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Ispra, crescono i rifiuti urbani prodotti in Toscana e la discarica è ancora al 30%

 |  Editoriale

La raccolta differenziata toscana (68,1%) supera il dato nazionale, per un riciclo effettivo pari a circa 53% mentre il recupero energetico si ferma al 7,1%. Si sta chiudendo il gap impiantistico sull’organico, non quello per i rifiuti secchi non riciclabili: ecco perché abbiamo i costi procapite più alti in Italia. In estrema sintesi è quanto emerge dall’ultimo rapporto nazionale Ispra sui rifiuti urbani, incentrando il focus sulla Toscana. Andiamolo a vedere più nel dettaglio.

La produzione di rifiuti urbani in Toscana è leggermente aumentata nel 2024, passando da 2.146 milioni di tonnellate a 2.160, con un incremento di 14 mila tonnellate (+0,7%), un incremento comunque inferiore alla media italiana (+2,3%). A parte le tre regioni che riducono la propria produzione di rifiuti (Marche, Puglia e Basilicata) la Toscana è la Regione in cui i rifiuti urbani crescono di meno.

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Il totale dei rifiuti prodotti nel 2024 è il valore più alto degli ultimi 5 anni, con l’eccezione del 2020 (2.199). Il valore ad abitante è leggermente aumentato in maniera corrispondente: 590 kg/ab/anno contro le 586 del 2023 e le 598 del 2021. Valore superiore alla media nazionale, 508.

La raccolta differenziata si attesta nel 2024 al 68,1%, in aumento rispetto al 2023 (66,6%), aumento di 1,5 punti: la Toscana torna a superare quindi il valore medio nazionale (67,7%). Stabilmente superato quindi il target del 65% fissato al 2012. Il quantitativo di raccolta differenziata è pari in valore assoluto a 1,470 milioni di tonnellate, con un quantitativo di rifiuti indifferenziati pari a 690mila tonnellate.

Molte le provincie con RD superiore al 65%: la migliore è Lucca con il 77,7%, segue Prato con 71,1, Firenze con il 70,4%. Inferiori al 65% ancora Pistoia, Grosseto, Arezzo e Livorno. Massa

Carrara fa retromarcia passando dal 69,5% al 68,6%. Cala leggermente anche Pisa. Siena supera per la prima volta il 65% mentre Arezzo e Grosseto migliorano ma restano sotto il target. Due ATO su tre superano il target.

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Bene la provincia del capoluogo Firenze, che si colloca fra le migliori 4 città metropolitane.

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Colpisce d’altro canto che nel 2024 l’Emilia Romagna si collochi al primo posto della classifica delle regioni per tasso di raccolta differenziata (78,9%). Una regione per molti aspetti simile alla Toscana, che raggiunge un target di oltre 10 punti superiori. Una sfida quindi e un benchmark da tenere presenti.

Analizzando le singole frazioni, la Toscana presenta ottimi livelli di RD procapite nella filiera dell’organico (154 kg/ab/anno, contro una media nazionale di 130 e un valore del best performer di 203). Bene i RAEE (7,3 kg/ab/anno, contro una media nazionale di 4,8 e un valore del best performer di 10). Bene anche i tessili (3,5 kg/ab/anno, contro una media nazionale di 9 e un valore del best performer di 4,9). Bene infine le “altre” raccolte (26 kg/ab/anno, contro una media nazionale di 130, la Toscana è il best performer).

Non si dispone di dati di riciclo per regione, ma con una RD leggermente superiore alla media nazionale verosimile pensare che il tasso di riciclo sia intorno al 53/53,5%.

I rifiuti organici raccolti sono pari a 562mila tonnellate. La dotazione di impianti in Toscana è composta da:

a) 12 impianti di compostaggio, autorizzati per 220mila tonnellate, ma usati solo per la metà (110mila tonnellate), 64mila di organico e 46mila di sfalci e potature.

b) 4 impianti integrati anaerobico/aerobico (digestori) per 329mila tonnellate autorizzate e utilizzati per 221mila tonnellate circa (quasi interamente frazione organica e solo 42mila tonnellate di verde). Valore che segna un balzo del 62% sull’anno precedente.

In totale quindi, delle 562mila tonnellate di organico raccolto, sono gestite in impianti toscani 331mila tonnellate. Il flusso avviato in impianti di altre regioni è pari a 210mila tonnellate. La frazione organica viene inviata ad impianti della Lombardia, del Piemonte, Emilia Romagna e Veneto. Un deficit impiantistico che dovrebbe essere superato nel 2025 con l’avvio a regime degli impianti previsti.

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I rifiuti indifferenziati (690mila tonnellate) vengono avviati in Toscana ai 14 impianti intermedi (TMB), autorizzati per 1,4 milioni di tonnellate, ed utilizzati per rifiuti indifferenziati solo per 628mila tonnellate (valore in aumento di 10mila tonnellate sul 2023). Una parte dei rifiuti indifferenziati (51mila tonnellate) viene avviata direttamente ad incenerimento in forma non trattata; una piccola parte di rifiuti indifferenziati (20mila tonnellate) viene avviata in forma non tratta in discarica. La Toscana esporta solo circa 4mila tonnellate di rifiuti indifferenziati in discariche di altre regioni.

Circa 635mila tonnellate di rifiuti toscani finiscono nelle discariche regionali (circa il 30% del totale rifiuti di derivazione urbana prodotti, valore molto distante dall’obiettivo del 10 % al 2035), impianti che importano da altre regioni circa 210mila tonnellate di rifiuti urbani. La Toscana accoglie quindi in tutto nelle sue 9 discariche quasi 845mila tonnellate di rifiuti urbani, valore in leggero aumento sul 2023: è la regione che smaltisce in assoluto più rifiuti urbani di tutte.

In Toscana operano ormai solo 3 impianti di incenerimento che gestiscono 153mila tonnellate di rifiuti urbani (51 mila non trattati e 102mila trattati), in valore pari al 7,1% del totale dei rifiuti urbani prodotti, a cui vanno aggiunte le 6mila tonnellate che vanno all’impianti di coincenerimento di Arezzo. Nel complesso un valore di recupero energetico ampiamente al di sotto non solo della media nazionale (18%) ma anche dei target di recupero energetico attesi (25/35%). Un gap impiantistico per adesso colmato con un consistente (ma temporaneo, per i limiti comunitari) ricorso alla discarica e con l’export di frazione combustibile fuori regione o fuori Italia.

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La Toscana si conferma la regione più cara in Italia per costo ad abitante, con un costo medio di 298 euro (media italiana 214).

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Il costo a tonnellata è pari a 501 euro, contro una media italiana di 418. Sotto questo profilo la Toscana non è la più regione più cara, preceduta da Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia e Liguria.

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Cosa determina questo costo così alto? Il costo della raccolta indifferenziata è pari a 25,8 euro abitante contro una media del nord Italia di 17,5 e una media nazionale di 22,2. Il costo dello smaltimento dell’indifferenziato è pari a 27,8 euro abitante, contro una media del nord Italia di 12,9 e una media nazionale di 25,7. Il costo della raccolta differenziata è pari a 97,6 contro una media del nord Italia di 54 e una media nazionale di 61,8. Il recupero della raccolta differenziata è pari a 34,2, contro una media del nord Italia di 26,8 e una media nazionale di 25,3.

I costi di spazzamento sono pari a 34,3 euro ad abitante contro una media del Nord Italia di 24,3 e una media nazionale di 27,2. I costi comuni sono pari a 37,1 euro ad abitante contro una media del nord Italia di 30,4 e una media nazionale di 29,4. I costi di capitale sono pari a 40,3 contro una media del nord Italia di 20,5 e una media nazionale di 21,9.

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Andrea Sbandati

Andrea Sbandati è senior advisor di Confservizi Cispel Toscana (l’Associazione regionale delle imprese di servizio pubblico), dopo esserne stato Direttore fino a novembre 2024. È esperto senior nella regolazione economica della gestione dei rifiuti urbani e dei servizi idrici (sistemi tariffari, piani industriali, benchmark), come nella organizzazione dei servizi pubblici locali (acqua, rifiuti, trasporti, energia, altro). Ricercatore senior nel campo della gestione dei rifiuti e dell'acqua, docente in Master di specializzazione nella regolazione economica dei servizi ambientali locali (Sant'Anna, Turin school of regulation). Da venti anni coordinatore ed esperto di progetti di assistenza tecnica e cooperazione internazionale nei servizi pubblici locali (Medio Oriente, Africa, Sud America).