Skip to main content

Alla stesura dell’articolo ha collaborato Marco Redini, responsabile comunale del settore Ambiente

Quale sostenibilità per i rifiuti? Il modello Pisa

Governare la complessità urbana: tra bisogno tecnologico e innovazione data-driven per una gestione circolare e trasparente
 |  Toscana

Il libro “Rifiuti e sostenibilità: il Modello Pisa”, edito da ETS a fine 2025,[1] analizza la gestione dei rifiuti urbani come leva strategica della transizione ecologica nel contesto dell’Agenda ONU 2030. I soggetti protagonisti di questa trasformazione sono le città che, con un’urbanizzazione globale prevista al 68% entro il 2050, devono bilanciare sostenibilità ambientale, economica, sociale e istituzionale per ridurre l’impatto antropico e tutelare il benessere pubblico.[2] Le autorità locali sono oggi chiamate a confrontarsi con uno scenario segnato da criticità territoriali e instabilità internazionali che ostacolano un percorso uniforme verso gli obiettivi dell’Agenda.[3]

In questo contesto diventa urgente il disaccoppiamento tra crescita economica e produzione di rifiuti. In Italia, i dati del 2025 evidenziano infatti che i rifiuti crescono a un ritmo triplo rispetto al PIL [1] e che, a fronte di un riciclo post-TMB pari ad appena l’1,1%, si genera un deficit ecologico strutturalmente insostenibile. Tale scenario rende imprescindibile una gestione data-driven dei flussi, necessaria per pianificare le risorse, prevenire rischi sanitari e supportare politiche socialmente eque,[4] in coerenza con l’interconnessione tra l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (SDG) 3 – Salute e Benessere – e i principali determinanti ambientali necessari a garantire una vita sana (Figura 1).

Rifiuti Pisa foto 1Figura 1. Interconnessione tra l'Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 3 — Salute e Benessere — e i principali determinanti ambientali necessari per garantire una vita sana.  (PAHO/WHO, Environmental Determinants of Health). Cap 1, p.19.

Le criticità strutturali descritte a livello nazionale assumono una rilevanza concreta nel contesto regionale toscano, che condiziona direttamente le opzioni gestionali del caso di studio pisano. In questo ambito, l'applicazione dei principi generali della sostenibilità si traduce, sul piano pratico, nella gestione integrata. Questa modalità operativa richiede il coordinamento sinergico tra le fasi di raccolta, logistica e trasformazione impiantistica, al fine di garantire l'autosufficienza del territorio e la massima valorizzazione dei materiali.

Sul piano infrastrutturale, la Toscana sconta tuttavia un ritardo impiantistico che interrompe la chiusura del ciclo: sebbene la raccolta differenziata abbia raggiunto il 68,1%, nel 2025 il Rapporto ISPRA rileva un ricorso alla discarica ancora pari al 30% e l’export di circa 210.000 tonnellate di rifiuti annui. Il diagramma dei flussi (Figura 2) evidenzia come l'efficienza del sistema dipenda dalla capacità di trasformare il materiale raccolto in risorsa attraverso una rete impiantistica integrata.

In questo quadro, progetti come l’ossicombustore di Peccioli e il centro di riciclo Revet di Pontedera mirano a ridurre tali perdite, accorciando le distanze di trasporto, diminuendo l’impatto ambientale della movimentazione e minimizzando i decadimenti di materia (leakage) dai modelli circolari verso la discarica.

Come evidenziato dalla Carta di Napoli, l’introduzione di nuova dotazione tecnologica non è di per sé sufficiente a garantire il successo dei modelli circolari, se non accompagnata da un’armonizzazione tra progettazione industriale e modelli di consumo.[5] In assenza di accettabilità sociale e di trasparenza nella governance, infatti, tali soluzioni rischiano di generare conflittualità territoriale e resistenze comunitarie, compromettendone l’efficacia operativa e la capacità di produrre valore condiviso.

Rifiuti Pisa foto 2

Figura 2. Rappresentazione dei flussi e della rete impiantistica per la gestione integrata dei rifiuti. Il diagramma illustra il ciclo di vita dei beni dalla produzione al destino finale, evidenziando il passaggio da un modello di smaltimento a uno di Economia Circolare. Partendo dalla produzione differenziata per aree (A, B, C, D), i materiali vengono convogliati tramite trasporto (C0) verso impianti di selezione e classificazione (I), dove le frazioni (carta, plastica, vetro, metallo, organico e sfalci) vengono preparate per il recupero di materia. Il processo mira a minimizzare i decadimenti (leakage) attraverso una rete di aziende specializzate nel recupero e nel compostaggio (I), trasformando lo scarto in materia seconda (R) pronta per il mercato. Il flusso del rifiuto non differenziato e gli scarti di selezione vengono invece indirizzati verso lo smaltimento in discarica (D), che la Gerarchia Europea definisce come soluzione di ultima istanza. Questo schema operativo riflette la necessità di una dotazione impiantistica locale adeguata per garantire l'efficienza del sistema e ridurre l'impatto ambientale legato ai trasporti su lunga distanza. Cap. 4, p. 96-97.

Il Modello Pisa: innovazione tecnologica e gestione data-driven

In questo quadro si inserisce il caso di Pisa, città caratterizzata da una popolazione reale di circa 150.000 persone, composta da residenti, pendolari e studenti fuorisede, che rende inadeguato il solo dato anagrafico nella stima dei rifiuti pro capite prodotti;[6] tale criticità è ulteriormente accentuata da una crescita costante della popolazione residente, pari al 5,4% nel periodo 2011–2018, e dalla progressiva riduzione della dimensione dei nuclei familiari, scesi a una media di 1,87 componenti nel 2023,[7] un fenomeno che moltiplica le utenze domestiche e complica la ripartizione dei costi e la logistica della gestione integrata.

Il “Modello Pisa” è quindi evoluto dal sistema di porta a porta, consolidato tra il 2018 e il 2020, verso un assetto gestionale ibrido basato su eco-isole e cassonetti intelligenti dotati di sensori volumetrici, integrato da centri di prossimità come i CAMA e il Centro del Riuso, e supportato dalla tracciabilità dei flussi per codice CER e da strumenti di Business Intelligence.

Il sistema include moduli di GeoMonitoring e GeoControl[8] per la supervisione da remoto della flotta e l’analisi in tempo reale degli scostamenti rispetto alla pianificazione, garantendo una governance complessiva che permette di adattare dinamicamente il servizio alle variazioni della domanda e di porre le basi operative per l’introduzione della tariffazione puntuale (Figura 3).

Tale transizione ha prodotto benefici ambientali misurabili, con una qualità della raccolta pari all’87,52% per i cassonetti intelligenti contro l’88,55% del porta a porta[9] e una riduzione complessiva di oltre 113.000 tonnellate di CO₂ tra il 2014 e il 2022, equivalenti all’impronta annuale di circa 2.200 cittadini,[10] oltre a vantaggi sociali legati alla tutela degli operatori, riducendo l’esposizione a rischi biomeccanici in un settore dove le limitazioni fisiche sono cresciute dal 5% al 17%.[11] Dal punto di vista economico, il Modello Pisa evidenzia un significativo miglioramento dell’efficienza operativa, con una riduzione del 26% dei costi di raccolta e del 19% del costo complessivo del servizio rispetto al sistema di porta a porta, pari a un risparmio stimato di circa 65 €/tonnellata.[12]

Tale efficientamento rafforza la sostenibilità economica del sistema in un contesto urbano caratterizzato da elevata variabilità dei flussi. Contestualmente, si rileva un aumento del costo annuo totale pro-capite nel decennio 2013–2023, che  passa da 239,39 € a 457,61 €,[13] attribuito principalmente alla crescita strutturale dei costi di raccolta e trasporto delle frazioni differenziate e agli investimenti nel capitale tecnologico, interpretati come fattori abilitanti per la governance data-driven e per la riduzione progressiva di altre componenti di costo nel medio-lungo periodo. Per mantenere la sostenibilità sociale, il Comune ha affiancato un sistema di welfare ambientale, stanziando nel 2023 circa 250.000 € per contributi TARI e prevedendo esenzioni totali o riduzioni fino al 60% per le fasce fragili, giovani e nuclei con disabilità.[14]

Rifiuti Pisa foto 3Figura 3. Analisi SWOT dei cassonetti intelligenti nel Modello Pisa. La matrice SWOT sintetizza i principali fattori interni ed esterni associati all’introduzione dei cassonetti intelligenti: tra i punti di forza emergono la riduzione del rifiuto indifferenziato, l’elevata qualità della raccolta, l’efficienza operativa e il minore stress dei veicoli grazie all’uso di tecnologie avanzate; tra i punti di debolezza si evidenziano l’investimento iniziale, i costi di manutenzione tecnologica, i rischi di sicurezza informatica e l’obsolescenza dei sistemi. Sul piano esterno, le opportunità includono una maggiore sensibilizzazione ambientale, l’efficienza economica, la disponibilità di dati per il miglioramento del servizio, una più elevata tracciabilità dei rifiuti e l’introduzione di incentivi per gli utenti virtuosi, mentre le minacce riguardano la possibile resistenza delle comunità, l’abbandono improprio dei rifiuti nei pressi dei cassonetti e le difficoltà di accesso per alcune categorie di utenti. Cap. 7, p. 255.

Visione e strategia: cosa offre il libro al lettore

Il libro “Rifiuti e sostenibilità: il Modello Pisa” offre una visione sistemica della materia, partendo dai paradigmi della transizione ecologica e dell’economia circolare per affrontare il legame tra rifiuti, salute pubblica e costi sociali. Dopo aver analizzato il ruolo dei regolatori e la gerarchia europea dei rifiuti, il testo entra nel vivo della strategia locale, dove il “Modello Pisa” trasforma la gestione dei rifiuti da semplice servizio logistico a pilastro della governance urbana. L'uso di cassonetti intelligenti e percorsi ottimizzati ha permesso di aumentare la differenziata riducendo emissioni e rischi per gli operatori. Per affrontare le criticità residue, come l'evasione tariffaria e l'impatto della popolazione fluttuante, il libro indica come soluzione necessaria l’imminente introduzione della tariffazione puntuale. Questa permetterà di collegare i costi ai rifiuti effettivamente prodotti, garantendo trasparenza e premiando i cittadini virtuosi attraverso un sistema di agevolazioni sociali. In definitiva, l’esperienza di Pisa dimostra che la sostenibilità è un percorso evolutivo fondato su dati certi e tecnologie avanzate. Gestire i rifiuti significa progettare la città del futuro: un ecosistema dove innovazione e responsabilità collettiva si intrecciano per garantire qualità della vita, equità economica e resilienza del territorio.

Riferimenti

[1] Rapporto ISPRA, 2025. https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/rapporto-rifiuti-urbani-edizione-2025

Alla stesura dell’articolo ha collaborato Marco Redini. Esperto di geoinformatica, gestione ambientale e pianificazione territoriale, Redini ha oltre trent’anni di esperienza nella ricerca applicata e nella gestione sostenibile del territorio. Dal 1994, come ricercatore presso il CNUCE CNR di Pisa, ha contribuito allo sviluppo dei Sistemi Informativi Territoriali (SIT). Ha lavorato presso l’Autorità di Bacino del Fiume Arno, occupandosi di analisi e gestione dei rischi ambientali. È stato professore a contratto presso le Università di Pisa e Siena, dove ha insegnato Geoinformatica e Sistemi Informativi Territoriali, contribuendo alla formazione di professionisti nel settore. Dal 2005 è responsabile del Settore Ambiente del Comune di Pisa.

[1] https://www.edizioniets.com/scheda.asp?n=9788846773739 ; Amazon.it : libro sostenibilità e rifitui il modello pisa

[2] cap. 1, p. 21.

[3] cap. 1, p. 30.

[4] cap. 3, p. 55.

[5] Cap. 4, p. 71.

[6] Cap. 6, p. 144.

[7] Cap. 6, p. 149.

[8] Cap. 8, pp.261-266.

[9] Cap. 7, p. 225.

[10] Cap. 7, p. 229.

[11] Cap. 7, p. 220.

[12] Cap. 7, p. 247.

[13] Cap. 7, p. 240.

[14] Cap. 7, pp. 243-244.

Nunzia Linzalone

Nunzia Linzalone è epidemiologa ambientale, esperta in salute pubblica e sostenibilità urbana. Laureata con lode all’Università di Pisa, ha conseguito un Master in Gestione e Controllo dell’Ambiente presso la Scuola Superiore Sant’Anna. Ricercatrice dal 2001 presso l’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa, guida l’Unità di Ricerca EpiBio e ha sviluppato una carriera caratterizzata da contributi significativi alla salute pubblica, all’epidemiologia e alle politiche ambientali.