I Btp green piacciono: emissioni per 47 miliardi in quattro anni, interventi per oltre 11 grazie a quelle del 2024
I Buoni del tesoro verdi piacciono agli investitori, sia a quelli nostrani che agli stranieri. Tanto che non solo, nei quattro anni 2021-2024, sono state effettuate emissioni per complessivi 46,78 miliardi di euro, ma costantemente la domanda ha superato l’offerta, fino ad arrivare al record segnato nel maggio ’24: il titolo con scadenza 30 ottobre 2037 e cedola annua del 4,05% è stato collocato per 9 miliardi di euro, a fronte di un libro di ordini che ha sfiorato gli 84,5 miliardi, ovvero nove volte l’offerta. Non solo. Il denaro derivante da queste operazioni ha consentito, con la quota del solo 2024, di effettuare interventi che hanno portato alla riduzione di emissioni di CO2 per quasi 40 milioni di tonnellate ed effetti sul Pil per circa 17 miliardi di euro.
Questo e molto altro emerge dal “Rapporto 2025 su Allocazione e Impatto – BTP Green” realizzato e pubblicato dal ministero dell’Economia e delle finanze. Il documento presenta un resoconto delle emissioni avvenute dal 2021 e in un focus ad hoc illustra gli interventi per un valore complessivo di 11,6 miliardi di euro finanziati attraverso le emissioni dei Buoni del tesoro poliennali green tenute nel corso dello scorso anno. Si tratta di interventi che rientrano nelle categorie di spesa presenti nel “Quadro di riferimento per l’emissione di titoli di Stato green” e sono selezionate nel bilancio dello Stato. Le categorie in cui sono state investite le principali somme di denaro, spiega il Mef, sono: realizzazione di progetti per l’efficienza energetica, ammodernamento sostenibile nel settore trasporti, azioni a tutela dell’ambiente e della diversità biologica, interventi di prevenzione e controllo dell’inquinamento ed economia circolare, la ricerca in materia di sostenibilità ambientale, nonché la produzione di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili.
Il rapporto fornisce anche un’analisi dettagliata delle tipologie di spesa (agevolazioni fiscali, spese in conto capitale e spese correnti) e la loro ripartizione temporale nel quadriennio di riferimento 2021–2024. In particolare, nel periodo considerato, la principale voce di finanziamento è costituita dagli interventi effettuati nella categoria “trasporti”, che rappresenta il 40,5% del totale (pari a circa 4,7 miliardi di euro). Le risorse sono state destinate principalmente al potenziamento delle infrastrutture ferroviarie, attraverso interventi di manutenzione, l’elettrificazione di tratte ferroviarie esistenti e la costruzione di nuove tratte di alta velocità e alta capacità (AV/AC). A questi si aggiungono investimenti per la promozione di altri mezzi di trasporto pubblico sostenibili e la realizzazione di metropolitane.
Sempre nel report si legge che una quota pari al 34,9% (circa 4,1 miliardi di euro) è riservata alle misure di incentivazione fiscale per l’efficientamento energetico degli edifici, mentre alla tutela dell’ambiente e della diversità biologica (difesa del suolo e contrasto al dissesto idrogeologico, parchi e riserve naturali, infrastrutture idriche) è indirizzata una quota pari al 9,1% (circa 1,1 miliardi di euro). L’8,7% delle risorse (1 miliardo di euro circa) è dedicato a misure di prevenzione e controllo dell’inquinamento atmosferico, del suolo e delle acque interne e marine, nonché ad interventi di recupero ambientale e gestione integrata dei rifiuti. Infine, circa 650 milioni di euro, pari al 5,6%, sono destinati alla ricerca in materia di sostenibilità ambientale.
L’impatto di queste misure, secondo i calcoli effettuati dal Mef, consente di ridurre le emissioni di CO2 per quasi 40 milioni di tonnellate.
Da un punto di vista socio-economico, gli interventi finanziati producono effetti in termini di prodotto interno lordo quantificabili in circa 17 miliardi di euro, corrispondenti a circa lo 0,8% del PIL italiano del 2024. Tale incremento della produzione dà luogo, inoltre, ad importanti effetti sulla domanda di lavoro, con una ricaduta occupazionale quantificabile in circa 262 mila posizioni di lavoro.
L’analisi contenuta in questa edizione del Rapporto evidenzia che il 79% delle risorse è destinato ad attività conformi ai criteri di contributo sostanziale a uno o più dei 6 obiettivi ambientali della Tassonomia Ue e circa il 60% delle risorse risulta anche conforme al principio del Dnsh (Do no significant harm), ovvero che gli interventi a cui sono destinate non arrechino involontariamente nessun danno significativo agli altri rilevanti obbiettivi ambientali.