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Wwf: «È indispensabile un cambio di rotta», stop ai pesticidi più dannosi e spazio all’agroecologia

Ripristinare la natura per salvare le api, e il nostro cibo con loro

Oltre il 75% delle colture alimentari e il 35% dei terreni agricoli globali dipendono dagli impollinatori, ma il 40% rischia l’estinzione. Oggi si celebra la loro Giornata mondiale
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Gli insetti impollinatori non solo contribuiscono direttamente alla sicurezza alimentare, ma sono fondamentali per la conservazione della biodiversità, dato che l'impollinazione è un processo fondamentale per la sopravvivenza dei nostri ecosistemi.

Come sottolinea l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), quasi il 90% delle specie di piante selvatiche da fiore del mondo dipende, interamente o almeno in parte, dall'impollinazione animale, insieme a oltre il 75% delle colture alimentari mondiali e al 35% dei terreni agricoli globali.

Senza di loro, a rischio non c’è solo la biodiversità, ma anche la nostra alimentazione, la salute pubblica e la sicurezza economica. Alcuni alimenti di largo consumo (ad esempio zucche e zucchine, mele, mandorle, pomodori, fragole o cacao) dipendono in larga parte dall’impollinazione animale: è quello che in gergo ambientale si definisce “servizio ecosistemico”, cioè un beneficio che la Natura ci dona gratuitamente.

Oltre 200.000 specie animali sono impollinatori, la maggior parte delle quali selvatiche, tra cui farfalle, uccelli, pipistrelli e oltre 20.000 specie di api, di cui oggi cade la Giornata mondiale. Ma c’è ben poco da festeggiare.

Il nuovo dossier del Wwf Il futuro in un volo d’ape: perché salvare gli impollinatori significa salvare noi stessi documenta che oltre il 40% degli impollinatori invertebrati rischia l’estinzione a livello globale, mentre in Europa, quasi la metà degli insetti impollinatori è in declino e un terzo è minacciato di estinzione.

Si tratta di un danno enorme sotto il profilo ambientale e della salute, ma anche al portafogli, dato che il valore economico dell’impollinazione è molto più elevato di quello derivante dai prodotti diretti dell’apicoltura (es. miele, polline, propoli, ecc.). Valutando una sola colonia di api, si stima una produzione di oltre 1.000 euro in frutti e bacche impollinate, contro i 240 euro ricavati dai prodotti dell’alveare.

Non solo il valore economico che ricaviamo dal servizio delle api, va considerato ancora di più quello, quasi inestimabile, della salute e benessere delle persone. Secondo uno studio pubblicato su Environmental Health Perspectives, la drastica riduzione dell'impollinazione sta già contribuendo a circa 500.000 morti premature all’anno, a causa della diminuzione di frutta, verdura e frutta secca nella dieta. Uno squilibrio nella disponibilità di cibi sani, ricchi di vitamine e micronutrienti, come quelli garantiti dagli impollinatori, può aumentare l’incidenza di malattie croniche come diabete, tumori e patologie cardiovascolari.

Nel 2018 l’Unione europea ha vietato l’uso all’aperto di tre neonicotinoidi – pesticidi noti per i loro effetti devastanti sulle api – ma resta consentito il loro utilizzo nelle serre e in molti Paesi, tra cui l’Italia, sono state concesse deroghe che ne permettono ancora l’impiego. Il recente ritiro da parte della Commissione UE del Regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi (Sur) ha rappresentato un passo indietro tanto nella protezione della biodiversità quanto, come conseguenza, nella tutela del nostro diritto alla salute. 

«La crisi degli impollinatori non è un problema che riguarda solo la Natura, è una crisi che finisce per colpire direttamente noi: la nostra salute, il nostro benessere, la nostra sicurezza alimentare – spiega Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del Wwf Italia – È indispensabile un cambio di rotta decisivo che in primis deve essere definito dalle nostre istituzioni: vietare le sostanze chimiche più dannose, aumentare le superfici agricole dedicate alla conservazione della natura, sostenere l’agricoltura biologica e promuovere l’agroecologia». 

In questo scenario critico, l’approvazione della Nature restoration law da parte dell’Unione europea rappresenta un passo cruciale per invertire la rotta. Questa legge punta a ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’Ue entro il 2030, inclusi gli habitat agricoli essenziali per gli impollinatori. L’articolo 10 del Regolamento impegna tutti gli Stati membri dell’Unione europea a mettere in atto azioni per fermare il declino degli insetti impollinatori (Apoidei, Sirfidi e Lepidotteri) e rende obbligatoria la realizzazione di un monitoraggio costante per verificare lo stato di conservazione delle diverse popolazioni di insetti.

Ora però serve la messa a terra del provvedimento. Per il Wwf, è fondamentale che questa norma venga attuata con ambizione e concretezza, garantendo il recupero ecologico del paesaggio rurale e sostenendo pratiche agricole “nature positive” amiche della biodiversità. Senza interventi strutturali e vincolanti, il declino degli impollinatori continuerà a minacciare il nostro futuro alimentare e ambientale.

Redazione Greenreport

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