Skip to main content

Si amplia il Circularity gap del mondo: crescono le materie prime estratte, mentre cala il tasso d’impiego di quelle riciclate, alimentando disuguaglianze. I Paesi ad alto reddito dovrebbero ridurre di un terzo i consumi

 |  Editoriale

È online l’edizione 2025 del Circularity gap report, ovvero l’aggiornamento del documento indipendente che dal 2012 fa il punto sul tasso di circolarità nella gestione dei materiali a scala mondo, grazie al più ampio data base informativo oggi disponibile, che raccoglie dati da oltre 90 nazioni, 350 città e oltre 1,000 operatori economici.

Il report descrive lo stato del flusso di materia a livello globale, sulla base di un impianto metodologico molto interessante, e in parte diverso da quello utilizzato da Eurostat per i suoi Circular economy index.

Il modello usato distingue flussi diversi:

  1. I flussi di materia potenzialmente circolari (per i quali il materiale di riciclo può sostituire la materia vergine), come minerali metallici e non metallici, quindi per natura non rinnovabili ed alto impatto energetico nel caso di materiale vergine
  2. I flussi di materia rinnovabili (come la biomassa) per cui il materiale riciclato può sostituire la materia vergine, ma comunque si tratta di materiali rinnovabili e carbon neutral
  3. I flussi di combustibili fossili per loro natura lineari (non possono essere riciclati) e ad alto tasso di emissioni serra
  4. I flussi di materia che vengono stoccati in beni e prodotti, per cui il futuro destino è ignoto e potrebbe prendere una strada circolare (in caso di riciclo) o lineare (in caso di smaltimento)circularity sbandati 1

Purtroppo, i dati a scala mondo non sono buoni. In sostanza il consumo di tutti i materiali aumenta di anno in anno, e nonostante i miglioramenti delle attività di riciclo, il tasso complessivo di circolarità diminuisce. Naturalmente si tratta di un dato medio mondiale, al cui interno convivono aree con tassi di efficienza nell’uso dei materiali e tassi di circolarità in miglioramento (i Paesi più ricchi) e aree ad alto tasso di aumento dei materiali usati con tasso di circolarità ancora basso (i Paesi in via di sviluppo). Ma a scala “Pianeta” il dato pubblicato dal Circulary gap report non è positivo. Il grafico qui sotto è chiarissimo.

circularity sbandati 2

Primo dato negativo: la quantità di materiali estratti nel mondo è triplicata negli ultimi 30 anni, raggiungendo la simbolica quota di 100 miliardi di tonnellate. In assenza di azioni di modifica nel 2060, tale cifra vedrà un aumento del 60% rispetto ad oggi.

Secondo dato negativo: il tasso di utilizzo di materie prime seconde (secondary raw materials) è sceso dal 7,2 % al 6,9%, diminuzione dovuta non tanto a un calo del numeratore (quantità di materia prima seconda usata), ma dal costante aumento del denominatore (quantità totale di materia usata nell’economia).

Ma il basso valore percentuale non deve trarre troppo in inganno. Lo stesso rapporto precisa che circoscrivendo l’analisi di minerali metallici e non metallici, tralasciando quindi sia i flussi di biomassa rinnovabile, che i combustibili fossili (non riciclabili), il mondo potrebbe arrivare al massimo ad un target del 25% come indice di circolarità. Occorre quindi più che triplicare l’attuale tasso medio.

C’è poi il mondo della bioecomomia e del consumo di materiali rinnovabili come la biomassa, che pesa sul totale dei materiali utilizzati nell’economia globale per circa il 21,5% del totale. Il 2,2% è biomassa non carbon neutral, ovvero quella parte di biomassa usata che eccede le capacità di rinnovo naturale. Anche se si tratta di materiali prevalentemente carbon neutral, è comunque possibile migliorare la produttività nell’uso di queste risorse e aumentare il tasso di riciclo, se non altro per azzerare quel 2,2 % di surplus. Il fatto che la biomassa sia rinnovabile (così come l’acqua) non comporta necessariamente che il suo utilizzo sia sostenibile, una precisazione molto interessante. Chissà che un domani anche l’acqua non venga considerata nei bilanci di massa globali e locali del flusso di materia.

Veniamo ai combustibili fossili, diminuiti in percentuale sul totale della materia consumata nel mondo negli ultimi decenni, ma aumentati in quantità assoluta, passando da 6,1 miliardi di tonnellate del 1970 ai 15,8 del 2021. Oggi il 13,3% dei materiali usati nell’economia globale è rappresentato da combustibili fossili, utilizzati prevalentemente per produrre energia, in parte per produrre materiali plastici. Se si escludono queste ultime frazioni, il flusso di combustibili fossili può solo essere ridotto, diminuendone l’uso, e non è possibile alcuna forma di riciclo.

Di tutti i materiali usati nell’economia globale, il 38% rappresenta una aggiunta netta di materiale vergine allo stock di oggetti esistenti (edifici, infrastrutture, macchine) composti prevalentemente da minerali non metallici e metallici e piccole quote di biomassa e combustibili fossili. L’accumulo di stock di per sé non ha un contenuto lineare o circolare, dipenderà da come verrà trattato una volta diventato rifiuto. Resta il fatto che una quota rilevante di materiale viene estratto dalla natura per costruire oggetti. Questo fenomeno è in aumento a seguito dei processi di crescita economica e demografica di molti Paesi del mondo, e c’è quindi da aspettarsi che tale dinamica non sia compensata da un aumento dei materiali riciclati, con una estrema difficoltà a migliorare il tasso globale di circolarità.

Nel complesso il mondo sta aumentando la quantità di materiale usato nell’economia, ben al di là di quanto commisurato all’aumento della popolazione. Il consumo di materiali ad abitante infatti è passato da 8,4 tonnellate procapite del 1970 a 12,2 nel 2020. La prospettiva è di un ulteriore aumento da qui al 2060.

Ma intorno a queste medie mondiali, si addensano valori locali molto diversi. Nei Paesi ad alto reddito (un quinto degli abitanti globali) il consumo ad abitante è 6 volte superiore a quello dei paesi a basso reddito (24 tonn/ab/anno contro 4). Il rapporto considera che un livello “sostenibile” di consumo di risorse può essere fissato ad 8 tonnellate/abitante/anno, con la possibilità quindi per i Paesi in via di sviluppo di “limitare” la propria crescita al doppio degli attuali consumi, mentre i Paesi ad altro reddito dovrebbero ridurre di un terzo i propri consumi. Un tema di disuguaglianza globale di difficile soluzione.

circularity sbandati 3

L’uso di materie prime seconde (secondary raw materials) a livello globale è aumentato di poco dal 2018 al 2021, passando da 7,1 miliardi di tonnellate a 7,3.  Un quadro complesso, quello a scala mondo, abituati come siamo ai dati nazionali (come quelli positivi illustrati nel rapporto italiano sull’economia circolare) e ai dati europei.

Andrea Sbandati

Andrea Sbandati è senior advisor di Confservizi Cispel Toscana (l’Associazione regionale delle imprese di servizio pubblico), dopo esserne stato Direttore fino a novembre 2024. È esperto senior nella regolazione economica della gestione dei rifiuti urbani e dei servizi idrici (sistemi tariffari, piani industriali, benchmark), come nella organizzazione dei servizi pubblici locali (acqua, rifiuti, trasporti, energia, altro). Ricercatore senior nel campo della gestione dei rifiuti e dell'acqua, docente in Master di specializzazione nella regolazione economica dei servizi ambientali locali (Sant'Anna, Turin school of regulation). Da venti anni coordinatore ed esperto di progetti di assistenza tecnica e cooperazione internazionale nei servizi pubblici locali (Medio Oriente, Africa, Sud America).