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Voli pericolosi: è in declino un terzo delle specie di uccelli migratori che attraversano l'Italia

Wwf: rischi principalmente a causa di scomparsa e deterioramento dell’habitat, caccia, bracconaggio e effetti del cambiamento climatico
 |  Natura e biodiversità

I dati del report sulla direttiva europea Uccelli (riferito al periodo 2013-2018) ci dicono che in Italia ci sono 306 diverse specie, suddivise in 336 popolazioni di cui 268 nidificanti; 56 svernanti e 12 migratrici. Per la tutela di tutte queste specie, il nostro Paese – come spiega il Wwf nel suo nuovo documento La grande sfida delle migrazioni – gioca un ruolo fondamentale.

L’Italia è infatti area di sosta e foraggiamento per numerosi uccelli sia durante la migrazione autunnale che quella primaverile e risulta connessa con tutti i Paesi europei, con oltre 30 Paesi africani e con 6 diversi Paesi asiatici.

L’Italia rappresenta poi una zona di svernamento per molte specie che nidificano nel Nord Europa (ad es. molte specie legate agli ambienti acquatici come gli anatidi) e un’area di riproduzione per altre specie che passano la stagione invernale in Africa (come rondine, rondone, cicogna bianca, ghiandaia marina, upupa e anche diverse specie di rapaci, come il nibbio bruno, l’assiolo o il falco pecchiaiolo).

Ma la crisi di biodiversità che stiamo vivendo non risparmia gli uccelli migratori: circa 1/3 delle 121 specie migratrici sub-sahariane e di quelle migratrici parziali risultano infatti in declino, principalmente a causa di scomparsa e deterioramento dell’habitat, caccia, bracconaggio e effetti del cambiamento climatico.

In autunno, i migratori iniziano il loro viaggio verso l’Africa e mentre attraversano valichi montani incontrano spesso cacciatori. In alcune aree, anche la presenza dei bracconieri, che per “tradizioni” locali, dure a morire, uccidono illegalmente specie protette, è una grave minaccia  (ad esempio abbattimenti illegali di rapaci, primo fra tutti il falco pecchiaiolo). Il bracconaggio primaverile ai danni dei migratori, poi, è una vera piaga italiana, soprattutto in alcune isole e coste del meridione.

Altre gravi minacce per i migratori arrivano dall’impoverimento del paesaggio agricolo e dall’utilizzo di pesticidi. Il primo, causato soprattutto dall’agricoltura intensiva, ha ridotto drasticamente le possibilità per gli uccelli di nutrirsi e trovare rifugi idonei. Inoltre le sostanze velenose – come i pesticidi – utilizzate nel periodo della semina, sono in grado non solo di uccidere, ma anche di disorientare gli uccelli.

Il riscaldamento globale, poi, sta influenzando le tempistiche di migrazione per molte specie, anticipando in Europa il picco di disponibilità alimentare in primavera dai 9 ai 20 giorni. A queste minacce si aggiunge poi l’elevato rischio di impatto che gli uccelli migratori hanno con strutture e barriere artificiali.

Anche le migrazioni che stanno affrontando gli uccelli che attraversano l’Italia sono dunque ‘voli pericolosi’ e sempre più difficili da affrontare. Che fare? Tutelare davvero il territorio: in questo contesto, infatti, hanno un valore fondamentale le aree protette, fra cui le 100 Oasi Wwf, per la salvaguardia di queste specie.

Redazione Greenreport

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