Perché anche i nuovi incentivi per l’acquisto di auto elettriche saranno un buco nell’acqua
A inizio agosto il ministero dell’Ambiente ha adottato il decreto attuativo che regola i nuovi incentivi a fondo perduto per l’acquisto di veicoli elettrici, finanziato con 597 milioni di euro da fondi Pnrr tolti paradossalmente all’installazione di colonnine di ricarica. Le modalità operative e la data di apertura della piattaforma per l’accesso agli incentivi saranno comunicate con apposito avviso sul sito istituzionale del ministero, ma è noto che la finestra si aprirà a settembre. Eppure nel settore non c’è grande entusiasmo.
Le richieste saranno gestite tramite una piattaforma informatica dedicata, sviluppata da Sogei, che consentirà la registrazione dei beneficiari, dei venditori aderenti all’iniziativa e la generazione dei bonus. Il contributo sarà erogato sotto forma di sconto diretto in fase di acquisto. Per accedervi sarà necessario rottamare un veicolo termico fino a Euro 5 ed essere residenti nelle Fua (Aree urbane funzionali), paria circa 1900 Comuni su più di 8000; l’incentivo sarà riconosciuto alle persone fisiche – le aziende e le P. IVA sono escluse, a parte le microimprese – per l’acquisto di un’auto elettrica (categoria M1), con un contributo di 9.000 o 11.000 euro in base al valore Isee, che deve essere sotto i 40mila euro; alle microimprese, per l’acquisto di veicoli elettrici commerciali (categorie N1 e N2), fino a un massimo di 20.000 euro per veicolo, nel limite del 30% del prezzo di acquisto e nel rispetto della normativa “de minimis”.
In altre parole, quelle di Francesco Naso in qualità di segretario generale di Motus-E – ovvero è l’associazione di categoria costituita su impulso dei principali operatori industriali dei settori automotive ed energia e del mondo accademico – gli incentivi messi «hanno un significativo numero di paletti che limiterà moltissimo la platea dei beneficiari».
«Probabilmente molte delle risorse messe a disposizione non verranno usate – argomenta Naso – Questa misura serve principalmente a cercare di utilizzare risorse che altrimenti sarebbero perse, non so davvero con quanto successo. Servirebbero incentivi più bassi, certi, ampi e duraturi, persino con minori risorse pubbliche, se si vuole supportare il mercato (es. riforma della deducibilità delle auto aziendali, in altri paesi ha funzionato molto bene e sta creando usato Bev per fasce di popolazione che non possono permettersi il nuovo)».
Nel frattempo in Ue nel 2024 sono state immatricolate 1,45 milioni di nuove autovetture elettriche a batteria (la quota tra tutte le nuove immatricolazioni è stata del 13,6%) portando il totale a 5,87 milioni. Le quote più elevate di auto elettriche a batteria tra le nuove auto immatricolate sono state rilevate in Danimarca (51,3%), Malta (37,7%) e Svezia (34,9%). Le quote più basse sono state invece registrate in Croazia (1,8%), Slovacchia (2,4%), Polonia (3,0%). E poi, subito sopra ma comunque in fondo alla classifica, Bulgaria e Italia.