
L’Europarlamento approva il declassamento per la protezione del lupo, ma a perderci sono anche gli allevatori

Con 371 voti a favore, 162 contrari e 37 astensioni, l’Europarlamento ha approvato oggi la proposta della Commissione Ue di modificare la direttiva Habitat per allineare lo status di protezione dei lupi alla Convenzione di Berna, spostandolo dall’Allegato IV (protezione rigorosa) all’Allegato V (protezione) della direttiva Habitat. «I Paesi Ue dovranno comunque continuare a garantire uno stato di conservazione soddisfacente del lupo e potranno scegliere – aggiungono da Parlamento europeo – di mantenere lo status di specie strettamente protetta nella legislazione nazionale, nonché applicare misure più rigorose per la sua tutela».
Grazie allo status di protezione finora accordato alla specie, la popolazione di lupi in Europa è cresciuta del 58% in dieci anni, passando da circa 12.000 individui a oltre 21.500 nel 2022. Secondo l’Europarlamento «il successo in termini di conservazione ha però portato a conflitti crescenti con le attività umane in alcune regioni, in particolare per quanto riguarda il bestiame», anche se si tratta di una demonizzazione che non trova conferme nei fatti: ad esempio, in Trentino l’incidenza della mortalità da lupo è in linea con quanto accade in altri settori delle Alpi (0,6%) e solo un terzo delle malghe attive risulta dotato di almeno un’opera di prevenzione.
E adesso? Il prossimo passaggio sarà il voto del Consiglio europeo previsto per giugno, che purtroppo si prevede puramente formale, essendo praticamente scontata una conferma nell’abbassamento delle tutele per il lupo. Per il Wwf si tratta di «una scelta grave che rappresenta un pericoloso precedente che non può e non deve tradursi in ulteriori tentativi di indebolimento della direttiva Habitat», uno dei pilastri fondamentali della politica ambientale dell’Unione europea.
«Il voto del Parlamento europeo è un pessimo segnale per la scienza e per chi crede in una coesistenza possibile tra uomo e fauna selvatica – argomenta Dante Caserta, responsabile Affari legali e istituzionali del Wwf Italia – Il declassamento della protezione del lupo non offre soluzioni concrete ai problemi delle comunità rurali, ma rischia di ridurre gli investimenti in misure preventive. È un precedente pericoloso che non deve essere usato come pretesto per modificare ulteriormente la direttiva Habitat. Ci appelliamo anche se con poche speranze al Governo italiano, che ha sostenuto il declassamento, affinché non recepisca questa decisione a livello nazionale e continui a garantire una tutela rigorosa del lupo in Italia. Il nostro Paese è stato antesignano ha avviato negli Anni ‘70 interventi di protezione del lupo grazie al Wwf e al Parco nazionale d’Abruzzo. Speriamo che, nel nome della scienza, della natura e dell’interesse delle generazioni future, Governo e Parlamento non vogliano assumersi la responsabilità di farci tornare indietro di 50 anni».
Come già sottolineato da Green Impact e Lndc animal protection, il declassamento si fonda su un report tecnico redatto da una società di consulenza privata, pagata dalla stessa Commissione, e i cui dati non sono mai stati validati da enti scientifici indipendenti o università. Contro questa decisione si sono già espressi oltre 700 scienziati e istituzioni autorevoli, tra cui la Iucn e la Large carnivore initiative coordinata dal biologo Luigi Boitani, denunciando l’infondatezza scientifica della proposta.
Centinaia di associazioni ambientaliste e altre realtà della società civile hanno chiesto a gran voce il ritiro della proposta, inviando lettere alla Commissione, agli Stati membri e agli europarlamentari. Appelli che l’Europarlamento ha deciso di non ascoltare, quando peraltro l’Allegato IV già consente interventi mirati, inclusa l’eventuale soppressione di singoli esemplari in casi eccezionali. Lo spostamento all’Allegato V, invece, apre la strada alla caccia legale al lupo.
«L’Europa e l’Italia hanno scelto la politica sulla scienza, hanno scelto la paura sulla ragione. Noi continuiamo a scegliere il lupo, la biodiversità e il futuro. Insieme ad altre associazioni abbiamo presentato un ricorso alla Corte di giustizia europea chiedendo l’annullamento del declassamento dello stato di protezione del lupo. Ricorso a cui si sono unite con atto di intervento altre 17 associazioni di tutta Europa e il cui esito si avrà tra qualche mese, con la auspicata possibilità che la decisione odierna del Parlamento europeo venga ribaltata sulla base dei dati scientifici», dichiarano in una nota congiunta le due associazioni animaliste Green impact e Lndc.
«Uno degli effetti più immediati e concreti sarà la riduzione dei fondi europei destinati alle misure di prevenzione e compensazione – conclude Daniele Ecotti, presidente dell’associazione Io non ho paura del lupo – Il lupo, considerato ora una specie meno prioritaria a livello comunitario, potrà beneficiare di un minor supporto finanziario, sia per gli strumenti di protezione degli allevamenti sia per gli indennizzi relativi agli attacchi. Questo rappresenta un potenziale danno economico per le stesse aziende agricole che si intende tutelare. Il declassamento rischia inoltre di generare false aspettative nelle comunità rurali: non si tratta infatti di una “licenza” automatica per abbattimenti o controlli generalizzati, che restano comunque subordinati a rigorosi criteri tecnici e autorizzazioni nazionali. In assenza di un vero piano di gestione, la pressione sugli enti locali aumenterà, lasciando agricoltori e amministratori con strumenti gestionali ancora frammentari».
