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L'ingegnoso mimetismo del calamaro di Lesson, che sta conquistando il Mediterraneo

Documenta l'intera e sorprendente gamma di comportamenti mimetici che lo shiro-ika adotta per nascondersi dai predatori
 |  Natura e biodiversità

Il calamaro di Lesson (Sepioteuthis lessoniana), o calamaro ovale bianco, che i giapponesi chiamano shiro-ika, è un calamaro di medie dimensioni il cui areale è quello degli oceani Indiano e Pacifico occidentale, dove nuota in un'ampia gamma di habitat diversi: dalle praterie di fanerogame marine poco profonde alle barriere coralline, fino a profondità di 100 metri lungo gli ambienti costieri. In queste zone ricche di biodiversità, i calamari incontrano predatori di tutte le dimensioni e forme, dagli uccelli marini che volano sopra di loro agli squali, ai tonni e ad altri cefalopodi che cacciano sotto il mare.

Michael Kuba, dell'università di Napoli Federico II e uno degli autori dello studio “Situational motionless camouflage of a loliginid squid” pubblicato recentemente su Scientific Reports, spiega che «Questi calamari sono stati recentemente osservati nel Mar Mediterraneo, dove sono entrati attraverso il Canale di Suez. Man mano che compaiono in ecosistemi più diversificati, le loro diverse strategie di mimetizzazione diventano sempre più rilevanti per la scienza».

Infatti, una varietà di predatori di questo tipo richiede un ampio repertorio di strategie di sopravvivenza. Lo studio “Squid adjust their body color according to substrate”, pubblicato sempre su Scientific Reports dallo stesso team internazionale di ricercatori guidato dall'Okinawan Institute of Science and Technology (OIST) ha scoperto come i calamari di Lesson cambiano colore quando si spostano tra substrati di diverse tonalità e, con il nuovo studio, lo stesso team ha tracciato un quadro completo di come questo cefalopode applichi una sofisticata gamma di strategie di mimetizzazione per adattarsi a diversi ambienti e minacce.

Un altro autore dei due studi, Ryuta Nakajima dell’OIST, evidenzia che «L'ampia varietà di strategie visive utilizzate dai calamari è sorprendentemente complessa, soprattutto considerando che tradizionalmente si ritiene che trascorrano la maggior parte della loro vita nella colonna d'acqua aperta. Questa scoperta suggerisce che i calamari abbiano un rapporto comportamentale con il fondale oceanico più profondo di quanto si pensasse in precedenza».

All’OIST spiegano che «I predatori naturali dello shiro-ika hanno spesso una vista acuta ma monocromatica, calibrata per individuare la simmetria nei substrati altrimenti asimmetrici delle barriere coralline. Per contrastare questo fenomeno, il calamaro seleziona schemi cromatici estremamente irregolari per adattarsi perfettamente all'ambiente circostante, imitando le rocce ricoperte di alghe, fondendosi con le ombre sotto le rocce o diventando trasparente per rimanere invisibile tra i fondali sabbiosi di fanerogame marine».

Il team di scienziati ha anche descritto uno specifico schema di colorazione definito " disruptive" che, come i camuffamenti Dazzle dipinti sulle navi da guerra durante la Prima Guerra Mondiale, non ha lo scopo di nascondere i calamari, ma potrebbe invece confondere i predatori sulla loro vera forma, dimensione e posizione, facilitando la loro fuga in caso di emergenza.

Un altro autore del nuovo studio, Wee Hin Boo dell’Institute of Climate Change della National University of Malaysia, fa notare che «La capacità dei calamari di cambiare aspetto è sbalorditiva. Analizzando i modelli matematici alla base del loro comportamento, siamo stati in grado di confermare le diverse strategie che utilizzano per scomparire sullo sfondo. È stata una sfida affascinante quantificare ciò che l'occhio vede».

La strategia dei calamari utilizza anche diverse posizioni dei tentacoli per ridurre al minimo la simmetria, come gettarli di lato o lasciarli cadere caoticamente davanti. E una strategia difensiva nota dei calamari di Lesson è quella di formare branchi composti anche da 200 individui. Zdenek Lajbner, un altro ricercatore dell'OIST, continua: «Abbiamo scoperto che i calamari sincronizzano le loro strategie di mimetizzazione, come impilarsi l'uno sull'altro per mascherarsi da roccia, dimostrando la capacità di coordinare il loro mimetismo. I calamari ovali sono un valido candidato per la futura ricerca sulla cognizione dei cefalopodi, nonché un potenziale animale modello per lo studio della percezione visiva e del controllo motorio attraverso il sistema nervoso centrale. E’ un animale straordinario".

I calamari utilizzati in questo studio fanno parte del progetto di ricerca sull'acquacoltura di successo condotto da Lajbner all’OIST, che ha dimostrato la fattibilità di allevare calamari sani e attivi per diverse generazioni , un'impresa che, generalmente, si è rivelata estremamente difficile per i cefalopodi.

Nakajima conclude: «A Okinawa Lo shiro-ika è una specie di importanza commerciale, eppure il suo pescato annuale è diminuito del 98%. Spero che questo studio fornisca preziose informazioni sull'interdipendenza ecologica tra calamari e il loro ecosistema, contribuendo in ultima analisi allo sviluppo di strategie di conservazione più efficaci».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.