
Stellantis, tutti gli stabilimenti in negativo e autovetture a quota -33,6% rispetto al primo semestre 2024

All’interno del complessivo quadro italiano dell’automotive, che fa registrare una produzione al minimo storico (per non parlare degli acquisti di auto elettriche, rispetto ai quali siamo ultimi tra i grandi mercati europei), c’è un gruppo automobilistico che nel primo semestre di quest’anno ha i dati di tutti gli stabilimenti in negativo. A comunicarli è la Federazione italiana metalmeccanici Fim-Cisl, che in un report su produzione e occupazione relativo al periodo gennaio-giugno di quest’anno evidenzia un netto peggioramento rispetto al già critico 2024. Nel documento diffuso oggi viene comunicato che si prevede una chiusura d’anno intorno alle 440.000 unità totali, con circa 250.000 autovetture prodotte.
Nel primo semestre 2025 sono state prodotte complessivamente 221.885 unità tra autovetture e veicoli commerciali, in calo del -26,9% rispetto allo stesso periodo del 2024. Guardando al dettaglio, emerge con ancora più chiarezza le difficoltà che attraversa il settore auto. Le autovetture registrano infatti una flessione del -33,6% (123.905 unità), mentre i veicoli commerciali sono scesi del -16,3% (97.980 unità). Tutti gli stabilimenti auto, viene sottolineato dalla federazione di metalmeccanici, evidenziano un forte peggioramento: «A differenza del 2024, in cui almeno Pomigliano rappresentava un’eccezione positiva, oggi nessun sito sfugge alla situazione di forte difficoltà». Viene inoltre evidenziato come «non si intravedono segnali di ripresa entro fine anno»: «Anzi, il calo dei volumi e l’uso degli ammortizzatori sociali potrebbero aumentare, coinvolgendo già oggi quasi la metà della forza lavoro del gruppo. La partenza produttiva della 500 ibrida prevista per novembre e i nuovi modelli di Melfi potranno dare risultati significativi solo nel corso del 2026. Tuttavia, il livello di caduta dei volumi nel 2025 è superiore alle previsioni».
La federazione di metalmeccanici chiarisce che restano validi gli impegni presi in sede istituzionale, che dovranno essere verificati puntualmente con i nuovi vertici: 2 miliardi di investimenti negli stabilimenti italiani, 6 miliardi di acquisti da fornitori nazionali, obiettivo di 1 milione di veicoli entro il 2030, legato però all’andamento del mercato. Ma anche Palazzo Chigi deve guardare in faccia la realtà e agire di conseguenza, viene sottolineato.
Serve un deciso cambio di passo, scrive la federazione di metalmeccanici sottolineando che è necessario un piano industriale europeo espansivo, sostenuto da debito comune, e un nuovo Fondo europeo con dotazioni paragonabili al Next Generation Ee, per accompagnare la transizione garantendo sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale. «Anche il Governo italiano deve fare la propria parte, individuando risorse adeguate per sostenere e rilanciare il settore automotive e l’intero indotto».
