Clima, l’anno nero dei bambini: un 2025 di disastri estremi e diritti a rischio
Il 2025 si è rivelato un altro anno drammatico per milioni di bambine e bambini nel mondo, travolti da eventi climatici sempre più estremi. Ondate di calore record, inondazioni, cicloni e uragani hanno interrotto l’istruzione, distrutto case e infrastrutture e messo a rischio la salute e la sicurezza dei più piccoli. A lanciare l’allarme è Save the Children, che richiama l’attenzione sull’impatto crescente della crisi climatica sull’infanzia.
Secondo le stime dell’organizzazione, negli ultimi trent’anni circa 136 mila bambini al giorno sono stati colpiti da disastri climatici. Un numero destinato ad aumentare se non verranno adottate misure incisive per contenere il riscaldamento globale. Raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 °C potrebbe evitare a due milioni di minori un’esposizione a siccità estreme senza precedenti.
Uno degli esempi più evidenti arriva dalle Filippine, dove nel solo 2025 si sono abbattuti 23 cicloni tropicali. Il tifone Kalmaegi, che ha colpito il Paese a novembre, ha causato circa 200 vittime, tra cui neonati e bambini, colpendo aree già duramente segnate da un forte terremoto. «Proprio quando sta per iniziare la ricostruzione, arriva un altro disastro che chiude le scuole e sfolla intere comunità», ha spiegato Faisah Ali, responsabile della risposta umanitaria di Save the Children nel Paese.
Nei Caraibi, l’uragano Melissa, il più potente del 2025, ha colpito Haiti e la Repubblica Dominicana con venti violentissimi e piogge torrenziali. Secondo il modello meteorologico IRIS dell’Imperial College di Londra, i cambiamenti climatici hanno reso le precipitazioni legate a Melissa più intense del 16%.
Nel frattempo, in Asia, inondazioni tra le più gravi degli ultimi trent’anni hanno causato centinaia di vittime e costretto alla chiusura delle scuole in diversi Paesi, tra cui Thailandia, Indonesia, Sri Lanka e Pakistan. Decine di migliaia di bambini sono rimasti senza accesso all’istruzione, mentre molte famiglie hanno perso tutto. Nelle aree alluvionate, l’organizzazione umanitaria ha allestito spazi sicuri per consentire ai minori di giocare, studiare e riprendersi dal trauma, oltre a fornire aiuti di prima necessità.
In Africa, il cambiamento climatico colpisce con dinamiche diverse ma altrettanto drammatiche. In Sud Sudan, a febbraio, temperature pericolosamente elevate hanno portato alla chiusura delle scuole a livello nazionale per il secondo anno consecutivo. Una decisione che ha lasciato molti bambini senza protezione, esponendoli a rischi come lavoro minorile, matrimoni precoci e reclutamento nei gruppi armati, e che evidenzia la vulnerabilità di edifici scolastici privi di ventilazione adeguata.
Ancora più allarmante la situazione in Madagascar, dove la combinazione di siccità prolungate e inondazioni causate dai cicloni ha aggravato l’insicurezza alimentare. Secondo un’analisi di Save the Children, nei prossimi mesi i casi di malnutrizione acuta tra i bambini sotto i cinque anni potrebbero aumentare del 54%, anche a causa dei ripetuti shock climatici che stanno compromettendo la produzione agricola.
Questi eventi non sono episodi isolati, ma il segnale di una crisi sistemica che richiede risposte immediate. Proteggere i bambini dagli effetti del cambiamento climatico significa investire nella prevenzione, nell’adattamento e in sistemi educativi e sanitari resilienti. Perché la crisi climatica, oggi più che mai, è anche una crisi dei diritti dell’infanzia.