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Qualità dell’aria, specie protette, gestione rifiuti: da Bruxelles altre tre procedure d’infrazione per l’Italia

La Commissione europea punta il dito sull’inquinamento da biossido d’azoto a Napoli e Palermo, sulla mancata attuazione della direttiva Habitat riguardo la cattura accidentale di specie non bersaglio nell’ambito delle attività di pesca e sul non corretto recepimento nella legislazione nazionale della direttiva quadro sui rifiuti, in particolare per le misure relative alla responsabilità estesa del produttore, al riciclaggio di alta qualità, alla raccolta differenziata degli scarti pericolosi
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

L’Italia continua a collezionare procedure d’infrazione su questioni ambientali ed energetiche. Sono passati pochi giorni da quando Bruxelles si è mossa (per l’ennesima volta) perché il nostro Paese non ha ancora recepito le norme comunitarie riguardanti gli stop agli incentivi di caldaie a gas ed ecco che la Commissione europea apre tre nuovi capitoli. Il primo: l’esecutivo europeo ha invitato il nostro governo «a rispettare gli obblighi che le incombono a norma della direttiva sulla qualità dell'aria ambiente per quanto riguarda l'inquinamento da NO2 a Napoli e Palermo». La Commissione Ue ha inviato a Roma una lettera di costituzione in mora per il mancato rispetto degli obblighi previsti dalla direttiva sulla qualità dell’aria, che stabilisce valori limite per diversi inquinanti atmosferici che gli Stati membri devono rispettare, compreso il biossido di azoto (NO2). Qualora le concentrazioni di NO2 nell’aria superino tali valori limite, sottolineano da Bruxelles, la direttiva prescrive agli Stati membri di adottare piani per la qualità dell’aria al fine di conseguire la conformità nel più breve tempo possibile. «Gli agglomerati di Napoli e Palermo hanno superato da diversi anni i valori limite per l’NO2 e i piani per la qualità dell'aria adottati non sono adeguati per conseguire la conformità in un breve lasso di tempo. La Commissione procede pertanto all'invio di una lettera di costituzione in mora all'Italia, che dispone ora di 2 mesi per rispondere e rimediare alle carenze segnalate dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di emettere un parere motivato».

La seconda procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese è per la mancata attuazione delle misure previste dalla direttiva Habitat volte a monitorare e prevenire le catture accessorie di cetacei, tartarughe e uccelli marini nell'ambito delle attività di pesca. Per cattura accessoria si intende la cattura accidentale di specie non bersaglio nell'ambito delle attività di pesca. La direttiva Habitat, ricordano da Bruxelles, prescrive agli Stati membri di monitorare le catture o uccisioni accidentali di specie rigorosamente protette e di assicurare che tali catture o uccisioni non abbiano un impatto negativo significativo sulle specie in questione. Gli Stati membri devono inoltre adottare misure adeguate per evitare la perturbazione significativa delle specie protette nei siti Natura 2000 designati a norma della direttiva Uccelli oltre che della direttiva Habitat. Scrivono da Bruxelles: «L'Italia non ha istituito un sistema efficace per monitorare le catture accessorie di specie quali il tursiope troncato (Tursiops truncatus) e la tartaruga comune (Caretta caretta), entrambe protette ai sensi della direttiva Habitat. L'Italia non ha né svolto ulteriori ricerche né adottato misure di conservazione per garantire che le catture e le uccisioni accidentali non abbiano un significativo impatto negativo sulle specie protette. Inoltre il paese non ha adottato misure adeguate per evitare perturbazioni significative, dovute al rischio di catture accessorie, di diverse specie marine e di uccelli marini quali la berta maggiore (Calonectris diomedea), la berta minore (Puffinus yelkouan), l'uccello delle tempeste (Hydrobates pelagicus) e il marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis desmaresti) nei siti Natura 2000 designati per la loro protezione». Su tale questione, la Commissione Ue aveva già inviato una lettera di costituzione in mora all'Italia nel febbraio 2024. Tuttavia, viene sottolineato, dalla valutazione della risposta dell'Italia risulta che gli obblighi di cui sopra non sono ancora stati rispettati. La Commissione ha pertanto deciso di emettere un parere motivato nei confronti dell'Italia, che dispone ora di 2 mesi per rispondere e rimediare alle carenze segnalate dalla Commissione, trascorsi i quali quest'ultima potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'Ue.

La terza procedura d’infrazione è per il non corretto recepimento nella legislazione nazionale della direttiva quadro sui rifiuti (direttiva 2008/98/CE, modificata dalla direttiva 2018/851/UE). Si tratta di norme comunitarie volte a prevenire o ridurre la produzione di rifiuti, a ridurre l'impatto complessivo dell'uso delle risorse e a migliorarne l'efficienza quando sono utilizzate. La direttiva modificata stabilisce obiettivi vincolanti per il riciclaggio e la preparazione per il riutilizzo dei rifiuti urbani. Inoltre introduce prescrizioni per gli Stati membri e volte a migliorarne i sistemi di gestione dei rifiuti e l'uso efficiente delle risorse. Il termine entro il quale gli Stati membri erano tenuti a recepire le disposizioni della direttiva modificata nella legislazione nazionale era il 5 luglio 2020, spiegano sempre da Bruxelles. La Commissione aveva già inviato una lettera di costituzione in mora all'Italia nel luglio 2024 per il non corretto recepimento della direttiva quadro sui rifiuti modificata. Ma ora, sulla base della risposta fornita dal nostro Paese, la Commissione Ue ha constatato che diverse disposizioni della direttiva non sono ancora recepite correttamente, in particolare quelle relative alla responsabilità estesa del produttore, al riciclaggio di alta qualità, alla raccolta differenziata dei rifiuti pericolosi e ai requisiti minimi da includere nei piani di gestione dei rifiuti. La Commissione ha pertanto deciso di emettere un parere motivato nei confronti dell'Italia, che come da prassi dispone ora di 2 mesi per rispondere e adottare le misure necessarie, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'Ue.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.