Stop a raccolta plastica: il primo campanello d’allarme in Sicilia, ma il problema può estendersi all’intera Penisola
«Il perdurare della crisi che sta investendo il settore del riciclo della plastica e i ritardi nel ritiro degli imballaggi in plastica pressati dagli impianti che svolgono la funzione di Centri comprensoriali stanno determinando una situazione insostenibile per tali strutture». A parlare è Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima, ovvero l’Unione nazionale imprese raccolta, recupero, riciclo e commercio dei maceri e altri materiali. Sicilia interviene pochi giorni dopo che l’associazione di settore Assorimap ha comunicato che gli impianti di riciclo sono stati «costretti a fermarsi finché il governo non interviene sulla crisi». E ora tutte le principali associazioni di settore, del resto, stanno chiedendo all’esecutivo un intervento urgente sugli impianti di trattamento dei rifiuti di plastica da raccolta differenziata, ormai prossimi al collasso. Si è infatti creato un circolo vizioso che sta provocando già forti disagi in diverse regioni italiane in merito alla mancata raccolta dei rifiuti plastici. Un allarme è scattato in Sicilia e Sardegna (soprattutto nei territori di Cagliari e Selargius), ma i segnali dicono che si tratta solo di prime avvisaglie, e che presto il problema si diffonderà anche nell’Italia peninsulare.
Alla base del problema c’è il fatto che i produttori di imballaggi e altri oggetti in plastica trovano più conveniente comprare la materia prima vergine d’importazione extra-Ue, soprattutto cinese, piuttosto che acquistare quella derivante dalle operazioni di riciclo. Il fatturato delle aziende, ha spiegato Assorimap annunciando lo stop degli impianti, dal 2022 ha perso il 30%, con una crisi che è condivisa da tutta la filiera, stretta tra i costi dell’energia – i più alti d’Europa – e la concorrenza insostenibile delle importazioni extra-Ue di plastica vergine e riciclata a prezzi stracciati. Non a caso l’associazione, dopo due incontri a ottobre col ministero dell’Ambiente e con quello delle Imprese e del made in Italy, entrambi finiti nel nulla, ha proposto al governo una serie di possibili soluzioni per superare la crisi. Soluzioni che partono dalla richiesta di anticipo al 2027 dell’obbligatorietà del contenuto di plastica riciclata negli imballaggi e spaziano dal riconoscimento dei crediti di carbonio per chi produce materia prima seconda sino ad arrivare all’estensione dei certificati bianchi, passando per maggiori controlli sulla tracciabilità delle importazioni fino ad arrivare a sanzioni efficaci. Per ora dal fronte governativo tutto tace, salvo una nuova convocazione al Mase delle associazioni di settori prevista per martedì 25 novembre.
Il tempo però non gioca a favore. Il campanello d’allarme in quanto a salute pubblica è già suonato in Sicilia, dove l’Anci regionale ha chiesto un incontro urgente con l’assessore all’Energia per discutere la questione della mancata raccolta dei rifiuti plastici in corso da giorni. '«Una delle principali cause dell'attuale emergenza sulla plastica - evidenziano Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano, presidente e segretario generale dell'Anci Sicilia - è il blocco dei ritiri operato dai consorzi di filiera Corepla e Coripet che ha determinato in Sicilia la rapida saturazione degli stoccaggi negli impianti. Tale situazione sta impedendo ai comuni di conferire la plastica raccolta e determina gravissimi problemi sul piano organizzativo e seri rischi sul piano igienico-sanitario. Oltre alle conseguenze sul piano finanziario e della capacità degli enti di mantenere i livelli di raccolta differenziata raggiunti negli ultimi anni. Parallelamente, anche il settore dei rifiuti tessili presenta criticità ormai strutturali che richiedono un intervento immediato per evitare ulteriori aggravi gestionali ed economici per gli enti locali».
Ma quello che arriva dall’Isola è solo un primo segnale. Come spiega il direttore generale di Unirima Francesco Sicilia (ironia della sorte, questo è il cognome) «il perdurare della crisi che sta investendo il settore del riciclo della plastica e i ritardi nel ritiro degli imballaggi in plastica pressati dagli impianti che svolgono la funzione di Centri Comprensoriali stanno determinando una situazione insostenibile per tali strutture. I nostri associati stanno raggiungendo i limiti di stoccaggio autorizzati e quelli imposti dai certificati di prevenzione incendi: senza soluzioni immediate, il conferimento delle raccolte differenziate comunali rischia di fermarsi»
Unirima ricorda che i circa 250 Centri comprensoriali attivi sul territorio rappresentano il primo anello della filiera e svolgono un ruolo essenziale per garantire la continuità del sistema. Il blocco degli impianti di riciclo, più a valle nella filiera, si tradurrebbe in un effetto domino sull'intero comparto, fino all’impossibilità di ritirare gli imballaggi in plastica raccolti in modo differenziato dai cittadini.