A Bonn il vertice preparatorio della Cop30 si chiude tra risultati modesti e impegni che andranno verificati a Belém
I rappresentanti di oltre 190 Paesi si sono incontrati a Bonn per i negoziati tecnici in preparazione della COP di Belém di novembre. Per undici giorni, dal 16 giugno fino a ieri, hanno discusso nell’ambito della 62ª conferenza intermedia sul clima delle Nazioni Unite (SB62). Giorni che portano a un’unica conclusione, evidenziata dal segretario esecutivo delle Nazioni Unite per il cambiamento climatico Simon Stiell: «Dobbiamo andare oltre il punto in cui siamo arrivati, più velocemente e in modo più equo. Mi congratulo per il duro lavoro che ha dato i suoi frutti negli ultimi giorni, anche per quanto riguarda il Programma di lavoro per la transizione giusta, Gender, NAPs, Trasparenza e il dialogo con gli EAU. In altre aree abbiamo faticato». E poi: «Non voglio indorare la pillola: abbiamo ancora molto da fare prima di incontrarci di nuovo a Belém. C'è ancora molto lavoro da fare per mantenere in vita l'1,5 (limite di aumento della temperatura media globale in gradi centigradi, ndr) come richiesto dalla scienza. Dobbiamo trovare un modo per arrivare prima alle decisioni difficili. Avremo bisogno di negoziatori che siedano insieme tra le sessioni per trovare un terreno comune».
Il problema, come segnala il think tank ECCO, è che i risultati di questi negoziati intermedi di Bonn appaiono «modesti». A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, però, va anche segnalato che nonostante siamo in presenza di un complesso panorama geopolitico e nonostante l’assenza ai lavori della delegazione statunitense, questo vertice ha mandato un importante: la cooperazione multilaterale sul clima è ancora centrale.
Spiega Alexandra Scott, esperta senior diplomazia dlimatica di ECCO: «La tenacia dimostrata dai negoziatori a Bonn mostra che i Paesi reputano ancora importante il processo diplomatico sul clima, anche quando i margini di compromesso sembrano ridotti. In vista della COP30 serve una leadership capace di offrire visione, indirizzo e azione. Il Brasile – e altri sostenitori dell’azione climatica come l’Europa – hanno la possibilità di alzare il livello di ambizione alla COP30 e di ottenere risultati concreti per mantenere l’obiettivo di 1,5°C a portata di mano».
Sebbene a Bonn siano stati registrati solo limitati progressi concreti su temi critici come i finanziamenti per il clima e l’aggiornamento dei contributi determinati a livello nazionale (Ndc) – con solo una manciata di nuovi Ndc presentati – all’incontro è emerso chiaramente che il mondo si aspetta di più dal cammino verso la COP30 di Belém.
Come sottolinea il think tank italiano sul clima, il Brasile in qualità di presidenza della COP30, ha contribuito a far progredire alcune questioni procedurali che si erano arenate alla COP29, dando prova di un approccio diplomatico aperto e inclusivo. Considerato che le grandi decisioni climatiche sulla trasformazione economica, la pianificazione e la finanza sono ora nelle mani dei Ministri e dei Leader, anziché dei negoziatori, aumenta la pressione affinché il Brasile passi dalla semplice funzione di coordinamento a un ruolo di leadership a livelli politici superiori.
I riflettori si spostano quindi su ministri e leader in incontri quali il Clean Energy Ministerial, l’Africa Climate Summit e le riunioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, affinché possano portare la necessaria volontà politica per raggiungere obiettivi climatici ambiziosi.
La gestione della Presidenza da parte del Brasile, sottolinea il think tank ECCO, dovrà essere in grado di passare dal coordinamento alla leadership, in particolare per quanto riguarda il tema della finanza climatica. La Presidenza dovrà cercare consenso attorno a questioni cruciali:
- saprà incoraggiare i Paesi a promettere nuovi impegni finanziari per l’adattamento? Di quale portata?
- Il coinvolgimento dei Ministri delle Finanze previsto suggerito nella Roadmap per il raggiungimento dei 1.300 miliardi di dollari sarà sufficiente per raggiungere obiettivi concreti?
- L’“agenda d’azione” brasiliana riuscirà a garantire concrete politiche di riduzione delle emissioni da parte di Paesi, città o imprese in settori chiave?
Conclude ECCO: a pochi mesi dalla COP30, un messaggio è riecheggiato in tutta Bonn, ovvero che il processo deve ora lasciare il posto al progresso. I Paesi dovranno arrivare a Belém con obiettivi chiari, non solo con richieste logistiche, e con la determinazione condivisa di aumentare l’azione per il clima.