«Giustizia ambientale»: Leone XIV getta i suoi «semi di pace e di speranza» nel solco tracciato da Francesco. E se il giardino del mondo viene trasformato in deserto per l’avidità dell’uomo, «insieme alla preghiera sono necessarie le azioni concrete»
«Sembra che manchi ancora la consapevolezza che distruggere la natura non colpisce tutti nello stesso modo». Leone XIV torna sul solco tracciato da Papa Francesco, riprende e rilancia la “Laudato si’”, e in un messaggio dal titolo “Semi di Pace e di Speranza” parla di «giustizia ambientale», ricorda come ha fatto il suo predecessore che nei testi biblici non si promuove il dominio dispotico dell’essere umano sul creato, che l’invito presente nella Genesi è anzi quello di «coltivare e custodire», cioè proteggere, il giardino del mondo.
«Giustizia ambientale» è un’espressione carica di senso, che attiene alla sfera sociale, a quella economica, a quella dell’etica e, in ultima analisi, a quella antropologica. Leone XIV la inserisce nel messaggio scritto per la “Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato 2025”, che ricorre il 1° settembre. Cita un passo di Isaia da cui emerge la contrapposizione tra deserto e insicurezza, da una parte, e giardino e giustizia dall’altra («nel deserto prenderà dimora il diritto e la giustizia regnerà nel giardino. Praticare la giustizia darà pace, onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre»). E oggi che le azioni dell’uomo rischiano di trasformare in deserto quelli che erano giardini, oggi che lo sfruttamento selvaggio della natura colpisce soprattutto le persone e i popoli più fragili, il Papa fa sentire la sua voce. «La giustizia e il diritto sembrano rimediare all’inospitalità del deserto. Si tratta di un annuncio di straordinaria attualità. In diverse parti del mondo è ormai evidente che la nostra terra sta cadendo in rovina. Ovunque l’ingiustizia, la violazione del diritto internazionale e dei diritti dei popoli, le diseguaglianze e l’avidità da cui scaturiscono producono deforestazione, inquinamento, perdita di biodiversità. Aumentano in intensità e frequenza fenomeni naturali estremi causati dal cambiamento climatico indotto da attività antropiche, senza considerare gli effetti a medio e lungo termine della devastazione umana ed ecologica portata dai conflitti armati».
Giustizia ambientale, ricorda Leone XIV, vuol dire rispetto per la natura e per i popoli. Perché oggi, dice richiamando tra l’altro la «sofferenza delle comunità indigene», manca appunto «la consapevolezza che distruggere la natura non colpisce tutti nello stesso modo», perché «calpestare la giustizia e la pace significa colpire maggiormente i più poveri, gli emarginati, gli esclusi». E non basta, aggiunge: «La natura stessa talvolta diventa strumento di scambio, un bene da negoziare per ottenere vantaggi economici o politici. In queste dinamiche, il creato viene trasformato in un campo di battaglia per il controllo delle risorse vitali, come testimoniano le zone agricole e le foreste divenute pericolose a causa delle mine, la politica della “terra bruciata”, i conflitti che scoppiano attorno alle fonti d’acqua, la distribuzione iniqua delle materie prime, penalizzando le popolazioni più deboli e minando la stessa stabilità sociale».
L’appello è ad agire, perché «insieme alla preghiera, sono necessarie la volontà e le azioni concrete». Perché, ripete in un altro passaggio, «è ormai davvero il tempo di far seguire alle parole i fatti»: «La giustizia ambientale – implicitamente annunciata dai profeti – non può più essere considerata un concetto astratto o un obiettivo lontano. Essa rappresenta una necessità urgente, che va oltre la semplice tutela dell’ambiente. Si tratta, in realtà, di una questione di giustizia sociale, economica e antropologica. Per i credenti, in più, è un’esigenza teologica, che per i cristiani ha il volto di Gesù Cristo, nel quale tutto è stato creato e redento. In un mondo dove i più fragili sono i primi a subire gli effetti devastanti del cambiamento climatico, della deforestazione, e dell’inquinamento, la cura del creato diventa una questione di fede e di umanità».
È stata diffusa ieri l’indiscrezione che Leone XIV potrebbe partecipare alla Cop30 di Belém in programma per novembre. Gli ultimi vertici delle Nazioni Unite, compresa la Cop29 di Baku, non hanno dato gran bei frutti. La presenza del Papa e un suo formale intervento per la «giustizia ambientale» al prossimo incontro potrebbero cambiare qualcosa? Lo scopriremo. Intanto, un primo seme il successore di Francesco lo ha gettato con questo messaggio per la Giornata per la cura del creato. In cui tra l’altro si legge: «Ci vogliono talvolta anni prima che l’albero dia i suoi primi frutti, anni che coinvolgono un intero ecosistema nella continuità, nella fedeltà, nella collaborazione e nell’amore, soprattutto se quest’amore diventa specchio dell’Amore oblativo di Dio».