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Casa, diritto o mercato? Dopo il nuovo Piano Ue serve un salto di qualità: edilizia sociale e regolazione degli affitti per abbattere i costi in favore di precari, lavoratori, giovani e famiglie della classe media

 |  Editoriale

Il nuovo Piano europeo per l’edilizia abitativa accessibile rappresenta un importante passo avanti nella consapevolezza politica dell’Unione europea: la crisi abitativa non è più considerata una questione locale o marginale, ma un nodo centrale che incide sulla coesione sociale, sulla qualità della vita e sulla transizione ecologica del continente.

Negli ultimi anni, l’aumento dei costi dell’abitare ha colpito in modo trasversale precari, lavoratori, giovani e famiglie della classe media. Di fronte a un fenomeno così diffuso, l’Europa prova ora a dare una risposta, riconoscendo che la casa non è solo un bene economico, ma una condizione essenziale di uguaglianza, salute e sicurezza sociale.

Il Piano contiene elementi positivi: la revisione delle regole sugli aiuti di Stato apre nuove prospettive per il sostegno all’edilizia sociale; il riconoscimento del modello Housing First rafforza le politiche a favore dei senza dimora; e l’attenzione agli affitti brevi nelle città turistiche dimostra una crescente sensibilità verso gli effetti indesiderati della turistificazione e della finanziarizzazione dell’abitare.

Tuttavia, se si vuole davvero affrontare la questione in modo strutturale, serve un salto di qualità. Oggi il nodo centrale è costruire una politica europea dell’abitare che metta al centro non l’efficienza del mercato, ma il diritto alla casa e la sostenibilità delle comunità.

Occorrono regole condivise per la protezione degli inquilini, criteri comuni di accessibilità economica e strumenti vincolanti che garantiscano standard minimi di qualità abitativa e ambientale in tutti gli Stati membri.

Perché il tema dell’abitare è anche un tema ecologico e climatico. L’edilizia residenziale è responsabile di circa il 40% dei consumi energetici europei: intervenire sull’abitare significa anche ridurre emissioni, migliorare l’efficienza, combattere la povertà energetica e promuovere la rigenerazione urbana invece della nuova cementificazione.

Ogni euro investito in edilizia sociale e sostenibile è un investimento nella salute delle persone e nel futuro del pianeta. Per questo, la sfida è orientare il Piano europeo verso un modello abitativo che intrecci giustizia sociale, giustizia climatica e innovazione ecologica.

Resta però un grande tema aperto: la regolazione degli affitti. In molte città europee, i canoni sono ormai fuori controllo, alimentati dalle piattaforme digitali e dalla speculazione immobiliare. Servono strumenti di equilibrio – dai tetti ai canoni alla tassazione delle case sfitte – che aiutino a riportare il mercato verso una logica di utilità sociale.

L’Europa ha oggi l’occasione di definire una nuova direzione. Trasformare la casa da “merce” a bene comune significa investire nella qualità dell’abitare, nella coesione delle comunità locali e in un modello urbano più resiliente e sostenibile.

Per farlo servono politiche coraggiose e coordinate, capaci di coniugare giustizia sociale, efficienza energetica e rigenerazione dei territori. Perché una casa dignitosa e sostenibile non è solo un tetto sopra la testa: è il punto di partenza per costruire un’Europa più giusta, verde e solidale.

Rossella Muroni

Presidente nazionale dell’associazione Nuove Ri-Generazioni è sociologa, esperta nei temi della sostenibilità ambientale e sociale dei territori. Già presidente Nazionale di Legambiente, nel 2018 è stata eletta come indipendente alla Camera dei Deputati ricoprendo il ruolo di vicepresidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici di Montecitorio. Negli ultimi anni si è occupata di rigenerazione urbana, processi di partecipazione, democrazia energetica. Fa parte del Dipartimento Contrattazione Sociale e Benessere dello Spi Cgil. Per l'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) coordina il Gruppo di lavoro sul Goal 11, per città e comunità resilienti.