Mar Nero a rischio inquinamento: la guerra non uccide solo gli uomini ma devasta gli equilibri ambientali
Era da un po’ che mancavano notizie riguardanti affondamenti di petroliere ed eccole arrivare direttamente dal Mar Nero, che senza ombra di dubbio è oggi il mare più colpito da azioni militari con devastanti impatti sugli ecosistemi marini: due petroliere, la Kairos e la Virat, sono state colpite e hanno preso fuoco a poche di miglia dalle coste turche.
Gli uomini degli equipaggi risultano essere stati recuperati, sani e salvi, e di questo, naturalmente, non possiamo che dirci contenti. A poche ore dell’azione militare, compiuta con droni marini (sistemi di siluri che non prevedono la presenza a bordo di militari), l'Ucraina ha rivendicato l'attacco portato a termine con successo.
Le autorità turche hanno immediatamente tenuto a precisare che le due petroliere sono state colpite e subito dopo hanno preso fuoco (venerdì scorso) nel Mar Nero, precisamente nelle vicinanze dello Stretto del Bosforo. La prima nave, la Kairos, battente bandiera del Gambia, ha subito un’esplosione dopo essere stata colpita da un drone, incendiandosi a 28 miglia dalle coste turche mentre era in navigazione in ballast (senza carico) proveniente dall'Egitto e diretta verso il porto russo di Novorossiysk. A poca distanza di tempo, un altro drone ha colpito una seconda petroliera: la Virat, che è stata segnalata trovarsi a 35 miglia al largo della costa turca.
In una prima fase, le autorità turche non hanno escluso che la dinamica delle esplosioni potesse essere collegata alla presenza di mine marittime; tuttavia, a breve distanza temporale, l'Ucraina ha rivendicato la paternità dell’attacco effettuato con droni marini.
Comunque, grazie all’immediata reazione SAR (Search and Rescue) realizzata dalla Guardia Costiera turca, gli equipaggi delle due navi sono stati salvati: si tratta di 25 persone a bordo della Kairos e 20 sulla Virat.
Neanche a dirlo, entrambe le navi colpite risultano presenti nella lista di quelle soggette a sanzioni internazionali; ricordiamo, infatti, che subito dopo l’invasione russa dell'Ucraina (2022), le sanzioni inflitte alla Federazione Russa dall’Unione europea contemplavano anche il divieto di commerciare greggio e per aggirare questa pesante sanzione, i russi hanno adoperato (ed adoperano ancora) vecchie petroliere, naturalmente per eludere in tal modo le restrizioni imposte al greggio russo.
“È ben noto a tutti che la flotta fantasma di “petroliere ombra” continua a lavorare per conto del Cremlino, aggirando le sanzioni, mascherando le sue attività sotto le bandiere di Paesi terzi, utilizzando schemi complessi per mascherare i proprietari; tuttavia, una domanda deve essere fatta e confidiamo su una risposta seria e precisa: queste unità rappresentano una significativa minaccia ambientale”, scrive “Open Sanctions”, ma la soluzione dell’affondamento a noi sembra di gran lunga peggiore, passando dal potenziale pericolo ad un pericolo vero e proprio, gravissimo e reale per l’ambiente marino.
Gli attacchi di venerdì hanno suscitato forte preoccupazione per l’inevitabile impatto ambientale oltre che per la sicurezza della navigazione nell’area, in una zona già considerata a rischio elevato dopo anni di guerra e per la presenza di ordigni disseminati in molte aree del Mar Nero.
Già questa assurda inutile guerra è costata la perdita di centinaia di migliaia di vite umane, principalmente di giovani; le centinaia di migliaia di tonnellate di esplosivo (per ora fortunatamente solo convenzionale) hanno già procurato ricadute preoccupanti sugli ecosistemi terrestri, non possiamo far sì che adesso vengano devastati anche quelli marini.