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Commissari ai porti e non presidenti di Autorità di sistema portuale

La legge imporrebbe precise caratteristiche per guidare le Port Autority, la tradizione almeno 25 anni d’esperienza: oggi non è più così
 |  Trasporti e infrastrutture

Siamo di fronte ad un’ennesima soperchieria della politica politicante del Belpaese che, con accanimento degno di maggior fortune - magari in altri luoghi -, scopre nella portualità italiana una formidabile palestra dove esercitare quotidiana (e spocchiosa) attività addestrativa.

Assistiamo increduli che larga parte dei porti italiani vengono affidati a personaggi i cui curricula si presentano spesso privi di esperienze e di conoscenze proprie di chi è chiamato ad assumere enormi responsabilità nella gestione ed operatività di complessi sistemi produttivi quali, appunto, sono da ritenere i porti; stimato professionisti o amministratori locali nella cui vita precedente mai sono entrati in un porto - se non per imbarcare su qualche traghetto - di punto in bianco si ritrovano a doverne amministrare uno e di proporzioni enormi: non si tratta di porticcioli turistici (marine) o pescherecci, ma di realtà assai complesse e i cui effetti e ricadute pesano sull’economia nazionale come macigni.

Legislatori illuminati, non moltissimo tempo fa, hanno provato a tracciarne il profilo - culturale e professionale - da riportare nelle manifestazioni d’interesse che il Mit (ministero delle Infrastrutture e dei trasporti) periodicamente emana per acquisire profili rispondenti alla funzione per poi selezionarli a seconda delle specifiche esigenze.

Questo lo spirito della norma; la realtà, purtroppo per il Paese, è ben diversa e smentisce platealmente l’attimo di lucida visione manifestato da quel legislatore che lo portò ad individuarne il profilo essenziale, rimarcandone in modo netto e chiaro la comprovata esperienza. Delle due l’una: o in sede delle competenti Commissioni parlamentari dei trasporti non sanno leggere o, meglio, comprendere un testo scritto nella madrelingua, oppure non leggono affatto e si limitano a votare quello che dalle segreterie dei partiti viene loro detto (o imposto!).

Dispiace rimarcare questi fatti così come dispiace assistere a un carosello che va oltre ogni decenza istituzionale nell’assegnazione di presidenze che dovrebbero essere invece affidate a persone di acclarata esperienza e capacità. La mia quarantennale esperienza professionale mi ha portato ad assistere in maniera graduale l’affidamento dei porti ad ufficiali in continua formazione e crescita professionali che dai piccoli porti (Uffici circondariali marittimi) arrivavano ai porti più grandi ed importati per traffico e dimensioni (Direzione marittime) e tutto questo richiedeva e richiede ancora un processo di continua crescita professionale non inferiore, solitamente, a 25 (venticinque!) anni.

Qualcuno è in grado di spiegare e non solo a me - sarebbe necessario spiegarlo agli italiani - per quale prodigio un quisque de populo, solo perché ha una tessera di partito in tasca e magari un gruzzoletto di voti in portafoglio, va a letto da consigliere comunale e l’indomani si sveglia presidente di un’imponente ed importante Autorità di sistema portuale (Port Autority)?

Aurelio Caligiore, Ammiraglio Ispettore del Corpo della Guardia Costiera

Da oltre trent’anni Ufficiale della Marina Militare del Corpo della Guardia Costiera, l’Ammiraglio Ispettore Aurelio Caligiore è da sempre impegnato in attività legate alla tutela dell’ambiente. Nell’ultimo decennio è stato Capo del Reparto ambientale marino delle Capitanerie di Porto (RAM) presso il ministero dell’Ambiente. Attualmente è Commissario presso la Commissione Pnrr-Pniec del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase).