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Si farà il Conai di farmaci e cosmetici per togliere microinquinanti dalle acque reflue?

La direttiva comunitaria sul tema prevede che le industrie di questi prodotti paghino i trattamenti quaternari dei depuratori civili in Europa, tramite l’attivazione di uno schema di Responsabilità estesa del produttore (Epr). Si parte nel 2028 e i regolatori idrici europei (Wareg) hanno presentato un'indagine fatta dalla italiana Ref ricerche per capirne l’impatto. Ma le industrie battono i pugni sul tavolo e non ne vogliono sapere. Entro Natale la decisione dell’Ue
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Esistono in molti Paesi europei soggetti “regolatori” del servizio idrico, spesso in forma di Autorità indipendenti. Esiste una loro Associazione europea, che si chiama Wareg e che ha tenuto il 4 dicembre il proprio Quarto forum annuale, a Bruxelles, presenti anche rappresentanti delle istituzioni europee e la Banca europea degli investimenti.

Fra i vari panel dell’intenso appuntamento, uno è stato dedicato alla implementazione della Responsabilità estesa del produttore a carico delle industrie farmaceutiche e cosmetiche per sostenere i costi dei trattamenti di depurazione, previsti dalla nuova Direttiva sulle Acque reflue, approvata dall’Europa e in fase di recepimento da parte degli Stati membri.

Di cosa si tratta?

Dal 2028 ogni Stato membro dovrà definire uno schema Epr che garantisca il finanziamento da parte dell’industria farmaceutica e cosmetica di almeno l’80% dei costi (operativi, di capitale e di monitoraggio) di realizzazione e gestione dei trattamenti “quaternari” che i gestori idrici dovranno obbligatoriamente realizzare negli impianti di depurazione che trattano almeno 150.000 abitanti equivalenti (sempre) e negli impianti di depurazione sopra i 10.000 abitanti equivalenti (se in aree sensibili).

I gestori sono chiamati a realizzare tali investimenti in un arco temporale lungo, dal 2028 al 2045 e a gestirli in modo da rimuovere dell’80% una batteria di inquinanti “emergenti”, indicati negli allegati della Direttiva.

Insomma una cosa già vista nel settore degli imballaggi, dove lo schema Epr è servito soprattutto a sostenere il raggiungimento degli obiettivi di riciclo previsti sempre dalla Direttiva. In realtà i produttori di imballaggio stanno contribuendo al costo del servizio di raccolta e valorizzazione, per valori molto inferiori all’80%.

Nelle acque reflue l’introduzione dell’Epr appare particolarmente complessa. Da un lato i produttori sono incentivati a ridurre l’uso di microinquinanti nei prodotti (facile per i cosmetici, più complicato per i medicinali dove le molecole dannose sono spesso principio attivo del farmaco). Il contributo di ciascun produttore al valore da trasferire al gestore dovrebbe essere proporzionale alla quantità di inquinanti immessi. Facile a dirsi e difficile a farsi. Ma in teoria, se metto meno schifezze in un cosmetico, pago meno la Pro messa su per gestire l’Epr e mi posiziono meglio sul mercato.

Il gestore invece è chiamato comunque a costruire i quaternari (entro una timeline definita) e a rimuovere i microinquinanti presenti nelle acque reflue. E lo deve fare indipendentemente dal fatto che i produttori riducano gradualmente l’immissione di molecole pericolose nei prodotti. Insomma uno schema incentivante atipico, che sembra più una tassa (in Svizzera lo è infatti) e non uno strumento economico di mercato. Comunque gli investimenti sono “costi affondati”, ne pagheremo gli ammortamenti e i costi di capitale anche se i microinquinanti sparissero magicamente domani.

Per comprendere meglio l’impatto della introduzione di uno schema Epr nel servizio idrico (è il primo per questo settore) Wareg ha incaricato Ref Ricerche di svolgere una ricerca tesa a verificare come funzionano gli schemi Epr sui rifiuti nei vari Paesi europei, cosa il settore idrico possa imparare da questi e come si può immaginare il nuovo Epr sulle acque reflue. La presentazione ha anticipato i temi della ricerca e ha animato un vivace dibattito. Quale governance per le Pro? Come si calcolano i costi? Perché l’80%? Quale il ruolo dei regolatori nazionali indipendenti?

Un tema nuovo, di grande interesse per i consumatori. Dalle prime elaborazioni sui costi dei quaternari nei prossimi anni sembra che l’impatto potenziale sia “sensibile” per le tariffe idriche (1/2%), ma irrilevante per i produttori (0,2/0,4% del loro fatturato). Insomma la linea dei quaternari potrebbe essere realizzata, ponendo il costo (almeno l’80%) a carico dei produttori di farmaci e cosmetici e non a carico delle tariffe idriche.

Ma sulla discussione incombe una nuvola, grande come una casa. Produttori di farmaci e cosmetici stanno facendo una pressione molto forte sulle istituzioni europee per “fermare” l’attivazione di questo strumento. Ben 16 i ricorsi alla Corte di giustizia (uno da parte di un paese membro, l’Olanda) che chiedono la rimozione del provvedimento per manifesta “sproporzione” a carico di queste industrie. I due settori sostengono che i microinquinanti non li producono solo loro. Vedremo l’esito delle sentenze.

Nel frattempo la richiesta dei produttori è al centro dell’Agenda di Bruxelles: lunedì 8 si riunisce il Forum europeo sulla strategia per la resilienza idrica, e verranno prese delle decisioni informali. Entro Natale poi è atteso il cosiddetto “Omnibus” ambientale, un provvedimento teso a semplificare le procedure ambientali a carico delle imprese, e il tema Epr farmaci e cosmetici potrebbe essere definito in quella sede. Tre opzioni: rinvio dei tempi di applicazione, riduzione del costo (meno dell’80%), azzeramento del provvedimento.

Le imprese farmaceutiche e cosmetiche costituiscono un gruppo di pressione importante in Europa. Vedremo se saranno capaci di ottenere una “inversione a U” sulla decisione presa solo un anno fa dalle Istituzioni europee (la direttiva acque reflue).

Se ce la fanno, i quaternari li pagheranno le tariffe idriche, chiamate negli stessi anni a sostenere una montagna di investimenti definiti dalla direttiva acqua potabile e da quella acque reflue.

Andrea Sbandati

Andrea Sbandati è senior advisor di Confservizi Cispel Toscana (l’Associazione regionale delle imprese di servizio pubblico), dopo esserne stato Direttore fino a novembre 2024. È esperto senior nella regolazione economica della gestione dei rifiuti urbani e dei servizi idrici (sistemi tariffari, piani industriali, benchmark), come nella organizzazione dei servizi pubblici locali (acqua, rifiuti, trasporti, energia, altro). Ricercatore senior nel campo della gestione dei rifiuti e dell'acqua, docente in Master di specializzazione nella regolazione economica dei servizi ambientali locali (Sant'Anna, Turin school of regulation). Da venti anni coordinatore ed esperto di progetti di assistenza tecnica e cooperazione internazionale nei servizi pubblici locali (Medio Oriente, Africa, Sud America).