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Il ponte sullo Stretto di Messina fa un passo avanti e due indietro

Dal Mase non c’è stato alcun via libera definitivo al progetto, che deve ancora passare dal vaglio di Cipess e Commissione Ue. E il Quirinale stoppa Salvini sull'antimafia
 |  Trasporti e infrastrutture

Apprendiamo non senza trattenere un moto interiore d’ilarità che “il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha dato il via libera ufficiale al progetto del ponte sullo Stretto di Messina, come annunciato dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini”. A darne l’annuncio molte testate giornalistiche, che attraverso una serie di rilanci d’agenzia hanno reso nota la notizia a urbi et orbi.  Subito dopo gli squilli di tromba bene-annunzianti dei Serafini dell’informazione, una nota del Ministero dei trasporti e delle infrastrutture ha definito l’ok del Mase “una notizia di straordinaria importanza” e “un altro fondamentale passo in avanti”. Ribadendo, come un mantra, che il ponte rientra nel più ampio piano di potenziamento delle infrastrutture del Sud Italia e della rete europea Ten-T – reti sono costituite da un insieme di infrastrutture lineari (ferroviarie, stradali e fluviali) e puntuali (nodi urbani, porti, interporti e aeroporti) considerate rilevanti a livello comunitario.

Lo stesso Salvini, puntualizza che, superati gli ultimi visti tecnici, i cantieri dovrebbero partire “entro l’estate” 2025: praticamente domani l’altro! Vediamo di capire come stanno realmente le cose e raddrizziamo l’orientamento della velatura per riportare il vascello dell’informazione sulla rotta giusta: verità e conformità alla legge.

Il parere reso dal Mase (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica) attraverso il Decreto dirigenziale della competente direzione è un passaggio importante ma non risolutorio, e questo perché dovranno essere sviluppati altri due passaggi – questi sì fondamentali – che riguarderanno il decreto di Via (Valutazione di impatto ambientale); il primo passaggio avverrà al Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) che è l’organo istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ed è competente a concedere l’approvazione finale al progetto stesso. Ricordiamo che, comunque, il sigillo definitivo per la realizzazione dell’opera sarà legato all’esito dell’informativa che il Governo italiano è obbligato ad inviare alla Commissione europea.

Quindi, nel mentre restiamo in fiduciosa attesa dell’esito delle previste istruttorie, così come dei ricorsi amministrativi agitati da associazioni ambientaliste e sindaci delle città maggiormente colpite dalle realizzazione del ponte medesimo, richiamiamo il fatto che le dispute sul piano scientifico non si sono ancora pacificamente concluse e le affermazioni sparse qua e là sull’infallibilità di giudizio della Commissione ministeriale della Via-Vas non sono attendibili: basterebbe verificare i curricula della maggior parte dei membri di fresca nomina per capire che, molti di loro, non sono in grado di comprendere nel merito nemmeno le valutazioni tecnico-scientifiche-ingegneristiche contenute in quel progetto.

Nel frattempo una bocciatura è arrivata anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il decreto Infrastrutture approvato lunedì scorso dal Consiglio dei ministri è stato infatti modificato dopo i rilievi del Quirinale, in particolare su una norma inserita all’ultimo momento e riferita alla realizzazione del Ponte sullo Stretto. La misura, condivisa dai ministri Salvini e Piantedosi, puntava a introdurre una procedura speciale per i controlli antimafia. Secondo quanto precisato dall’Ufficio stampa della Presidenza della Repubblica, la norma non era presente nel testo preventivamente trasmesso al Quirinale ed è apparsa solo poche ore prima del Consiglio dei ministri. Inoltre, la procedura proposta non sarebbe più rigorosa di quella già prevista per le opere strategiche come il ponte di Messina. Al contrario, prevedeva possibili deroghe al Codice antimafia – concesse finora solo in situazioni eccezionali come terremoti o Olimpiadi – che non sono consentite nell’attuale legislazione ordinaria

«Con il suo ultimo parere rilasciato sul progetto Ponte sullo Stretto di Messina la Commissione VIA VAS da tecnica diventa politica e il Ministero dell’ambiente perde il ruolo di terzietà nei controlli ambientali – aggiungono nel merito dal WWF Italia – Nonostante le analisi fin qui fatte, quelle ambientali e naturalistiche sono state dichiarate gravemente insufficienti dalla stessa Commissione VIA VAS tant’è che ha prescritto sostanziose integrazioni. In particolare, la Commissione ha chiesto che per la biodiversità fosse disposto un aggiornamento “del piano di monitoraggio ambientale da eseguirsi per la fase ‘ante operam’ con il monitoraggio” per numerosi degli habitat sia terrestri che marini che relativi alle zone umide. Sempre “ante operam” la Commissione ha formalmente chiesto anche un monitoraggio “che copra un anno intero” sulle specie migratorie prendendo in considerazione “anche altre fasce orarie rispetto a quelle analizzate (09.00/18.30) e dovrà fornire informazioni riguardo le specie coinvolte dalla migrazione annuale”. Per il mare sono stati prescritti ulteriori aggiornamenti di monitoraggi e analisi da effettuarsi “per un anno intero” “ante operam” per le comunità planctoniche e la componente nectoniana cioè sul movimento di pesci e cetacei».

Pur in assenza di questi elementi di analisi, la Commissione VIA VAS aveva rilasciato un parere positivo trovando l’escamotage di chiedere come prima prescrizione di attivare una procedura autorizzativa in deroga, detta di “III livello” per cui occorre comprovare l'assenza di soluzioni alternative rispetto l’opera proposta, l'esistenza di motivi imperativi di rilevante interesse pubblico prevalente (IROPI) per la realizzazione del progetto, l’individuazione di idonee misure compensative da adottare.

Chiamata ora a pronunciarsi su questa procedura, la Commissione commette lo stesso errore del primo parere rilasciato: si pronuncia cioè in assenza delle necessarie analisi naturalistiche ambientali che lei stessa aveva richiesto. I monitoraggi e le analisi annuali prescritte sono infatti ben lungi da essere state ultimate e quindi il piano di compensazioni obbligatorio è stato valutato con riferimenti insufficienti.

Il WWF aveva segnalato questi elementi ostativi alla Commissione ricordando che le compensazioni che la procedura prevede sono puntualmente parametrate dalle norme comunitarie che indicano appunto i coefficienti minimi di compensazione (2:1 per habitat e/o specie prioritari di interesse comunitario, 1.5:1 per habitat e/o specie di interesse comunitario, 1:1 per ulteriori habitat, specie o habitat di specie). È, quindi, evidente anche semplicemente sotto il profilo logico che per applicare il coefficiente moltiplicatore bisogna conoscere il fattore “1” a cui questo si applica e che la Commissione non aveva questo possibilità poiché non ha le analisi da lei stessa prescritte.

La Commissione, dunque, alza le mani di fronte alla dichiarazione del Governo che asserisce l’assenza di alternative al progetto, di fatto, si dichiara incompetente rispetto alla dichiarazione d’interesse pubblico prevalente dell’opera anche per fini militari, non approfondisce il rapporto costi benefici che viene fornito e si accontenta degli interventi compensativi proposti ignorando le sue stesse richieste di analisi integrative.

«Si tratta di un atteggiamento spiegabile solo alla luce di un mandato politico preciso che la Commissione – concludono dal WWF – ha dovuto ottemperare facendo così perdere il suo ruolo tecnico e con esso il ruolo di terzietà che il Ministero dell’Ambiente dovrebbe avere nelle valutazioni ambientali che vengono svolte nel nome di un interesse pubblico sovraordinato e trasversale rappresentato dalla tutela dell’ambiente.

Redazione Greenreport

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