
Il Governo Meloni al lavoro per una caccia senza regole. Corrado (Pd): «Saremo in prima linea, la 157 non si tocca»

Il disegno di legge sulla caccia a cui sta lavorando il governo e che potrebbe approdare a un esame definitivo già al prossimo Consiglio dei ministri destra forte preoccupazione in tutto il mondo dell’associazionismo ambientalista e animalista.
Tra i principali provvedimenti previsti dal disegno di legge, ovvero tra i principali «orrori» del ddl denunciati dalle associazioni:
- La caccia da attività ludica diventa una pratica che per legge concorre alla tutela della biodiversità e dell’ecosistema dimenticando gli impatti che determina sulla conservazione della biodiversità. Un vero e proprio atto autoritario che, senza alcun tipo di condivisione con il mondo esterno a quello della caccia, impone a tutti un’attività che la maggioranza della popolazione ormai non condivide.
- Si estendono enormemente le aree cacciabili, riducendo e in alcuni casi azzerando le regole e i divieti.
- Le Regioni sono obbligate a ridurre le aree protette se ritenute “eccessive”, secondo una interpretazione della legge che il Consiglio di Stato ha più volte ritenuto errata, prevedendo addirittura un potere sostitutivo del Ministro dell’Agricoltura.
- Viene consentita la caccia nelle aree demaniali come spiagge, zone dunali, foreste, praterie con enormi rischi per escursionisti, villeggianti, ciclisti...
- Cancellato ogni limite alla costruzione di nuovi appostamenti fissi di caccia con enormi impatti sul turismo e sull’inquinamento da piombo dei pallini.
- Le gare di caccia con cani e fucili sono consentite anche di notte e nei periodi di nidificazione.
- Nelle aree private la caccia potrà essere esercitata senza regole.
- Possibile l’aumento delle specie cacciabili da parte della politica senza alcuna verifica preventiva dal punto di vista scientifico
- La caccia sarà consentita anche dopo il tramonto con l’impossibilità di distinguere le specie ed enormi pericoli per la pubblica incolumità.
- Sono previste sanzioni fino a 900 euro per chi protesta contro le uccisioni di animali durante le attività di controllo, mentre non è prevista alcuna modifica dell’impianto sanzionatorio penale e amministrativo volta a reprimere il bracconaggio e il traffico di animali selvatici
«La legge 157 del 1992, che oggi la destra cerca di smontare pezzo per pezzo, è stata una conquista enorme per il nostro Paese. Davvero vogliamo sacrificarla sull’altare della caccia selvaggia e deregolamentata? Questa è regressione mascherata da riforma – dichiara nel merito l’eurodeputata Annalisa Corrado, responsabile Conversione ecologica del Pd nazionale – La legge in questione ha introdotto tutele fondamentali per la fauna selvatica, garantito il rispetto degli equilibri ecosistemici e definito chiaramente le pratiche di bracconaggio, seppur ancora in assenza di strumenti efficaci per contrastarlo. La bozza circolata e sostenuta dalla destra rappresenta un pericolosissimo passo indietro, che tradisce e spazza via decenni di equilibrio tra ambiente, agricoltura e sicurezza. È chiaro il rischio: un indebolimento delle tutele, una caccia senza regole, la normalizzazione del bracconaggio. La biodiversità non è un fastidio da eliminare, ma la base della nostra sopravvivenza. Difendere la Legge 157 significa difendere l’ambiente, la scienza e una visione moderna della convivenza tra esseri umani e natura. Noi saremo in prima linea: la 157 non si tocca».
