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La Sintesi statistica sul mondo automotive realizzata dall’Unrae

Auto, produzione italiana al minimo storico. E per le elettriche siamo ultimi tra i grandi mercati europei

Nel 2024 sono usciti dalle fabbriche nazionali solo 310 mila nuovi veicoli. La quota delle immatricolazioni delle auto completamente elettriche inchiodata al 4,2%. Andiamo male anche per i punti di ricarica: 12,7 ogni 100 km di strade, lontani dalla media europea di 18,4. Lo scorso anno circolavano oltre 40,5 milioni di autovetture con età media di 13 anni (21,8% ante Euro 4)
 |  Trasporti e infrastrutture

Il mondo automotive italiano? A scattare una foto che copre i dati degli ultimi dieci anni e che mette a fuoco soprattutto quel che è successo nel 2024 ci ha pensato l’Unrae, l’associazione che rappresenta le case automobilistiche estere che operano in Italia. Ecco alcuni dettagli che ne emergono. Intanto, lo scorso anno, il mercato è rimasto in una fase di stagnazione, con vetture immatricolate a quota -0,5% sul 2023. Va anche peggio per quel che riguarda la transizione energetica: l’Italia è sempre più indietro rispetto al resto d’Europa (per non parlare del confronto con Usa e Cina) con i veicoli ricaricabili elettricamente (tra elettrici puri e ibridi plug-in) fermi al 7,6%. Altra nota dolente, collegata a questa, le stazioni di ricarica: siamo al 16° posto in Europa con 12,7 punti di ricarica elettrica ogni 100 km. Allargando lo sguardo all’intera Unione europea, poi, dallo scenario delineato dall’Unrae emerge che nel continente nel corso del 2024 sono state immatricolate 12,96 milioni di vetture, con un peso dell’Italia pari al 12%. Allargando ancora di più lo sguardo, nel mondo sono state prodotte 68 milioni di vetture: con 47,3 milioni circa l’Asia copre il 69,8% della produzione mondiale, e più della metà di questa quota (27,5 milioni circa) è fabbricata in Cina; l’Europa Occidentale rappresenta il 13% della produzione mondiale, l’Europa Orientale l’8,8% circa, i Paesi Nafta il 3,8%, il Sud America il 3,2% circa, mentre una piccola quota residua viene prodotta in Africa (1,3%).

Per quanto riguarda il nostro Paese, dalla 28ª edizione della Sintesi statistica pubblicata annualmente dall’Unrae emerge soprattutto non solo un netto gap rispetto all’era pre-Covid (-18,7% di immatricolazioni rispetto al 2019), ma il drammatico ritardo per quel che riguarda transizione energetica e mobilità sostenibile. Si è detto che le vetture ricaricabile si fermano a un modesto 7,6%, ma se si va a dettagliare il dato si vede come la situazione sia anche peggiore di quel che potrebbe sembrare a prima vista. Questa percentuale è infatti formata da un ancor più misero 4,2% di auto completamente elettriche (Battery Electric Vehicle, Bev) a cui poi si aggiunge il 3,4% delle ibride (Plug-in Hybrid Electric Vehicle, Phev). Il che conferma il ruolo di fanalino di coda per l’Italia: siamo all’ultimo posto fra i maggiori mercati europei, superati anche dalla Spagna col suo 11,4%. Per non parlare di Regno Unito, Francia e Germania, che registrano performance nettamente migliori, rispettivamente al 28,2%, 25,4% e 20,3%. Questo ritardo nella transizione energetica si riflette direttamente sulle emissioni di CO₂ in modesta riduzione a 119,1 g/Km e pertanto ancora distanti dalla media Ue27 di 107,8 g/Km.

Andiamo male anche per i punti di ricarica, 12,7 ogni 100 km di strade, lontani dalla media europea di 18,4 punti ogni 100 km, e non stiamo messi bene neanche per quel che riguarda l’età media del parco macchine circolante nel nostro Paese: la Sintesi statistica Unrae evidenzia che a fine 2024 circolavano oltre 40,5 milioni di autovetture con età media di 13,0 anni (21,8% ante Euro 4), oltre 4,5 milioni di veicoli commerciali leggeri con età media di 14,8 anni (37,2% ante Euro 4), 752.000 veicoli industriali con età media di 14,7 anni (49,4% ante Euro V) e 63.200 autobus con età media di 11 anni (26,3% ante Euro 4).

«Il 2024 è stato per l’Italia un altro anno perso», dice il direttore generale di Unrae Andrea Cardinali. «Perso per la transizione energetica, che con l’Ecobonus lungamente atteso, poi celebrato e infine cestinato, ha continuato ad arrancare con un infimo 7,6% di auto ricaricabili, 1/3 della media europea, fra incentivazione intermittente e mal congegnata, infrastrutture pubbliche inadeguate e ricariche a costi elevati. Perso anche per il rilancio della produzione nazionale, scesa al minimo storico di vetture prodotte nel Paese, soltanto 310.000. Perso anche per la riforma fiscale delle flotte, nel secondo anno della delega al Governo. Con un nulla di fatto per le aziende e un incoerente provvedimento sul fringe benefit a fine anno, che ha stravolto senza preavviso né consultazioni l’unica norma improntata alla neutralità tecnologica».

Redazione Greenreport

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