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La decisione del governo ellenico dopo gli attacchi degli Houthi yemeniti su due navi da carico battenti bandiera liberiana e gestite da società greche

Il Mar Rosso sempre più insicuro: la Grecia preferisce il fai da te per soccorrere le proprie navi colpite

È lecito chiedersi se una singola nazione dell’Ue, per quanto esposta in primo piano ad atti di pirateria, possa e debba in completa autonomia assumere un compito di questa portata, basandosi esclusivamente sul sostegno dell’Associazioni armatoriali di quel paese
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L’autorevole Agenzia Reuters ha rilanciato un fatto assai inusuale e inedito che riguarda la Grecia; infatti, questo Stato membro dell’Unione Europea, che vanta una flotta mercantile di primissima grandezza nel panorama mondiale dello shipping, ha dichiarato di voler inviare in forma stabile una nave di salvataggio nel Mar Rosso con lo scopo di assistere le unità e i relativi equipaggi colpite dagli attacchi degli Houti; la protezione degli equipaggi marittimi e la sicurezza navigazione nel senso più ampio del termine è diventata, quindi, di prioritario interesse per un Paese marittimo come la Grecia. Il ministro dei trasporti ellenico ha preso la decisione dopo i gravissimi attacchi portati a segno da parte degli Houthi yemeniti fatti registrare in questo mese, su due navi da carico battenti bandiera liberiana e gestite da società greche, (motonavi Magic Seas ed Eternity C), affondate in seguito ai gravissimi danni subiti dopo ripetuti attacchi delle milizie houti, affondando entrambe al largo delle coste yemenite.

Per queste ragioni, il governo greco per il tramite del ministro ai trasporti Vassilis Kikilias ha deciso di rischierare in Mar Rosso la nave di salvataggio “Giant” con un equipaggio di 14 marinai greci, dispone di quattro motori con potenza complessiva di 16.000 cavalli e può navigare nelle condizioni meteorologiche più avverse.

Potrà, inoltre, partecipare alle operazioni di ricerca e salvataggio e alloggiare fino a 40 persone; inoltre, è dotata di attrezzature adatte a combattere e contenere l'inquinamento marino oltre a disporre di considerevoli capacità antincendio.

Questa unità è stata messa a disposizione dall'Associazione ellenica dei proprietari di rimorchiatori, che hanno dichiarato: «Sosterrà, proteggerà e assisterà le navi di proprietà greca e i marittimi greci».

Ricordiamo che i membri dell'equipaggio delle due unità affondate furono raccolti e salvati da un mercantile di passaggio e che l’equipaggio della M/n “Eternity C” dovette abbandonare la nave.

Dieci membri dell’equipaggio della già menzionata nave furono tratti in salvo ma, si teme, che altri cinque persone siano morte e che gli Houthi abbiano altri 10 membri dell'equipaggio e nelle loro mani.

Certamente, l’invio e la permanenza nell’area del Mar Rosso (non sappiamo dove il governo greco intende rischierare l’unità in parola) potrà allargare l’ombrello di protezione sia in chiave di SAR (Search and Rescue), sia di marine pollution; tuttavia, è lecito chiedersi se una singola nazione dell’Ue, per quanto esposta in primo piano ad atti di pirateria, possa e debba in completa autonomia assumere un compito di questa portata, basandosi esclusivamente sul sostegno dell’Associazioni armatoriali di quel paese.

Ha davvero senso sentirsi parte di un’Unione europea che non riesce a gestire importanti aspetti che riguardano la sicurezza e la salvaguardia delle navi mercantili, non solo comunitarie, che transitano in quell’area martoriato di mare?

Ci piace ricordare che l’Ue dispone di una propria agenzia (EMSA) che, tra gli altri rilevanti compiti, assume in sé anche quello della salvaguardia della vita umana in mare, oltre a quello del contrasto dell’antinquinamento marino.

Appare assai curioso che la Grecia assuma su di sé, in solitaria corsa, il compito di presidiare e garantire la sicurezza dei mari - sì alle loro navi ma giocoforza in caso di necessità interverrebbero per soccorrere tutte le navi colpite e questo a prescindere della loro bandiera -, specie nei tratti interessati dai transiti internazionali di maggior interesse come, appunto, è da considerare tutta l’area del Mar Rosso ed assistere al silenzio di tutti gli altri Stati comunitari e al disinteresse dell’IMO, che pur potrebbe svolgere un ruolo catalizzatore nell’indirizzare sforzi comuni per arginare il fenomeno che, ricordiamolo, ha effetti negativi non solo sulla vita umana in mare ma anche sugli ecosistemi marini.

Aurelio Caligiore, Ammiraglio Ispettore del Corpo della Guardia Costiera

Da oltre trent’anni Ufficiale della Marina Militare del Corpo della Guardia Costiera, l’Ammiraglio Ispettore Aurelio Caligiore è da sempre impegnato in attività legate alla tutela dell’ambiente. Nell’ultimo decennio è stato Capo del Reparto ambientale marino delle Capitanerie di Porto (RAM) presso il ministero dell’Ambiente. Attualmente è Commissario presso la Commissione Pnrr-Pniec del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase).