
L'Overshoot day in Italia arriva 13 giorni in anticipo: da oggi vivremo il resto dell’anno in deficit ecologico. Ci vorrebbero le risorse di circa 3 pianeti Terra se tutti avessero il nostro stile di vita

Perché mai l’Italia e i suoi cittadini dovrebbero essere chiamati a portare avanti la transizione ecologica, se molti altri Paesi inquinano molto più di noi? Una delle (molte) possibili risposte a questa logica pressappochista arriva direttamente dal calendario: scocca oggi per l’Italia l’Overshoot day, ovvero il “giorno del superamento”. Ci avverte che, da oggi e per il resto dell’anno saremo in debito col pianeta, erodendo il capitale naturale che sostiene il benessere della nostra società.
L’arrivo dell’Overshoot day è calcolato ogni anno dal Global footprint network, confrontando impronta ecologica e biocapacità: la prima misura quanta terra biologicamente produttiva è richiesta da una data popolazione (quella italiana in questo caso) per supportare le proprie attività, mentre la biocapacità misura la produzione di risorse naturali effettivamente disponibile sul nostro pianeta.
Il risultato è che siamo in deficit ecologico, in altre parole consumiamo più risorse naturali di quelle che si rigenerano, impoverendo il pianeta e di conseguenza la nostra possibilità di continuare a usarne le risorse per avere aria e acqua pulita, cibo, assorbimento emissioni. Un risultato che peraltro peggiora rispetto al 2024, quando l’Overshoot day è arrivato il 19 maggio; anziché migliorare, nel 2025 il dato peggiore anticipando la data di ben 13 giorni.
«L'umanità da anni vive quindi "in debito" e ci vorrebbero 1,7 Pianeti per soddisfare i bisogni della popolazione mondiale. Rispetto a questa media globale, gli abitanti di un paese come l’Italia, così come anche della Germania e della Francia, hanno un'impronta ecologica quattro volte la biocapacità disponibile e ci vorrebbero le risorse di circa 3 Pianeti se tutti vivessero come noi italiani o anche come gli abitanti degli altri Paesi», spiegano nel merito dal Wwf Italia.
Se fino agli anni 60 l’umanità era più o meno in equilibrio con la natura, di anno in anno la data si è spostata scalando il calendario, per arrivare a inizio agosto a livello globale e a metà maggio a livello italiano: ciò significa che l'umanità è in overshoot ecologico da oltre 50 anni. Vivere costantemente al di sopra delle possibilità fisiche del nostro Pianeta è una possibilità limitata nel tempo, rischiamo un disastro ecologico.
«Esaurire le risorse ecosistemiche di un anno è come spendere più di quanto si guadagna – argomenta Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del Panda nazionale – L'impronta ecologica è il denaro che spendi: ogni attività (mangiare, usare energia, costruire, viaggiare) consuma risorse naturali, proprio come se prelevassi dal tuo conto in banca. La biocapacità è il tuo stipendio annuale: rappresenta le risorse che la Terra è in grado di rigenerare in un anno. Se spendi meno di quanto guadagni, sei in equilibrio. Ma se le spese superano le entrate, entri in deficit. Lo stesso vale per il Pianeta: se consumiamo più risorse di quelle che la Terra può rigenerare, attingiamo alle riserve future, proprio come chi si indebita per coprire le spese eccessive. Spetta dunque a noi stessi il compito di invertire la rotta e abbandonare stili di consumo che ignorano il senso del limite».
Come? In primo luogo abbandonando le fonti fossili per fare spazio a rinnovabili ed efficienza energetica, dato che il settore energia rappresenta circa l’80% delle emissioni climalteranti; adottare soluzioni più ecologiche per i trasporti (come la mobilità pubblica ed elettrica) e per la climatizzazione delle case (come le pompe di calore), due dei principali comparti emissivi del Paese; tagliare lo spreco alimentare e ridurre il consumo di carne, dato che dal macrosettore agricoltura arriva il 7% delle emissioni nazionali di gas serra, con gli allevamenti a fare la parte del leone (79% delle emissioni del comparto agricolo); promuovere l’economia circolare e comprare prodotti riciclati, dato che in definitiva il 60% circa delle emissioni climalteranti deriva dall’uso dei materiali.
Attenzione però: è fuorviante pensare che sia sufficiente portare avanti le pur necessarie buone pratiche a livello personale, per invertire la rotta. Un nuovo studio pubblicato dal World resources institute (Wri) documenta che le scelte personali riescono a ridurre le emissioni solo del 10%, se non accompagnate da politiche e infrastrutture adeguate. La transizione ecologica è dunque una trasformazione di tipo sociale, e richiede dunque azioni collettive: fare volontariato all’interno di associazioni ambientaliste e, ancora di più, scegliere bene a chi affidare il proprio voto nell’urna elettorale, è tanto importante quanto fare bene la raccolta differenziata.
