Nuove inchieste smascherano le contraddizioni dell’Ue rispetto ai pesticidi vietati in Europa
Una nuova indagine di Public Eye rivela un aumento significativov delle esportazioni di pesticidi vietati dall’Unione Europea, nonostante le promesse della Commissione di porre fine a questa pratica. Secondo l’inchiesta, grandi imprese chimiche europee, ed in modo particolare Syngenta svolge un ruolo di primo piano in questo commercio tossico, continuando a produrre e vendere sostanze altamente tossiche destinate a paesi extra-Ue, alimentando un doppio standard che mette a rischio la salute delle comunità rurali e l’ambiente nei paesi del Sud del mondo.
La notizia è stata rilanciata anche da The Guardian e da Unearthed, che hanno documentato l’impatto devastante di sostanze come il Dormex (cianammide) utilizzato in Sudafrica, con gravi conseguenze per i lavoratori agricoli e gli ecosistemi, prodotto peraltro sequestrato recentemente a Bari in una quantità pari a 40 tonnellate
Nei nostri progetti in gran parte dei paesi in cui operiamo assistiamo quotidianamente a come l’esportazione di pesticidi vietati proceda e soprattutto si intrecci con un sistema creditizio che lega gli agricoltori a pacchetti tecnologici imposti: sementi ibride o Ogm, fertilizzanti chimici e pesticidi che, oltre a compromettere suoli ed ecosistemi, generano indebitamento cronico per le famiglie contadine. È lo stesso paradigma della “rivoluzione verde”, che oggi si riproduce attraverso nuove catene di dipendenza economica e ambientale.
A questo si aggiunge un paradosso ulteriore: non solo a rischio è la salute di chi lavora nei campi, ma anche quella di chi consuma quegli alimenti prodotti con pesticidi vietati in Europa. Non è escluso, infatti, che parte di queste derrate agricole trattate con sostanze tossiche possa essere riesportata verso i mercati europei, aggirando controlli e standard di sicurezza alimentare. Un cortocircuito che mina la credibilità delle politiche europee e mette in pericolo i cittadini stessi dell’Ue.
Per questo diventa urgente rompere questi meccanismi, rafforzando modelli agroecologici locali e filiere basate su biodiversità e sovranità alimentare per tutelare così la salute e l’ambiente.
a cura di Fulvio Vicenzo, responsabile ambiente e transizione ecologica COSPE