Skip to main content

Lo spiegano su Nature ricercatori delle Università di Milano-Bicocca e Harvard

Ecco come il riscaldamento globale può alimentare eventi di freddo estremo

Un esempio recente? A cavallo di Capodanno 2021 c’è stato un riscaldamento stratosferico in Artico particolarmente intenso (circa 50°C), e dopo nel sud Europa sono arrivati neve e freddo
 |  Crisi climatica e adattamento

Il riscaldamento globale continua ad avanzare, tanto che il 2020 è stato l’anno più caldo registrato in Europa e a livello globale – a pari merito col 2016 –, eppure l’inizio del 2021 si è aperto con -25 °C alle porte di Madrid e nevicate che in Toscana non si vedevano da mezzo secolo. Come stanno insieme gli episodi di freddo estremo con il global warming?

A spiegarlo, oltre ad individuare per la prima volta una condizione anticipatrice di queste anomalie, è lo studio Decoupling of the Arctic Oscillation and North Atlantic Oscillation in a warmer climate pubblicato su Nature climate change da un team di ricercatori delle Università di Milano-Bicocca e Harvard.

Giova innanzitutto ricordare la differenza tra meteo e clima: la parola ”meteo” indica la previsione e l’osservazione dei fenomeni atmosferici nel brevissimo termine, su un’area geografica ristretta. La climatologia è invece  la sorella maggiore della meteorologia, a grande scala spaziale e temporale, e nasce dai dati meteorologici raccolti e valutati su un periodo di almeno trent’anni. Com’è evidente, però, le condizioni climatiche influenzano quelle meteorologiche. Ed è proprio da queste interazioni che possono nascere eventi di freddo estremo in un’era di riscaldamento globale.

Come spiegano dall’Università di Milano-Bicocca, le condizioni meteorologiche invernali alle medie latitudini – come le nostre – sono fortemente influenzate dal cosiddetto vortice polare, una circolazione atmosferica che intrappola l’aria fredda dell’Artico alle alte latitudini e le impedisce di raggiungere altre zone del globo. In media una volta ogni due anni, il vortice polare si indebolisce e permette all’aria gelida di raggiungere le medie latitudini: si pensi ad esempio l’abbondante nevicata a Roma del 2018 e il febbraio 2012 in cui la temperatura in pianura Padana scese sotto i -20°C e la laguna Veneta ghiacciò.

«L’indebolimento del vortice polare – aggiungono dall’Ateneo milanese – viene innescato dal rapido riscaldamento dell’aria a 30 chilometri di quota, in stratosfera, e provoca un’anomalia dei venti. Nel giro di un paio di settimane le condizioni atmosferiche in superficie cominciano a risentire degli effetti dei venti anomali, favorendo l’incursione dell’aria polare nelle medie latitudini. Tale fenomeno è estremamente di attualità: infatti, un riscaldamento stratosferico in Artico particolarmente intenso (circa 50°C) è avvenuto proprio a cavallo del Capodanno 2021, con possibili conseguenze di instabilità meteorologica in Europa e/o Nord America nelle settimane successive, in parte già manifestatesi con l’eccezionale ondata di neve e freddo in corso in Spagna».

È già noto che le temperature anomale in stratosfera sono influenzate da diversi eventi climatici, come ad esempio la fusione del ghiaccio Artico e le piogge tropicali intense, ma le attuali conoscenze non permettono di fare previsioni accurate sul loro accadere. Nello studio curato da Mostafa Hamouda e Claudia Pasquero dell’Università di Milano-Bicocca insieme a Eli Tziperman dell’Università di Harvard, invece, viene evidenziata «una condizione anticipatrice delle anomalie stratosferiche che non era mai stata riconosciuta prima. Si tratta della temperatura superficiale dell’Oceano Pacifico settentrionale: acque particolarmente calde riscaldano la fredda aria che giunge dalla Siberia favorendone la risalita ed arrivando a modificare le condizioni stratosferiche».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.