Berlino ripensa la mobilità e prova a liberarsi dell’auto privata
Il 25 giugno 2025, il Tribunale costituzionale di Berlino ha aperto la strada a una delle proposte più radicali mai discusse in una capitale europea: vietare quasi totalmente l’uso delle auto private all’interno della cintura ferroviaria S-Bahn, un’area di 88 chilometri quadrati che racchiude il cuore della città. Una superficie più vasta di Manhattan, destinata a diventare un laboratorio urbano a cielo aperto, se il referendum promosso dall’iniziativa civica Volksentscheid Berlin autofrei arriverà al voto popolare.
La proposta prevede una limitazione netta e precisa: ogni cittadino potrà accedere con la propria auto alla zona interessata solo dodici volte l’anno. Resterebbero esclusi dal divieto i veicoli di emergenza, le forze dell’ordine, le persone con disabilità, i taxi e i mezzi di consegna. L’obiettivo è ridurre il traffico privato del 66%, migliorare la qualità dell’aria e riconsegnare spazio urbano a pedoni, ciclisti e trasporto pubblico, trasformando Berlino in un modello avanzato di città post-auto.
Non si tratta di un esperimento marginale; se il Parlamento cittadino non approverà la proposta, i promotori avranno il diritto di raccogliere circa 170.000 firme per portarla al voto. Potrebbe accadere nel 2026, ma il cambiamento è già cominciato. Il fatto che la giustizia costituzionale abbia ritenuto ammissibile il quesito dimostra quanto la mobilità urbana sia ormai al centro della transizione ecologica, anche nella patria dell’auto privata.
Berlino, infatti, non è solo una capitale politica, è anche il simbolo di un’industria nazionale fortemente legata all’automobile, con colossi come Volkswagen, BMW e Mercedes-Benz che hanno definito il modello economico e culturale tedesco del Novecento. Che proprio da qui parta una riflessione sul superamento dell’auto come standard urbano segna un cambio di paradigma profondo, potenzialmente capace di influenzare le politiche di molte altre città europee.
Il progetto ha già suscitato entusiasmo tra le associazioni ambientaliste e molte reti cittadine, ma incontra resistenze da parte del mondo imprenditoriale e delle istituzioni locali, preoccupati per le ripercussioni sulla logistica urbana, il commercio e il pendolarismo. Nonostante ciò, il dibattito pubblico si è acceso e si arricchisce ogni giorno di nuove voci, chiamate a rispondere a una domanda sempre più urgente: come garantire una mobilità equa e sostenibile in una città senza auto?
L’interrogativo è cruciale perché, come sottolineano gli stessi promotori, vietare l’uso dell’auto non basta. Il successo di un cambiamento così profondo passa dalla capacità di offrire alternative reali e accessibili: trasporti pubblici efficienti, servizi flessibili, reti ciclabili sicure e un’organizzazione urbana pensata per le persone, non per i veicoli.
Nel contesto europeo, Berlino si inserisce in una rete crescente di città che stanno riformulando il proprio rapporto con l’automobile: Parigi, con la pedonalizzazione della Senna e il piano per eliminare le auto diesel, Barcellona, con le sue super-isole. Ma la proposta tedesca spinge ancora oltre i confini del possibile, ponendo l’intera metropoli al centro di un esperimento che unisce ecologia, democrazia e diritto alla città.
Il progetto Berlin autofrei rappresenta una sfida politica ma anche culturale. Rimettere in discussione la centralità dell’auto significa intaccare abitudini, modelli di consumo, interessi consolidati. Ma significa anche costruire una visione alternativa, che oggi è più urgente che mai: quella di città a misura d’uomo e di clima, capaci di affrontare la crisi ambientale partendo dalla qualità della vita quotidiana.
Che il referendum si tenga o meno, il fatto stesso che si discuta seriamente la possibilità di una capitale europea senza auto private è già un segnale potente. È la dimostrazione che il cambiamento, se sostenuto da movimenti dal basso e da una visione lungimirante, è non solo auspicabile, ma possibile. Forse il futuro non arriverà con il rombo dei motori, ma con il silenzio ritrovato delle strade.