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La risposta del presidente Usa ai cortei. «Sono una barzelletta. Io non sono un re, mi faccio il culo per lavorare»

“No Kings”: in America milioni in piazza contro Trump, mentre tycoon e Meloni si scambiano complimenti

Imponenti manifestazioni si sono svolte in tutti i 50 Stati Usa per dire «non abbiamo re e il potere appartiene al popolo». Critiche alle politiche pro-ultra ricchi, ai tagli ai servizi essenziali, ai militari per le strade. Intanto, la nostra premier elogia il tycoon, il quale ricambia con messaggi di apprezzamento: «Meloni sfida l’Ue e cerca di ottenere un accordo commerciale diretto con Trump. Ben fatto, mossa brillante».
 |  Approfondimenti

A giugno quasi cinque milioni di americani erano scesi pacificamente in piazza sotto lo slogan “No Kings” per denunciare gli abusi di potere mostrati dall’amministrazione Trump. Ora che il presidente Usa sta raddoppiando la posta in gioco, inviando agenti militarizzati tra le strade delle comunità che manifestano contro le politiche della Casa Bianca, questo fine settimana i cortei per le città americane sono state ancora più imponenti perché, hanno spiegato gli attivisti del movimento “No Kings”, «non si tratta solo di politica, è la democrazia contro la dittatura e, insieme, stiamo scegliendo la democrazia».

I numeri sono imponenti: sabato più di 7 milioni di persone si sono mobilitate in oltre 2.700 eventi in tutti i 50 stati, a Washington ma anche in città fuori dagli Stati Uniti per dire: «L’America non ha re e il potere appartiene al popolo». È stato il “No Kings Day of Peaceful Action” che, spiegano gli attivisti, «è stata 14 volte più grande di entrambe le inaugurazioni presidenziali di Trump messe insieme, segnando un momento storico di unità e resistenza. Dalle comunità rurali ai grandi centri metropolitani, il messaggio era chiaro: l’America non sarà governata dalla paura, dalla forza o dalla presa di potere di un solo uomo».

Alla base delle proteste le politiche che stanno facendo confluire sempre più milioni di dollari nelle tasche dei miliardari e che stanno invece colpendo le fasce della popolazione più disagiate, i tagli ai servizi essenziali, ai fondi per l’istruzione e la tutela dell’ambiente. Molto contestate anche le misure sull’immigrazione e i fermi effettuati da agenti dell’Immigration and customs enforcement.

I manifestanti hanno sfilato mostrando cartelli con su scritto “No Kings, No Tyrants”, riempiendo Pennsylvania Avenue, vicino al palazzo del Campidoglio, sfoggiando costumi che irridevano alle pose da monarca – sia fisiche che amministrative – sfoggiate da Trump. A Times Square, a New York, i manifestanti hanno sfilato con cartelli recanti scritte quali «Resistete ai fascisti traditori» e «Niente corone, niente re», ma sono state centinaia e centinaia le città invase dalla folla colorata.

Trump ha risposto attraverso un’intervista a Fox news definendo la mobilitazione di milioni di persone «una barzelletta» e dicendo «non sono un re, mi faccio il culo per lavorare».

E mentre le manifestazioni pacifiche invadevano le città statunitensi e non solo, mentre le immagini delle proteste facevano il giro del mondo, l’Italia si è fatta notare per le parole di apprezzamento per la Casa Bianca e di ringraziamento per Trump da parte della nostra premier Giorgia Meloni, che ha anche approfittato del galà statunitense per i per i 50 anni della National Italian American Foundation a Washington per inviare un videomessaggio contro «la cultura woke», accusata di «cancellare la storia fondamentale degli italoamericani e di negare il loro posto speciale in questa nazione». La premier si riferiva al Columbus Day, la festa che celebra l’esploratore italiano e che, negli ultimi anni, è diventata controversa perché considerata una celebrazione irrispettosa nei confronti dei nativi americani. «Il Columbus Day è qui per restare», ha dichiarato la presidente del Consiglio ringraziando Donald Trump per aver ripristinato qualche giorno fa la celebrazione.

Il presidente americano ha poi ricambiato sul suo social Truth ripostando il video del tormentone «Io sono Giorgia» e altre parole di apprezzamento. «Giorgia Meloni sfida l’Ue e cerca di ottenere un accordo commerciale diretto con Trump - ha scritto - Ben fatto Meloni. È una mossa brillante». Un accordo diretto tra un singolo Paese Ue e gli Usa. Proprio quello che i vertici comunitari, quando è cominciata l’offensiva commerciale da parte del tycoon, avevano raccomandato di non fare.

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.