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Clima, la guerra dimenticata miete ancora vittime. Quest’estate in Europa sono 16.500 i morti da ondate di calore, Roma la città più colpita

 |  Editoriale

La guerra è ormai il nuovo, grande spauracchio con cui la cronaca italiana ed europea è chiamata continuamente a confrontarsi. Ma se è certamente vero che occorre migliorare le spese in difesa – a partire da un maggior coordinamento a livello comunitario degli investimenti militari già messi in campo a livello statale, complessivamente ben più ampi rispetto a quelli della Russia di Putin –, nelle priorità della politica occorre riportare in alto l’urgenza della lotta alla crisi climatica, che continua a mietere ogni giorno nuove vittime.

A ricordarlo è un nuovo studio, pubblicato oggi dai ricercatori dell'Imperial College di Londra e della London School of Hygiene & Tropical Medicine, in base al quale temperature estive in tutta Europa e hanno causato 16.500 decessi in più rispetto a un'estate non surriscaldata dalle attività umane. Lo studio, che si è concentrato su 854 città europee (che racchiudono però solo il 30% della popolazione europea), ha rilevato che il cambiamento climatico è responsabile del 68% dei 24.400 decessi stimati per il caldo di quest'estate, grazie a un aumento delle temperature fino a 3,6°C.

Secondo le stime dei ricercatori, i cambiamenti climatici sono all'origine di 4.597 morti per il caldo stimate in Italia, 2.841 in Spagna, 1.477 in Germania, 1.444 in Francia, 1.147 nel Regno Unito, 1.064 in Romania, 808 in Grecia, 552 in Bulgaria e 268 in Croazia. Guardando alle capitali, invece, i cambiamenti climatici hanno causato 835 morti per il caldo a Roma, 630 ad Atene, 409 a Parigi, 387 a Madrid, 360 a Bucarest, 315 a Londra e 140 a Berlino. In particolare, le persone di età pari o superiore a 65 anni hanno rappresentato l'85% dei decessi in eccesso, evidenziando come le estati più calde diventeranno sempre più letali per la popolazione europea che invecchia.

«È un altro promemoria del fatto che il cambiamento climatico non è un problema che possiamo affrontare solo in un momento futuro – spiega Clair Barnes, ricercatrice dell’Imperial College London – Quanto più a lungo i governi impiegheranno ad abbandonare i combustibili fossili e a ridurre le emissioni, tanto più il caldo estivo diventerà mortale, anche con gli sforzi per diventare più resilienti alle temperature estreme».

La maggior parte dei decessi legati al caldo non viene però segnalata. Le persone spesso muoiono a causa di condizioni sottostanti, come problemi cardiaci, respiratori o renali, aggravati dalle alte temperature e il ruolo del caldo è raramente registrato sui certificati di morte. Per stimare il numero di questi decessi e quanti fossero legati ai cambiamenti climatici, lo studio si è concentrato sul caldo da giugno ad agosto. In primo luogo, gli scienziati del clima hanno analizzato le osservazioni meteorologiche e i modelli climatici per capire come il cambiamento climatico abbia influenzato le temperature giornaliere in ogni città. Hanno scoperto che il cambiamento climatico, causato principalmente dalla combustione di combustibili fossili e dalla deforestazione, ha aumentato le temperature di una media di 2,2°C, ma fino a 3,6°C.

Gli epidemiologi hanno quindi utilizzato ricerche pubblicate che predicono le variazioni dei decessi a determinate temperature in 854 città europee. Hanno combinato queste funzioni di rischio di mortalità con gli spostamenti delle temperature giornaliere per stimare i decessi dovuti al caldo di quest'estate e di un'ipotetica estate più fresca che non fosse stata riscaldata di 1,3°C.

«La crisi climatica continua a mietere vittime e si conferma una delle più grandi emergenze del nostro tempo – commenta Federico Spadini della campagna Clima di Greenpeace Italia – Continuare a estrarre e bruciare gas e petrolio, fornire sussidi al settore fossile, promuovere incentivi e finanziamenti per le grandi aziende inquinanti sono le ragioni che ci hanno condotto alla drammatica situazione attuale, in cui la crisi climatica è diventata anche una questione di salute pubblica che non possiamo più ignorare. Per questo dobbiamo invertire al più presto la rotta con una reale e rapida transizione alle fonti rinnovabili. Per mettere un freno alla crisi climatica, che è anche una crisi sociale, sanitaria ed economica, i governi europei non stanno facendo abbastanza per ridurre le emissioni di gas serra e la transizione energetica alle rinnovabili. L’Europa e l’Italia rischiano di arrivare del tutto impreparate e senza impegni ambiziosi alla Cop30 in Brasile. A distanza di dieci anni dallo storico Accordo di Parigi, è arrivato il momento per i leader europei di dimostrare coraggio e impegnarsi una volta per tutte per l’abbandono dei combustibili fossili». 

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.