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Senza muri né confini, la migrazione degli ibis eremita: dall’Austria, Toscana e poi Baviera

 |  Natura e biodiversità

I ricercatori austriaci del Waldrappteam e quelli italiani del Parco Natura Viva di Bussolengo, impegnati nel progetto LIFE+ “Reason for Hope” per la reintroduzione in natura dell'Ibis eremita, monitorano la situazione tramite i Gps che ogni uccello ha applicato sul dorso, attraverso l’app “Animal Tracker”.

«Per riportare gli Ibis eremita in Europa, dove sono estinti da 400 anni, è necessario insegnar loro nuovamente la rotta di migrazione - spiega Johannes Fritz, capo-progetto del Waldrappteam - Ogni anno grazie all’imprinting, i genitori adottivi umani conducono a bordo di un ultraleggero i giovani provenienti dallo zoo di Vienna lungo la rotta di svernamento, perché possano memorizzarla e percorrerla autonomamente in senso inverso dopo l’inverno, per tornare a casa».

Nei prossimi giorni si comporrà la squadra dei genitori adottivi della migrazione guidata dall’uomo 2016, che condurrà gli Ibis eremita verso le temperature miti della Toscana verso la fine di agosto, ma nel mentre in 12 ibis eremita stanno già percorrendo la rotta inversa a quella seguita in agosto – da nord a sud – per svernare all’oasi di Orbetello, quando a guidarli c’era un ultraleggero guidato dall’uomo.

Alcuni di loro sono già in Austria, e ad un battito d’ali dall’arrivo a Burghausen, in Germania. Il muro che gli austriaci stanno mettendo in piedi lungo il Brennero, per fermare entro il confine italiano possibili ondate di migranti (umani), non è per loro d’intralcio.

«Mentre in agosto, all’andata verso la Toscana gli uccelli migrano in formazione a “V” – spiega Fritz – al ritorno compiono la traversata da soli o in coppia. E non è detto che percorrano tutti la stessa rotta».

Esempio ne è uno di loro, Idefix, che probabilmente non aveva ben memorizzato la rotta dell’andata: dopo aver sbagliato sin dall’inizio e aver puntato a sud invece che a nord, rimane ora fermo nei pressi de L’Aquila, dove il gps non manda segnale, destando la preoccupazione dei ricercatori. L’ultimo segnale risale al 3 di aprile, alle 16:30. Nel frattempo lo staff ha allertato il Corpo Forestale dello Stato e gli ornitologi locali.

Dopo 9 giorni di attesa, arriva al Parco Natura Viva di Bussolengo la notizia rinfrancante: “Idefix is alive”, comunica via mail Daniela Trobe, ricercatrice del Waldrappteam. «È vivo e molto probabilmente fermo in posto in cui il gps non restituisce il segnale. Lo sappiamo con certezza perché, grazie al suo anello, è stato avvistato inquivocabilmente il 7 di aprile e un’altra volta, meno certa, il 9 di aprile». Idefix ha probabilmente trovato una zona con del buon cibo e la temperatura ancora non lo disturba. Non si possono fare previsioni in merito alla sua volontà di ripartire ma di certo, i ricercatori – comunicano –  sono pronti a scendere in campo in caso di necessità.

L’ibis, ribattezzato dalla stampa che si è appassionata a lui #idefixunodinoi e #029, cinguetta intanto sui social: su Twitter l’appello ai cittadini di L’Aquila per inviare a @parconaturaviva le foto che lo immortalano nel caso venisse avvistato.

Redazione Greenreport

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