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Vivere accanto agli esseri umani ha reso meno aggressivi gli orsi marsicani

Variazioni genetiche riscontrate anche negli orsi polari e nei merluzzi come risposta all’impatto antropico
 |  Natura e biodiversità

Gli esseri umani hanno plasmato a lungo gli ambienti in cui vivono, influenzando radicalmente gli ecosistemi e la biodiversità. Il cambiamento e l'eccessivo sfruttamento degli habitat sono tra le attività antropiche che hanno un maggiore impatto sulla fauna selvatica, portando spesso al declino della popolazione e/o a variazioni delle pressioni selettive, influenzando così l'evoluzione di una specie.

La popolazione di orso bruno marsicano o appenninico, (Ursus arctos marsicanus) è piccola e isolata presente nell'Italia centrale e ha una lunga storia di vicinanza alle comunità umane. Studi precedenti hanno dimostrato che questa popolazione si è differenziata dagli altri orsi bruni europei 2000-3000 anni fa ed è rimasta completamente isolata fin dall'epoca romana. Secondo il nuovo studio “Coexisting With Humans: Genomic and Behavioral Consequences in a Small and Isolated Bear Population”, pubblicato su Molecular Biology and Evolution da un team di ricercatori italiani, slovacchi e statunitensi, gli orsi italiani che vivono in aree dove ci sono molti piccoli paesi si sono evoluti, diventando più piccoli e meno aggressivi.

Le nuove scoperte italiane fanno seguito quelle del brief report “Diverging transposon activity among polar bear sub-populations inhabiting different climate zones”, pubblicato pochi giorni prima su Mobile DNA da un team dell’University of East Anglia guidato da Alice Godden che ha scoperto che gli orsi polari (Ursus maritimus) della Groenlandia meridionale si stanno evolvendo in modi che potrebbero aiutarli a sopravvivere in un clima più caldo. Un'analisi dei loro geni ha mostrato adattamenti legati allo stress da caldo, all'invecchiamento e al metabolismo, cambiamenti che potrebbero aiutare gli orsi ad affrontare il cambiamento climatico e una dieta più povera.

I due nuovi studi sugli orsi vanno ad aggiungersi alla crescente mole di prove che gli esseri umani stanno plasmando il corso dell'evoluzione degli animali. Nello studio “Genomic evidence for fisheries-induced evolution in Eastern Baltic cod”, pubblicato a giugno su Science Advances da un team di ricercatori tedeschi, norvegesi e danesi ha scoperto che nel Mar Baltico la pesca eccessiva di merluzzi (Gadus morhua) di grandi dimensioni ha portato i pesci più piccoli a dominare il pool genetico. Ora, i merluzzi del Baltico orientale crescono più lentamente e raggiungono dimensioni molto inferiori a quelle di pochi decenni fa.

Intervistato da EurekAlert! dell’American Association for the Advancement of Science (AAAS), l'autore principale del nuovo studio sugli orsi marsicani, Andrea Benazzo dell’università di Ferrara, spiega che «Una delle principali cause del declino e dell'isolamento è stata probabilmente la deforestazione associata alla diffusione dell'agricoltura e all'aumento della densità della popolazione umana nell'Italia centrale».

Il team di scienziati ricorda che «Oggi, la popolazione di orso bruno appenninico mostra significative differenze fenotipiche rispetto ad altre popolazioni di orso bruno. Hanno corpi più piccoli, caratteristiche facciali e della testa uniche e un comportamento meno aggressivo rispetto alle popolazioni di orso bruno europeo, nordamericano e asiatico».

Lo studio si è concentrato sui recenti cambiamenti evolutivi causati dalle attività antropiche nella popolazione di orso marsicano isolata e in via di estinzione, con solo circa 60 esemplari rimasti in natura, e ha prodotto un genoma di riferimento a livello cromosomico di alta qualità per l'orso bruno appenninico e risequenziato interi genomi da un campione di individui che poi sono stati confrontati con i genomi di una popolazione europea più ampia di orso bruno che vive in Slovacchia e con i genomi di orsi bruni americani precedentemente pubblicati.

Gli scienziati hanno caratterizzato la diversità genomica e identificato segnali di adattamento distintivi dell’orso marsicano e dicono che «Come previsto, gli orsi bruni appenninici hanno mostrato una ridotta diversità genomica e una maggiore consanguineità rispetto ad altri orsi bruni».
Un’altra autrice principale dello studio, Giulia Fabbri, anche lei dell’università di Ferrara, fa notare che «Ancora più interessante, tuttavia, è che abbiamo dimostrato che gli orsi bruni appenninici possiedono anche firme selettive a livello di geni associati a una ridotta aggressività».

I risultati del nuovo studio suggeriscono che «La selezione di varianti genetiche legate al comportamento, probabilmente causata dall'allontanamento da parte dell'uomo degli orsi più aggressivi, abbia portato all'emergere di una popolazione di orsi molto meno aggressiva. Questo dimostra come l'invasione umana delle aree naturali abbia portato al declino demografico e all'erosione genomica, aumentando il rischio di estinzione e promuovendo involontariamente l'evoluzione di un rapporto meno conflittuale tra esseri umani e orsi».

Un altro autore dello studio, Giorgio Bertorelle dell’università di Ferrara, conclude: «Le implicazioni generali dei nostri risultati sono chiare: le interazioni uomo-fauna selvatica sono spesso pericolose per la sopravvivenza di una specie, ma possono anche favorire l'evoluzione di tratti che riducono i conflitti. Ciò significa che anche le popolazioni che sono state pesantemente e negativamente influenzate dalle attività umane possono ospitare varianti genetiche che non dovrebbero essere diluite, ad esempio, tramite ripopolamento».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.