Il devastante bilancio della colonizzazione sulla fauna selvatica
Lo studio “Unsettling the record: modelling the devastating cumulative effects of selected environmental stressors and loss of human life caused by colonization in Burrard Inlet, Canada”, pubblicato su Philosophical Transactions of the Royal Society B da ricercatori dell’University of British Columbia (UB C) e della səlilwətaɬ (Tsleil-Waututh Nation). Mostra I devastanti impatti della colonizzazione su Burrard Inlet e i diritti della səlilwətaɬ (Tsleil-Wat nella lingua hən̓q̓əmin̓əm̓). sin dai primi contatti con gli europei.
La ricerca interdisciplinare ha esplorato gli impatti degli effetti cumulativi della colonizzazione su Burrard Inlet e sulle popolazioni səlilwətaɬ. Basandosi su archeologia, ecologia storica, documenti d'archivio, dati ecologici e conoscenze sulle popolazioni səlilwətaɬ, i ricercatori dell’UBC e indigeni hanno sviluppato un modello ecosistemico per analizzare gli effetti di impatti selezionati dello sviluppo coloniale sulle popolazioni səlilwətaɬ e sulla quantità di cibo raccoglibile nell'ecosistema di Burrard Inlet dal 1750 al 1980. Gli impatti coloniali inclusi nel modello erano: 1) epidemie di vaiolo; 2) pressione di pesca dei coloni; 3) perdita di habitat costieri e intertidali; 4) chiusura della pesca di bivalvi (vongole, cozze e ostriche) causata dall'inquinamento.
Dal modello pubblicato emerge che «Una manciata di impatti, tra cui la pressione della pesca coloniale, la distruzione dell'habitat e la chiusura della raccolta de i bivalvi causata dall'inquinamento, hanno ridotto dell'88% la quantità di cibo tradizionale raccoglibile di Burrard Inlet tra il 1750 e il 1980».
Questo viola i diritti intrinseci e costituzionalmente tutelati dei səlilwətaɬ che raccontano che «La nostra storia della creazione racconta come la nostra prima nonna səlilwətaɬ nacque in queste acque. I nostri anziani avevano un detto su Burrard Inlet: "Quando la marea si ritirava, la tavola era apparecchiata". Ma oggi, il grande pubblico vede l'insenatura come un porto industriale urbanizzato e una discarica di acque reflue, non come un luogo dove raccogliere cibi sani e selvatici. Dobbiamo lottare per contrastare questa visione, proteggere i nostri diritti e la nostra cultura e ricordare costantemente a tutti che l'insenatura è il nostro frigorifero, la nostra dispensa e la nostra tavola prima di essere un porto industriale e un corso d'acqua urbano».
Prima del contatto con gli europei, il modello era stabile, con una popolazione di səlilwətaɬ di 10.000 persone, a indicare una relazione sostenibile tra səlilwətaɬ e l'insenatura. Quando la prima epidemia di vaiolo devastò la popolazione di səlilwətaɬ nel 1782, le popolazioni di molte fonti alimentari, come salmone, aringhe, vongole e uccelli, aumentarono improvvisamente, mentre la pressione di pesca dei səlilwətaɬ diminuiva drasticamente. Con l'aumento della pressione di pesca dei coloni e la perdita di habitat dalla metà del 1800 fino al XX secolo, e la cessazione della raccolta dei bivalvi nel 1972, la biomassa raccoglibile di praticamente ogni alimento importante per i səlilwətaɬ crollò, spesso del 100%.
Il modello stima che «Gli alimenti tradizionali disponibili per i səlilwətaɬ di Burrard Inlet siano diminuiti da 42,7 tonnellate per km2 nel 1750 a 5,1 tonnellate per km2 nel 1980 a causa di tre soli impatti: la pesca dei coloni, la perdita di habitat e la chiusura della raccolta dei bivalvi e i ricercatori fanno notare che «Questo si traduce in una riduzione della capacità di carico a Burrard Inlet dell'88%. E’ importante sottolineare che il modello non include altri impatti come il trasporto marittimo e il traffico navale, l’urbanizzazione degli altopiani, gli impatti delle fuoriuscite di petrolio, le limitazioni normative sulla raccolta indigena, i programmi genocidi come le scuole residenziali o innumerevoli altri impatti sulle persone, i diritti e l'ambiente dei səlilwətaɬ. Se questi altri impatti fossero presi in considerazione, la riduzione della capacità di carico sarebbe significativamente maggiore».
Il modello stima che nel 1750, 42 anni prima del contatto con gli europei, i səlilwətaɬ pescassero 2.216 tonnellate di cibo all'anno a Burrard Inlet. Tra queste, 740 tonnellate di bivalvi, 276 tonnellate di aringhe, 203 tonnellate di salmone keta, 190 tonnellate di uccelli e 170 tonnellate di granchi. Questi numeri possono sembrare fantasiosi rispetto alle condizioni attuali, ma sono supportati da archeologia, ecologia storica, documenti d'archivio, dati ecologici e conoscenze dei səlilwətaɬ.
La principale autrice dello studio, Meaghan Efford dell’Institute for the Oceans and Fisheries dell’UBC, spiega su The Conversation che «La nostra ricerca evidenzia come i cambiamenti della linea di costa dovuti ad eventi come la costruzione del porto di Vancouver abbiano causato la perdita di oltre la metà dell'habitat intertidale da cui dipendono vongole, granchi, uccelli e pesci. Oltre alla pesca eccessiva, questo ha portato a un drastico declino della popolazione di queste specie. Anche le vongole e altri bivalvi sono diventati pericolosi per il consumo a causa dell'inquinamento. La pesca eccessiva è stata un problema enorme. I pesci foraggio, tra cui l'aringa del Pacifico, l'eulachon, lo sperlano e l'acciuga settentrionale, hanno registrato complessivamente un calo del 99% della biomassa. L'aringa del Pacifico è stata completamente annientata dalla pesca con la dinamite e solo di recente è ricomparsa.
Sia il salmone rosa che il salmone keta hanno subito perdite di biomassa superiori al 40% a causa della pesca eccessiva. Lo storione bianco è stato quasi annientato. I mammiferi non se la passarono meglio: tre quarti delle popolazioni di cervi e alci e oltre un quarto delle foche comuni nella zona attorno all'insenatura sono andati persi causa della caccia. Il vaiolo ebbe un effetto devastante sulle comunità Salish in tutta la regione. La perdita di vite umane causò cambiamenti radicali nell'ecosistema, riducendo significativamente la quantità di cibo sottratto. Le epidemie di vaiolo rappresentano solo la superficie dell'impatto della colonizzazione sulle vite degli indigeni. Altri eventi che non abbiamo incluso nel modello – come ad esempio il sistema delle scuole residenziali e il sistema delle riserve – hanno gravemente limitato o criminalizzato le attività di gestione che Tsleil-Waututh e altre nazioni hanno utilizzato per prendersi cura del loro territorio per millenni».
E gli indigeni canadesi confermano e denunciano: «Oggi, gli impatti coloniali storici e attuali hanno lasciato i səlilwətaɬ senza una capacità significativa di catturare molte specie importanti da Burrard Inlet. Ad esempio, aringhe, ooligan, sperlani , storioni e halibut sono stati tutti eradicati da Burrard Inlet generazioni fa e la loro biomassa annuale raccoglibile combinata è diminuita da oltre 444 tonnellate a zero. Alcune popolazioni di aringhe sono tornate a Burrard Inlet nell'ultimo decennio, ma il raccolto della comunità nel 2024 è stato inferiore a 5 kg. La raccolta di bivalvi in tutta l'insenatura è stata chiusa nel 1972 e, sebbene i səlilwətaɬ abbiano lavorato a lungo per riaprire una singola spiaggia per una piccola raccolta annuale di vongole, questa di solito è inferiore a 30 kg di vongole per l'intera comunità all'anno. Inoltre, nel 2024, solo due membri dei səlilwətaɬ hanno segnalato la caccia agli uccelli all'estremità settentrionale di Indian Arm. Sebbene gli sforzi costanti della comunità per la raccolta, nonostante la storia degli impatti coloniali, siano stati encomiabili e incredibilmente importanti, la raccolta di queste e altre specie da parte di səlilwətaɬ è diminuita di oltre il 99,99%».
Lo stile di vita dei səlilwətaɬ si basa su un ambiente marino e terrestre sani a Burrard Inlet e il nuovo studio si aggiunge alla moltissime i prove che dimostrano come l'insenatura sia stata incredibilmente danneggiata e che le decisioni prese dai governi federali e provinciali canadesi in materia di gestione della pesca, distruzione dell'habitat e inquinamento, tra gli altri impatti, abbiano lasciato i səlilwətaɬ senza la possibilità concreta di esercitare i diritti di raccolta per innumerevoli prodotti alimentari tradizionali. Inoltre, il Canada ha l'obbligo costituzionale di tutelare i diritti e lo stile di vita degli indigeni, e i tribunali canadesi sono chiari sul fatto che «Quando si esamina una violazione, il piano governativo può essere considerato nel suo complesso, così come la storia dello sviluppo sui territori, l'uso e l'allocazione storici delle risorse e gli impatti che ciò ha causato». (Yahey contro British Columbia, 2021, BCSC 1287).
La Tsleil-Waututh Nation evidenzia che «In questo contesto, la storia degli effetti cumulativi nel caso Burrard Inlet viola chiaramente i diritti di proprietà intellettuale previsti dalla legge canadese e rappresenta un rischio legale per il Canada. Da un punto di vista legale, con l'accumularsi di impatti sul territorio di una First Nation, lo sviluppo diventa sempre più difficile da giustificare ai sensi della legge canadese, poiché la Corona deve comunque adempiere ai propri obblighi costituzionali nei confronti delle popolazioni indigene. In parole povere, le regioni che sacrificano completamente i diritti delle popolazioni indigene a favore dello sviluppo, in Canada sono fuorilegge. Quando i regolatori e i decisori della Corona ignorano questo obbligo e approvano ripetutamente gli impatti, i tribunali possono privare la Corona della facoltà di autorizzare nuovi sviluppi. Questo è stato ben esemplificato nel 2021, quando la Corte Suprema della British Columbia ha stabilito che la British Columbia non poteva continuare ad autorizzare attività industriali che violassero i diritti costituzionali delle First Nations del Blueberry River finché non avessero affrontato le preoccupazioni della First Nation. La Provincia e le First Nations del Blueberry River hanno successivamente negoziato un accordo che includeva una gestione basata sugli ecosistemi, limitazioni allo sviluppo di nuovi giacimenti di petrolio e gas, la protezione di 650.000 ettari di territorio, opportunità di condivisione dei ricavi con l'industria e il governo e centinaia di milioni di dollari in finanziamenti per il ripristino e pagamenti finanziari.
Progetti come il Trans Mountain Expansion Project, al quale i səlilwətaɬ si sono fermamente opposti fin dall'inizio, il proposto dragaggio di Burrard Inlet e le recenti leggi fast-tracking preoccupano moltissimo i əlilwətaɬ: «La nostra Nazione non è contraria allo sviluppo. Sosteniamo un'economia sostenibile, ma il Canada non può più ignorare i nostri diritti intrinseci e costituzionalmente tutelati e ignorare la crisi climatica globale. Per proteggere e ripristinare la salute dell'Inlet e affrontare i significativi rischi legali per il Canada, abbiamo bisogno che la Corona avvii un processo decisionale congiunto con səlilwətaɬ per esaminare e autorizzare le attività della Corona che potrebbero avere un impatto ulteriore sui nostri diritti a Burrard Inlet, come percorso condiviso da seguire. Queto garantirà un futuro in cui səlilwətaɬ e i nostri vicini possano prosperare e lavorare insieme».
La Efford conclude: «La nostra ricerca dimostra che il colonialismo ha avuto un impatto devastante sugli habitat e sulla biodiversità di Burrard Inlet e dintorni. Questa non è solo una storia ecologica, ma una storia umana che testimonia gli impatti di vasta portata della colonizzazione. E’ una storia interconnessa che mostra quanto la colonizzazione e la rapida urbanizzazione possano essere dannose, sia per gli esseri umani che per gli ecosistemi che chiamiamo casa».