per affrontare la crisi climatica che sta straziando il nostro Paese proprio in questi giorni». Corrado si rivolge poi agli autori dell’aggressione: «Non definitevi ambientalisti. Non lo siete. Siete i migliori alleati di un sistema fossile e liberticida che ci condanna all’insicurezza energetica e alla devastazione del pianeta. Esprimo piena solidarietà all’azienda colpita e ai suoi lavoratori. Serve una condanna netta e trasversale: la transizione ecologica non può essere ostaggio di intimidazioni e violenze».
Gli industriali di settore, riuniti nell’Associazione nazionale energia del vento (Anev) esprimono «profonda preoccupazione per l’evento accaduto, la gravità e la reiterazione degli atti e condanna con fermezza ogni forma di violenza, ribadendo che il confronto e il dissenso devono sempre avvenire nel pieno rispetto della legalità, delle persone e delle regole democratiche. Questi eventi dimostrano quanto sia fondamentale garantire un’informazione corretta, trasparente e responsabile, al fine di prevenire tensioni alimentate da disinformazione e timori infondati sui progetti in corso. La violenza non può e non deve mai essere una forma accettabile di espressione o di opposizione. Essa rappresenta una deriva pericolosa che minaccia il dialogo civile, mette a rischio la sicurezza dei lavoratori e ostacola il progresso verso un modello energetico sostenibile. L’Anev – conclude l’associazione – esprime piena solidarietà ai lavoratori, a Agsm Aim e a tutti i soggetti coinvolti, auspicando un rapido intervento delle forze dell’ordine finalizzato a riportare la legalità e a comprendere le motivazioni di tale inqualificabile azione».
Sulla stessa linea anche l’Alleanza fiorentina per la giustizia ecologica, climatica e sociale, che esprime «la propria totale condanna verso le azioni in perfetto stile squadrista che si sono verificate nei giorni scorsi contro il cantiere e i lavoratori dell’impianto eolico di Monte Giogo di Villore e manifesta la propria solidarietà ai lavoratori e all’azienda», sottolineando che questa violenza è «figlia della distopia seminata ad arte da chi soffia sul fuoco del negazionismo climatico. Un raid frutto della disinformazione e della propaganda fossile, che ogni giorno investe milioni per screditare le energie rinnovabili, diffondere credenze antiscientifiche e rallentare la transizione verso un sistema più ecologico, equo e sano. Chiediamo alle autorità di procedere il più speditamente possibile nelle indagini per identificare i responsabili e di tutelare il cantiere per permettere il completamento dell’impianto nei tempi previsti». A comporre l’Alleanza fiorentina sono Aspo Italia, Associazione Pro Cer, Associazione progetto Firenze, Cittadini per l’Italia rinnovabile, EcoLobby, Energia per l’Italia, Ecofuturo, Extinction rebellion Firenze, Fiab Firenze ciclabile, Legambiente Firenze, Isde.
Anche il Wwf Italia e il Wwf Toscana esprimono «una forte condanna e piena solidarietà alle persone vittime dei gravi e inaccettabili eventi avvenuti presso il cantiere dell’impianto eolico in costruzione sul Monte Giogo a Villore», sottolineando che «la transizione energetica è una necessità ed una priorità per tutti. Essa implica la necessità di procedere alla costruzione di impianti di energia rinnovabile, eolico compreso, che devono essere progettati con attenzione e responsabilità, tenendo conto delle caratteristiche del territorio e minimizzando, per quanto possibile, gli impatti locali. Nel caso in particolare dell’impianto di Villore, questa minimizzazione degli impatti, nei limiti del possibile, è stata approfonditamente cercata e applicata, in tutte le fasi dell’iter progettuale».
