Abbassare la febbre delle città. Come possiamo difendere i nostri quartieri dalle ondate di calore
La neonata Commissione paneuropea su clima e salute promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità ha inviato quest’estate una lettera aperta ai Governi e alle autorità sanitarie dei 53 Stati membri della regione europea dell’Oms: a livello globale, tra il 2000 e il 2019 si sono verificati circa 489.000 decessi correlati al caldo ogni anno, con la regione europea dell’Oms che ne ha visti il 36%, ovvero, in media, oltre 175.000 ogni anno (che scendono a 50mila l’anno nei 35 Paesi più specificamente “europei”, nel biennio 2022-23).
I commissari parlano ormai apertamente di una «crescente crisi sanitaria causata dagli eventi meteorologici estremi in tutta Europa e Asia centrale. Non si tratta più di una minaccia lontana o di un fastidio stagionale. È un’emergenza sanitaria pubblica che si sta manifestando in tempo reale. La Regione europea sta vivendo ondate di calore da record, sempre più frequenti, intense e letali. Questi eventi non sono semplicemente un disagio – sono killer silenziosi. Il loro tributo spesso è nascosto nei registri di morte sotto forma di ictus, infarti o insufficienze respiratorie. Ma la causa è chiara. Gli anziani, le persone con disabilità e chi vive in abitazioni di scarsa qualità sono particolarmente a rischio. Lo sono anche le donne in gravidanza, i bambini piccoli e i lavoratori all’aperto esposti a temperature pericolosamente elevate. Gli effetti non sono solo immediati: si propagano nelle vite e nei mezzi di sussistenza, danneggiando la salute mentale e il benessere, riducendo la produttività, compromettendo i raccolti, aumentando le bollette energetiche e mettendo sotto pressione le infrastrutture vitali». Come reagire?
In primo luogo, occorre riconoscere che le ondate di calore sono un fenomeno che si sta accentuando nelle nostre città: a Roma, abbiamo affidato a CMCC di realizzare il primo monitoraggio climatico che abbiamo presentato il 25 giugno, da cui si evidenzia come si sono intensificate negli ultimi decenni, con tutti gli indicatori del caldo che evidenziano dati in forte crescita negli ultimi tre anni rispetto al periodo 1990-2020. L’impatto sulla salute dei cittadini di temperature che rimangono molto elevate per più giorni è rilevante, in particolare nelle ore notturne, quando il calore viene restituito da asfalto ed edifici, e dipende da come le città e i quartieri sono costruiti. Le termografie satellitari mettono in evidenza come alcuni quartieri realizzati senza spazi verdi, con la maggior parte del terreno impermeabilizzato e privi di alberi ad alto fusto possono avere una differenza, in eccesso, di temperatura anche di 4-5 °C. In Paesi come l’Italia l'attenzione va rivolta soprattutto a quello che è già stato costruito, perché i nuovi interventi sono limitati e le nuove realizzazioni prevedono qualche attenzione in più alla presenza di spazi verdi.
Nei quartieri più caldi delle nostre città dobbiamo prevedere la somma di più interventi. Innanzitutto, occorre eliminare il più possibile la presenza di asfalto, perché assorbe calore di giorno e raggiunge temperature anche di 60-70 °C, per poi restituire il calore di notte vanificando il fresco delle ore notturne. Poi dobbiamo ombreggiare il più possibile piantando alberi ad alto fusto e usando elementi artificiali come le tende impiegate nei centri storici delle città spagnole. E sarà importante tornare imparare a sfruttare i colori più chiari e riflettenti ma anche l'acqua: gli schizzi delle fontane, la nebulizzazione o specchi d’acqua posti in direzione dei venti alleviano infatti l'impatto del caldo.
L'insieme di queste cose, se progettato bene, può davvero ridurre la temperatura percepita in uno spazio pubblico fino a renderlo vivibile anche nelle giornate più calde. Occorre usare con attenzione l'aria condizionata, ma quando le temperature crescono in modo rilevante e con alti tassi di umidità non è possibile farne a meno, in particolare negli ambienti di lavoro e per le persone più anziane e fragili. E non è corretto attribuire ad essa un ruolo determinante rispetto al caldo in città: questo avviene quando più impianti buttano fuori calore in uno spazio stretto, come un cortile su cui magari si affacciano finestre di abitazioni, ma tutto sta nell’installare ed usare gli impianti con intelligenza. Quello che bisogna fare è progettare edifici a emissioni zero che pongano attenzione ai microclimi locali, ben isolati e con impianti efficienti, come sono oggi le pompe di calore geotermiche che hanno consumi bassissimi e quindi emettono anche meno calore.