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Trasformatori in resina MT/BT: la scelta sostenibile per le rinnovabili

Questi dispositivi, ormai ampiamente adottati nel settore delle energie pulite, rappresentano un tassello fondamentale nella realizzazione di reti elettriche più sostenibili e sicure, in linea con gli obiettivi europei di decarbonizzazione
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La sostenibilità e la sicurezza ambientale sono diventate priorità imprescindibili per la progettazione e la gestione delle infrastrutture elettriche: i trasformatori in resina MT/BT a secco sono una soluzione tecnologicamente avanzata e rispettosa dell’ambiente, in grado di coniugare prestazioni elevate, efficienza energetica e riduzione dell’impatto ecologico.

Questi dispositivi, ormai ampiamente adottati nel settore delle energie rinnovabili, rappresentano un tassello fondamentale nella realizzazione di reti elettriche più sostenibili e sicure, in linea con gli obiettivi europei di decarbonizzazione.

Perché i trasformatori in resina sono ecologici

A differenza dei trasformatori in olio minerale, i trasformatori in resina MT/BT a secco si distinguono per l’assenza di fluidi isolanti inquinanti. La resina epossidica utilizzata per l’isolamento degli avvolgimenti elimina completamente il rischio di sversamenti e contaminazioni del suolo o delle acque, rendendoli ideali per installazioni in aree a elevata sensibilità ambientale.

Dal punto di vista della sostenibilità, fino al 90% dei materiali impiegati — rame, ferro e resine — è riciclabile a fine vita, riducendo la produzione di rifiuti speciali. Inoltre, i processi produttivi di questi trasformatori comportano emissioni di CO₂ inferiori del 20-30% rispetto ai trasformatori in olio, grazie alla minore energia necessaria per la fabbricazione e alla totale assenza di trattamenti chimici complessi.

Le analisi LCA (Life Cycle Assessment) dimostrano un impatto ambientale complessivo significativamente ridotto: l’assenza di olio comporta una minore manutenzione, una maggiore sicurezza operativa e una riduzione delle emissioni indirette dovute al ciclo di smaltimento. Nel confronto con i modelli tradizionali, i trasformatori in resina risultano quindi una scelta intrinsecamente ecologica e sostenibile, perfettamente allineata ai criteri ESG richiesti dai progetti di energia verde.

Caratteristiche tecniche per l'integrazione con rinnovabili

Dal punto di vista tecnico, i trasformatori in resina si adattano perfettamente alle esigenze degli impianti a fonte rinnovabile, caratterizzati da fluttuazioni di potenza e da sollecitazioni elettriche intense. La loro elevata resistenza alle sovratensioni generate dagli inverter consente un funzionamento stabile anche in condizioni di forte variabilità del carico.

Le perdite a vuoto e sotto carico risultano notevolmente inferiori rispetto ai modelli tradizionali, con un miglioramento dell’efficienza complessiva del sistema di conversione. Appartengono alle classi climatiche C2 ed E2, che ne certificano l’idoneità a operare in ambienti con elevata umidità e contaminazione.

Inoltre, il comportamento dei trasformatori in resina nei confronti delle armoniche di corrente è particolarmente favorevole: l’assenza di fluido dielettrico e la robustezza meccanica del materiale isolante limitano i fenomeni di surriscaldamento dovuti a distorsioni armoniche. L’ampio range di temperatura operativa (-25°C / +50°C) li rende idonei per installazioni in condizioni ambientali estreme, come deserti o aree montane.

Vantaggi nella connessione di impianti fotovoltaici ed eolici

L’utilizzo dei trasformatori in resina nei sistemi fotovoltaici ed eolici offre numerosi vantaggi operativi. In primo luogo, questi dispositivi gestiscono efficacemente la variabilità della produzione tipica delle rinnovabili, grazie alla loro capacità di rispondere rapidamente ai transitori di tensione e corrente.

La manutenzione ridotta è un beneficio cruciale per impianti collocati in siti remoti o difficilmente accessibili, come parchi eolici offshore o impianti fotovoltaici di grande estensione. L’assenza di olio riduce anche il rischio di incendi, rendendo i trasformatori in resina particolarmente adatti a impianti di produzione situati in prossimità di aree residenziali o naturali.

Esempi applicativi mostrano come, per parchi fotovoltaici da 10 MW, l’impiego di trasformatori in resina consenta una riduzione delle perdite energetiche fino al 2% su base annua, migliorando sensibilmente il rendimento complessivo dell’impianto. Analogamente, nei parchi eolici, la loro robustezza meccanica garantisce stabilità anche in presenza di vibrazioni e variazioni termiche repentine.

Trasformatori in resina nelle smart grid e comunità energetiche

All’interno delle smart grid e delle comunità energetiche rinnovabili (CER), i trasformatori in resina svolgono un ruolo essenziale nella gestione bidirezionale dei flussi energetici. Nelle cabine secondarie intelligenti, permettono di collegare in sicurezza impianti di generazione distribuita, sistemi di accumulo e utenze finali, garantendo la stabilità della tensione e la continuità di servizio.

La loro integrazione con sistemi di energy storage favorisce l’accumulo e la redistribuzione dell’energia prodotta localmente, consentendo una gestione dinamica e bilanciata dei carichi. Diversi progetti pilota in Italia e in Europa — in linea con le normative CEI 0-16 e CEI 0-21 — hanno dimostrato come i trasformatori in resina possano costituire l’asse portante delle nuove reti di distribuzione decentralizzate, supportando la resilienza e la flessibilità dei sistemi energetici.

Sicurezza ambientale e riduzione rischi

Dal punto di vista della sicurezza, i trasformatori in resina garantiscono standard elevatissimi. Appartengono alla classe F1 di autoestinguenza, il che significa che non propagano la fiamma e non emettono gas tossici in caso di incendio. Inoltre, presentano zero rischio di sversamenti e possono essere installati in aree sensibili come falde acquifere, parchi naturali o zone urbane ad alta densità abitativa.

Le statistiche industriali mostrano una riduzione del rischio d’incendio del 95% rispetto ai trasformatori in olio. Diversi case study europei hanno evidenziato come l’adozione di trasformatori in resina abbia evitato incidenti ambientali potenzialmente gravi, soprattutto in contesti in cui la perdita di fluido isolante avrebbe comportato danni irreversibili agli ecosistemi locali.

Analisi economica: TCO vs trasformatori tradizionali

L’analisi del TCO (Total Cost of Ownership) evidenzia che, sebbene i trasformatori in resina presentino un costo iniziale leggermente superiore, essi garantiscono un ritorno economico più rapido nel medio-lungo termine. I costi operativi risultano inferiori del 50-70% grazie alla manutenzione ridotta, all’assenza di sostituzione dell’olio e alla maggiore efficienza energetica.

La vita utile media di oltre 30 anni e il valore residuo superiore a fine ciclo ne fanno una scelta economicamente sostenibile per gli operatori del settore. Inoltre, molti paesi europei offrono incentivi green e agevolazioni fiscali per l’adozione di apparecchiature a basso impatto ambientale, contribuendo a ridurre il payback period degli investimenti.

I trasformatori in resina MT/BT rappresentano una soluzione sostenibile, sicura e tecnologicamente evoluta per la connessione e la gestione degli impianti a fonte rinnovabile. L’assenza di oli inquinanti, la compatibilità con le smart grid e la riduzione dei costi di esercizio ne fanno una componente chiave della nuova generazione di infrastrutture energetiche, orientate alla resilienza e alla tutela dell’ambiente.

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.