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Le case verdi piacciono agli italiani, il 54% delle famiglie italiane vuole efficienza energetica

Ma il Governo Meloni non ha recepito la direttiva Ue, e resta incertezza sui bonus: 4,7 milioni di nuclei familiari oggi non dispone delle risorse necessarie per investire sulla propria abitazione
 |  Green economy

Nei prossimi tre anni oltre la metà delle famiglie italiane (54%) ha intenzione di effettuare interventi di riqualificazione ed efficientamento energetico della propria casa – una delle principali leve a disposizione non solo per ridurre l’impatto ambientale ma anche quello delle bollette, dato che il 9% delle famiglie italiane oggi ha difficoltà a pagarle. È quanto emerge dall’indagine realizzata da Nomisma per conto della Cna, in cui si sottolinea però come 4,7 milioni di famiglie non dispongano ad oggi le risorse economiche necessarie per far fronte agli interventi di riqualificazione desiderati.

«Nonostante le scadenze europee ormai prossime, dall’esecutivo non arrivano ancora segnali concreti rispetto alla presentazione del piano nazionale di ristrutturazioni necessario per il pieno recepimento della direttiva “Case green”, elemento fondamentale per dare certezza programmatica a famiglie e imprese», osservano nel merito dalla Cna.

Il report di Nomisma ha calcolato che, se nel 2026 valessero le riduzioni delle agevolazioni previste dalla precedente legge di bilancio (dal 50% al 36% per l’abitazione principale e al 30% per le altre abitazioni), ben 2,4 milioni di famiglie non effettuerebbero più gli interventi di riqualificazione con un mancato investimento di 71,2 miliardi.

Un tale volume genera un incremento di valore aggiunto pari a 87,5 miliardi, e sul piano ambientale assicura un dei consumi energetici pari a circa il 3,6% del settore residenziale con un risparmio sulla bolletta di 361 euro l’anno.

La conferma anche per l’anno prossimo della detrazione al 50% consente, dunque, di scongiurare una consistente contrazione della domanda che è in fase di assestamento e con la previsione di archiviare il 2025 con una spresa di 50 miliardi, in calo del 29% sull’anno scorso ma su livelli ben superiori a quelli pre-Covid (28 miliardi nel periodo 2014-2019).

Ma senza un contesto chiaro e stabile del sistema di incentivi le imprese non sono nelle condizioni di programmare le attività e gli investimenti; sul fronte dell’attività il 2025 si chiuderà con un calo intorno al 3% del fatturato e degli ordini.

Che fare? Il report mette in fila più proposte operative. In primis, garantire incentivi stabili per i prossimi 5-10 anni con una agevolazione non inferiore al 50% e introducendo ulteriori meccanismi premiali per i progetti che prevedono un maggiore efficientamento energetico. Inoltre, prevedere criteri di progressività della detrazione in base al reddito per favorire anche le famiglie a reddito medio-basso, assicurare la possibilità di cessione del credito.

In questo quadro diventa indispensabile anche un ruolo più attivo del sistema bancario, chiamato a sviluppare prodotti dedicati – mutui green, prestiti ponte, linee di credito calibrate sul reddito e sull’efficientamento atteso – che consentano alle famiglie di coprire la quota non finanziata dagli incentivi. Senza un’offerta creditizia adeguata e accessibile, infatti, una parte rilevante degli interventi rischia di non essere realizzata, soprattutto per i nuclei con capacità di spesa limitata ma con forte necessità di riqualificare il proprio patrimonio abitativo.

Il report propone anche la promozione di strumenti finanziari innovativi quali i contratti Epc (Energy performance contract) nei quali soggetti terzi finanziano gli interventi remunerando l’investimento attraverso una quota dei risparmi energetici generati, o fondi di investimento green dedicati alla riqualificazione del patrimonio residenziale.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.