Return to sender. L’Europa esporta all’estero oltre 120mila tonnellate di pesticidi vietati in Ue
Gli attivisti e le attiviste della campagna “Return to sender”, promossa dalla End Toxic Pesticide Trade Coalition, hanno consegnato alla Commissione europea 75 scatole che simbolicamente rappresentano 75 pesticidi vietati in Europa e regolarmente esportati (circa 122.000 tonnellate nel 2024) in paesi con regolamentazioni più deboli e comunità più esposte (con il paradosso che potrebbero poi ritornare sulle nostre tavole attraverso varie merci non europee). Agricoltori, attivisti ambientali e organizzazioni della società civile, tra cui COSPE, si oppongono a questo doppio standard che ci racconta di vera e propria ingiustizia ambientale, di violazione i diritti degli agricoltori, della salute delle donne, del futuro dei bambini e anche della messa in crisi del percorso per una vera transizione agroecologica.
Nonostante un impegno della Commissione Europea (nell’ottobre del 2020) a interrompere questa pratica, l’esportazione è continuata anche nel 2024 come rivela una nuova indagine di Public Eye e Unearthed. (un progetto di giornalismo investigativo finanziato da Greenpeace UK) che mette in evidenza anche un notevole incremento del 50% rispetto alle 81.000 tonnellate notificate nel 2018, proprio in virtù del divieto europeo. La maggior parte delle spedizioni era destinata a paesi a basso e medio reddito (circa 93), dove i rischi per la salute umana e l’ambiente sono maggiori.
Il principale prodotto esportato è stato il 1,3-dicloropropene (1,3-D), un “fumigante del suolo” utilizzato nelle colture di frutta e verdura. Classificato come probabile cancerogeno negli Stati Uniti, è vietato nell’UE dal 2007 a causa delle preoccupazioni per la contaminazione delle acque sotterranee e i rischi per la fauna selvatica. Seguono l’erbicida glufosinato, vietato nel 2018 dopo che è stato riscontrato che danneggia la fertilità, e il mancozeb, un fungicida vietato nel 2020 dopo essere stato classificato come tossico per la riproduzione e interferente endocrino. Un altro è il neonicotinoide, detto anche Killer delle api. È il gigante agrochimico svizzero Syngenta, insieme alla tedesca BASF e alla Bayer, a svolgere un ruolo di primo piano in questo commercio tossico. A fronte di questi dati, la Commissione europea tace. Il suo impegno a produrre una proposta legislativa entro il 2023 è ad oggi inadempiuto anche a causa di forti pressioni delle lobby agrochimiche.
Già a giugno scorso una coalizione di 600 Ong e sindacati, aveva chiesto alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen di mantenere la promessa mettendo finalmente fine alle esportazioni di pesticidi vietati dal suolo europeo. Oggi con la campagna “Return to sender” si continua a chiedere alla Ue di allineare le sue regole commerciali agli impegni presi su clima, salute e diritti umani. I pesticidi tossici dovrebbero essere vietati ovunque, a discapito delle lobby agricole commerciali e a favore della salute umana e della natura. Questa riforma senza precedenti rischia ora di essere accantonata, così come l’intero “Green Deal europeo” stesso.