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Italia tropicale. Offensiva record del clima con stress termico mai visto, Italia e Ue a 40 gradi già a giugno con riscaldamento record di mare e atmosfera, ma il clima è fuori dall’agenda

 |  Editoriale

C’è una guerra che stiamo ignobilmente perdendo senza combattere. Resta nelle retrovie tra umori, sudori, malori, sconcerto. Gli echi non arrivano sulle frontiere politiche e di governo che contano, non ci sono lobby e nemmeno talk show con batti e ribatti contro resistenti negazionisti di tradizione antiscientista, antitecnologica, populista. È la guerra del clima, stravinta dalla stabile canicola tropicale che sta stazionando in questo torrido inizio estate che sembra già pieno agosto, sopra la Penisola e sull’Europa, Inghilterra compresa.

Da giorni siamo in un rovente e clamoroso anticipo di ciò che verrà, in un giugno in modalità bollente a 40 gradi tondi, mai registrato prima, con tutti i varchi aperti per l’aumento di notti tropicali e il termometro stabilmente sui 35-40 gradi e anche oltre con alti rischi di decessi da stress termico saliti del 30%. A memoria di umanità, non sono mai stati segnalati - rileva Copernicus Climate Change Service dell’Ue - trend con picchi del genere, con ogni nuovo anno a emergere ormai come il più caldo di tutti. E se il 2025 sta battendo ogni anomalia e ogni record è il bacino del Mediterraneo l’area dove ribolle il riscaldamento climatico, che corre ad una velocità del 20% superiore alla media globale, con la temperatura pre-industriale ormai già superata da range locali di aumento da 1,2 a 3 gradi, e con variabili meteo-climatiche ormai compromesse.

copernicus mediterraneo giugno 25

L’acqua e l’atmosfera annunciano però anche due fenomeni apparentemente contrapposti ma figli della nuova climatologia: siccità prolungate e scarichi di violenti nubifragi con frane e crolli. Siamo in un’inedita ma stabile bolla di calore con la cappa di afa che non molla neanche di notte, ma dell’effetto velenoso dei gas serra che aumenta inesorabilmente i rischi interessa poco o punto. Eppure è l’unica guerra che merita di essere combattuta, senz’armi e riducendo l’invio di gas serra in atmosfera. Ma non c’è clima politico, e il rischio numero uno per noi umani resta tragicamente e clamorosamente sottovalutato.

In questo rovente 2025 presenta il conto il Nostro Mare, il Mediterraneo con aree più calde anche di 5 gradi rispetto alla media degli ultimi trent’anni. E siamo all’addio all’effetto mitigatore del nostro bacino. Tutti i centri di ricerca avevano annunciato rischi di sconquasso atmosferico indicando l’Italia laboratorio di effetti anche potenzialmente devastanti per sempre più alte temperature e sempre meno nubi ma molto più “esplosive”, perché cariche di precipitazioni intense.  Ma oggi risulta chiaro l’innesco: abbiamo perso l’effetto mitigatore del Mediterraneo, quella granitica certezza che dagli anni Sessanta del Novecento trasmetteva agli italiani la trasmissione tv “Che tempo fa”, i cinque minuti prima del Telegiornale delle 20 sull’allora unico canale Rai con la “Previsione del tempo” del giorno dopo. Il mitico colonnello dell’Aeronautica Edmondo Bernacca, primo meteorologo della tivù quando la “meteorologia” era un ramo della scienza militare, spiegava l’evoluzione del tempo aiutato “dall’anticiclone delle Azzorre”, il mitologico fenomeno atmosferico che arrivava puntuale tra la terza e la quarta settimana di giugno, quando l’alta pressione iniziava a scaldare giorni e notti, rendendo le nostre estati le più gradevoli e invidiate, accompagnate dai suoi venti rinfrescanti e da temperature estive intorno ai 30°C al nord e qualcosina in più al centro-sud, ma solo nelle canoniche due settimane più calde dell’anno, tra l’ultima di luglio e la prima di agosto. L’estate italiana aveva una sua regolarità e ufficialmente si concludeva a fine agosto con qualche temporale, ma a settembre inziava il secondo tempo estivo con valori massimi di temperatura tra i 24 e i 28C°, e gli italiani sempre rassicurati non solo dai governi a guida democristiana ma anche dal puntualissimo ritorno dell’anticiclone delle Azzorre che dall'oceano Atlantico settentrionale si piazzava stabilmente sulla Penisola, contrastando e annullando il rovente “anticiclone Africano”.

hotspot mediterraneo giugno 25

Un impareggiabile ruolo di regolatore climatico dell’atmosfera lo aveva il Mediterraneo, che addolciva il clima dell’Italia rendendolo il più invidiabile del mondo perché mitigato dalla massa d’acqua marina con temperatura media superficiale intorno ai 12 gradi, che regalava estati più o meno calde ma ben ventilate, e inverni freddi e piovosi ma con temperature decisamente accettabili. La nostra area marina faceva da confine climatico tra le aree tropicali e quelle delle medie latitudini, e attenuava l’escursione termica con la sua azione termoregolatrice trattenendo calore estivo e rilasciandolo nel periodo invernale.

Quel clima incomparabile è il nostro privilegio ormai messo in discussione. Il Mediterraneo lo abbiamo trasformato in uno dei “laboratori” degli effetti del riscaldamento globale, tra i principali hotspot nel mondo. I livelli di emissioni di gas serra senza limiti, stanno ribaltando la meteorologia italiana. L’anticiclone delle Azzorre resta ormai sempre più sull’Atlantico e l’alta pressione non esercita più il suo effetto-cuscinetto sulla nostra Penisola, favorendo ondate di calore africane che trovano ampi spazi di penetrazione sull’Europa ma avendo come primo bersaglio proprio l’Italia, rendendo il caldo un fenomeno estremizzato, con l’elevato tasso di umidità dell’attraversamento del Mediterraneo che poi viene scaricata a terra con nubifragi da catastrofe.

È un cambio climatico molto rischioso con temperature anche oltre i 10° sopra la media, con città da bollino rosso per picchi di 42-43 gradi non solo al Sud, e non siamo nemmeno ad agosto. Prendiamo atto di essere uno dei punti di maggior fragilità climatica del globo, con la fortuna del mare stabilizzatore del clima trasformata in “propulsore” di catastrofi per calore e energia e umidità accumulata in atmosfera. Problemi da affrontare immediatamente con politiche di difesa, e soprattutto rendendo finalmente operativo il corposo “Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici”, già adottato e frutto di ben 9 anni di studi e aggiornamenti scientifici e tecnici di 6 governi, con oltre 500 misure urgenti. Ma che giace ancora privo di governance e soprattutto di risorse. Forse nel caldo africano conviene farci un pensierino.

caldo piscina

Erasmo D'Angelis

Erasmo D’Angelis, giornalista - Rai Radio3, inviato de il Manifesto e direttore de l’Unità -, divulgatore ambientale e autore di libri, guide e reportage, tra i maggiori esperti di acque, infrastrutture idriche, protezione civile. Già Segretario Generale Autorità di bacino Italia Centrale, coordinatore per i governi Renzi e Gentiloni della Struttura di Missione “italiasicura” contro il dissesto idrogeologico, Sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti del governo Letta, Presidente di Publiacqua e per due legislature consigliere regionale in Toscana. È Presidente della Fondazione Earth Water Agenda, tra i promotori di Earth Technology Expo e della candidatura dell’Italia al World Water Forum.