L’Onu istituisce la Giornata internazionale della dieta mediterranea, che rischia però di scomparire
L’Assemblea generale dell’Onu ha istituito la Giornata internazionale della dieta mediterranea, che verrà adesso celebrata ogni 16 novembre. La risoluzione dell’Assemblea generale è stata presentata dall’Italia per conto dei i principali paesi sponsor – Armenia, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Libano, Malta, Montenegro, Marocco, Portogallo, San Marino, Spagna e Tunisia – che si sono impegnati a concorrere al conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030, e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) avrà un ruolo guida nel sostenere gli sforzi per celebrare la Giornata internazionale.
Circa dieci anni fa, l’Unesco aveva già riconosciuto la dieta mediterranea come patrimonio culturale immateriale, sottolineandone l’importanza culturale, nutrizionale e sociale. I benefici per la salute della dieta mediterranea sono noti da decenni, grazie alle pionieristiche ricerche di Ancel Keys, che negli anni ‘60 documentò gli effetti positivi contro le cardiopatie (è inoltre correlata alla minore incidenza di diabete, alcune tipologie di cancro e depressione).
Ma di cosa si tratta in realtà? La dieta mediterranea ha molte varianti regionali, ma i medesimi principi fondamentali: esalta l’uso di frutta e verdura fresca e privilegia i cereali integrali, le noci, i legumi e l’olio d'oliva; prevede il consumo moderato di prodotti ittici, pollame, latticini, carne, uova e limita i dolciumi.
Un patrimonio culturale che oggi è a rischio. «Numerose prove – spiega la Fao – dimostrano che questo patrimonio si sta indebolendo a causa della globalizzazione, dell’urbanizzazione e dei nuovi modelli di consumo e stili di vita. Oggi molti paesi del bacino del Mediterraneo si ritrovano ad affrontare tassi di sovrappeso e obesità infantile e adulta superiori alla media».
Del resto il perno della dieta mediterranea - e di molte altre diete territoriali - è «un’istituzione sociale che comprende una serie di competenze, conoscenze, riti, simboli e tradizioni legate alla coltivazione e al raccolto, alla pesca, all’allevamento del bestiame, alla conservazione, alla trasformazione, alla cottura e in particolare alla condivisione e al consumo conviviale dei pasti. È supportata da una sociologia olistica in cui l’ospitalità, il confronto interculturale e gli stili di vita sono basati sul rispetto per la diversità. Il solido ruolo degli ingredienti freschi richiede interazioni più frequenti e su piccola scala, sia informali che di mercato, che legano l’istituzione a filiere di approvvigionamento brevi».
Partendo da questi presupposti, la Giornata internazionale offre l’occasione di incrementare la consapevolezza, gli investimenti e gli interventi per preservare i modelli alimentari sani e le tradizioni sociali e produttive che li rendono possibili e li sostengono.