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Il costo della carne? Almeno 47 miliardi di dollari che si potrebbero risparmiare in spese sanitarie

La questione è al centro di uno studio realizzato dal team di ricercatori internazionali Zero Carbon Analytics. Solo tra i principali Paesi consumatori di questo alimento, «ridurre del 30% il carico di malattie causate dal consumo di carne lavorata potrebbe liberare 21 miliardi di dollari all’anno nella spesa sanitaria negli Usa, 2,2 miliardi di dollari in Germania, 1,4 miliardi di dollari nel Regno Unito e poco meno di 1 miliardo di dollari in Francia»
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Qual è il costo della carne rossa e di quella lavorata? In Italia, mediamente, 10, 15, 20, 40 euro al kilo, a seconda del taglio o del salume confezionato? No, di più. Tra i 60 e i 90 se parliamo di una bistecca di pregiata Chianina? No, molto di più. Il costo, nei principali Paesi consumatori di carne rossa, è di circa 47 miliardi di dollari, ovvero circa 40 miliardi di euro. Che è quello che viene pagato per danni causati alla salute dal consumo di carne lavorata. Il calcolo è stato effettuato dal team di ricercatori internazionali Zero Carbon Analytics. Il loro lavoro è stato ora pubblicato e mostra anche nel dettaglio quanto ogni singolo Stato potrebbe risparmiare in spese sanitarie se venisse limitato anche solo in parte il consumo di questo alimento: «Ridurre del 30% il carico di malattie causate dal consumo di carne lavorata potrebbe liberare 21 miliardi di dollari all’anno nella spesa sanitaria negli Stati Uniti, 2,2 miliardi di dollari in Germania, 1,4 miliardi di dollari nel Regno Unito e poco meno di 1 miliardo di dollari in Francia. Ciò è sufficiente a coprire gli stipendi annuali di oltre 247.000 infermieri negli Stati Uniti, 31.000 infermieri nel Regno Unito, 36.500 infermieri in Germania e 21.000 infermieri in Francia. Anche un modesto cambiamento nella dieta potrebbe ridurre il carico di malattia causato dalla carne lavorata. Per il Regno Unito, stimiamo che una riduzione del 30% del carico di malattia causato dalla carne lavorata equivalga all’incirca a due salsicce in meno a persona a settimana. Uno studio del 2024 condotto negli Stati Uniti stima che se gli adulti mangiassero sei fette di pancetta in meno a settimana, ci sarebbero 350.000 casi in meno di diabete di tipo 2, 92.500 casi in meno di malattie cardiovascolari e oltre 53.000 casi in meno di cancro del colon-retto in un periodo di 10 anni».

I ricercatori citano diversi studi pubblicati da riviste scientifiche sul rapporto tra carni lavorate e malattie. Scrivono che «numerose prove collegano direttamente il consumo di carne rossa e lavorata a un aumento del rischio di malattie croniche, tra cui diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e cancro. Solo nel 2021, il consumo di carne lavorata è stato responsabile di 295.000 decessi e 10,4 milioni di anni di vita sana persi a livello globale, mentre la carne rossa ha causato 334.000 decessi e 9,63 milioni di anni di vita sana persi». Sottolineano anche che nonostante le prove sempre più consolidate dei rischi cronici per la salute il consumo globale di carne è cresciuto costantemente negli ultimi anni, con un aumento del consumo di carne pari a quasi il 20% nel 2022 rispetto al 2002. Scrivono che cambiando abitudini alimentari si potrebbero risparmiare nei principali Paesi consumatori di carne rossa e carne lavorata (Usa, Germania, Francia, Regno Unito, Canada, Australia, Svizzera, Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo) almeno 47 miliardi di dollari in spese sanitarie ma la cifra complessiva del costo inerente al consumo di carni lavorate è ben maggiore. Si legge nello studio: «Oltre alla perdita di vite umane e anni di benessere, il peso delle malattie prevenibili causate dal consumo di carne rappresenta un notevole onere economico per le società. Si stima che i costi sanitari legati al consumo di carne rossa e lavorata abbiano raggiunto i 285 miliardi di dollari a livello globale nel 2020. Questa pressione sui bilanci sanitari nazionali si verifica in un periodo di rallentamento economico globale: sono stati segnalati cali nella spesa sanitaria pubblica in tutte le fasce di reddito dei Paesi».

I ricercatori hanno rilevato che i paesi ricchi dell'Asia, dell'Europa, del Nord America e dell'Oceania consumano elevate quantità di carne rossa e lavorata e, di conseguenza, devono affrontare un notevole carico di malattie, nonostante dispongano di sistemi sanitari ben attrezzati. «I paesi europei, in particolare, devono affrontare un tasso significativo di mortalità prematura e anni di vita trascorsi con condizioni croniche e invalidanti, soprattutto a causa del consumo di carne lavorata. Questi paesi offrono grandi opportunità per introdurre misure di prevenzione primaria, come la riduzione del consumo di carne, al fine di diminuire il carico di malattie e risparmiare sui costi relativi al trattamento e alla gestione delle malattie. Alcuni paesi in Europa (Danimarca, Germania, Norvegia, Svizzera e altri), Oceania (Australia e Nuova Zelanda) e Asia (Giappone, Singapore e Corea del Sud) ottengono risultati migliori in termini di salute nonostante un consumo di carne simile o superiore a quello dei loro omologhi. Tuttavia, questa performance superiore ha un costo notevole: questi paesi spendono fino a 99.000 dollari per ogni anno di vita sana preservato grazie ai loro sistemi sanitari. Dare priorità alla prevenzione riducendo il consumo di carne rossa e lavorata potrebbe consentire di ottenere risultati sanitari comparabili o migliori a costi molto inferiori, liberando risorse per altre priorità sanitarie».

 

Redazione Greenreport

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