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Pompe di calore contro la povertà energetica: il ruolo del Fondo sociale per il clima e il caso Italia

Investendo solo un terzo del Fondo, l'Ue potrebbe sovvenzionare fino a 20 milioni di questi dispositivi in tutta l’eurozona entro il 2032. Paesi come Germania, Francia e Polonia potrebbero usare la loro parte per fornire una macchina termica a ogni famiglia in difficoltà. Per andare incontro ai più vulnerabili, il nostro Paese dovrebbe invece attingere anche alle entrate Ets2
 |  Crisi climatica e adattamento

Il Fondo sociale per il clima dell'Ue potrebbe giocare un ruolo fondamentale per la transizione green del settore riscaldamento dell'Europa, non solo accelerando il lancio di tecnologie prive di fossili come le pompe di calore e i sistemi solari termici, ma venendo in aiuto a migliaia di famiglie che faticano a pagare le bollette. Commissionato dall'Ufficio europeo per l'ambiente (European environmental bureau - Eeb) e condotto da Lcp Delta, un nuovo studio rileva che con un solo terzo del Fondo si potrebbero pagare oltre 20 milioni di pompe di calore. E Paesi come Germania, Francia e Polonia potrebbero usare la loro parte per fornirne uno a ogni famiglia che si trova in uno stato di povertà energetica.

Tuttavia, presa in esame l'Ue nel suo complesso, dallo studio emerge che questo finanziamento coprirebbe solo il 65% di tutte le famiglie in questo stato, indicando la necessità di attingere a entrate ETS2 più ampie. Lo studio stima che se gli Stati membri combinassero un terzo del Fondo sociale per il clima con un terzo dei ricavi dell'ETS2 - che dovrebbero superare i 260 miliardi di euro - potrebbero distribuire 100 milioni di pompe di calore in tutta l'Ue. Ciò non solo proteggerebbe le famiglie dagli shock dei prezzi dei combustibili fossili, ma aiuterebbe anche l'Unione europea a raggiungere i suoi obiettivi climatici per il riscaldamento e il raffreddamento degli ambienti.

Lo studio evidenzia anche significative disparità tra gli Stati membri. Paesi come Francia, Polonia, Portogallo e Germania, come si è detto, potrebbero già sostenere tutte le famiglie in difficoltà utilizzando un terzo dei fondi grazie ai programmi di sostegno esistenti. Altri Paesi come l’Italia ma anche il Belgio e la Repubblica Ceca dovrebbero invece attingere a ulteriori risorse ETS2 per colmare il divario o migliorare le politiche di sostegno nazionali per raggiungere gli stessi obiettivi. Ancora più difficile è la situazione in altri Stati. Romania, Bulgaria, Grecia ed Estonia, in base ai calcoli effettuati dall’Eeb, avfrebbero difficoltà a raggiungere tutte le famiglie in situazione di povertà energetica, anche qualora si combinassero entrambi i flussi di finanziamento. I principali ostacoli sono: deboli quadri di sostegno nazionali, tasse elevate sull'elettricità e incentivi limitati per il riscaldamento pulito. Queste differenze riflettono le disparità in ambito comunitario per quel che riguarda le caratteristiche degli edifici, la tassazione dell'energia e i programmi di sostegno nazionale. In alcuni Paesi, i prestiti sovvenzionati possono essere sufficienti, mentre in altri le sovvenzioni statali sono essenziali per consentire alle famiglie di effettuare la transizione.

Con i piani climatici sociali nazionali in scadenza entro giugno 2025, gli esperti dell’Eeb stanno esortando i governi a dare la priorità al riscaldamento pulito, in particolare per le famiglie vulnerabili, quando decidono come spendere le risorse. «I numeri non mentono. Il Fondo sociale per il clima potrebbe dare il colpo di grazia alla nostra dipendenza dal gas di Putin», ha dichiarato Davide Sabbadin, vice responsabile delle politiche per il clima e l'energia dell'Eeb. «Uno dei principali ostacoli alle pompe di calore è il loro costo iniziale. Il nuovo prezzo del carbonio cambierà questa situazione: scoraggerà l'uso del gas e genererà entrate per sostenere il passaggio al riscaldamento pulito. Questi risultati dimostrano che riciclando parte dei proventi del carbonio in un mix di sovvenzioni e prestiti a tasso zero, i Paesi dell'Ue possono sostenere le famiglie meno abbienti nell'abbandonare il riscaldamento fossile».

Redazione Greenreport

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