Slitta l’obiettivo emissioni nette zero per il trasporto marittimo, su pressione Usa
La decisione era nell’aria, ma adesso c’è l’ufficialità: l'Organizzazione marittima internazionale (Imo) ha posticipato di un anno l'adozione del suo NZF (Net-Zero Framework) durante una sessione straordinaria del Comitato per la protezione dell'ambiente marino (MEPC) nel 2025; slitta così l'adozione formale del quadro che, come noto, mira a portare a zero le emissioni nette (CO2eq) nel settore del trasporto marittimo entro il 2050.
L’Unione Europea e diversi altri paesi hanno continuato a votare a favore del framework, mentre Stati come Usa, Cina e Arabia Saudita si sono dissociati, lavorando fino a spingere al rinvio. L’ultima sessione del MEPC era ritenuta, a ragione, da diverse componenti dell'industria dello shipping e delle organizzazioni ambientaliste, cruciale per definire una strategia globale per la decarbonizzazione del settore marittimo, in seguito anche al sostegno ricevuto da molti Stati membri dell'IMO nella scorsa sessione di aprile che, ricordiamolo, fece registrare 63 voti favorevoli alla proposta e 16 contrari. La sessione della settimana scorsa si è, invece, conclusa con l'approvazione del rinvio di un anno (57 Stati a favore, 49 contrari e 21 astenuti).
Rammarico per il rinvio è stato espresso anche dall'associazione armatoriale europea European Shipowners (ECSA) ricordando che il NZT mira a creare il primo meccanismo globale di fissazione del prezzo del carbonio per qualsiasi settore industriale, compreso quello marittimo, con l'obiettivo di tracciare un percorso chiaro per la transizione del trasporto marittimo verso l'azzeramento delle emissioni. Che l'adozione dell'accordo in sede IMO sia fondamentale per realizzare la transizione del trasporto marittimo internazionale verso le emissioni nette zero e per garantire parità di condizioni a livello internazionale è chiaro a tutti: infatti, il segretario generale dell'ECSA, Sotiris Raptis, ha sottolineato che il «Net-Zero Framework dell'IMO è essenziale per dare allo shipping la certezza di cui ha bisogno e per inviare un segnale forte al mercato affinché produca i combustibili puliti necessari per raggiungere l'obiettivo di zero emissioni nette».
Il trasporto marittimo costituisce un settore internazionale che ha bisogno di stringenti normative globali per la decarbonizzazione: una regolamentazione globale diventa perciò conditio sine qua per garantire condizioni di parità di mercato a livello internazionale, necessario per realizzare la transizione energetica del trasporto marittimo internazionale.
Anche l'associazione europea Transport & Environment (T&E), che promuove la decarbonizzazione del settore dei trasporti, ha evidenziato che sull’Assemblea Plenaria del MEPC è stata soverchiante la minaccia rivolta dall'amministrazione statunitense nei confronti di quegli Stati che si fossero decisi a votare a favore del Net-Zero Framework. La settimana di pressioni e tattiche dilatorie da parte di Stati Uniti, Cina, Arabia Saudita e diversi altri Paesi ha determinato il rinvio dell’adozione del NZT.
Commentando il voto per il rinvio, Alison Shaw, responsabile di T&E presso l'IMO, ha rilevato che «la proroga lascia il settore marittimo in balia dell'incertezza. Il dato positivo resta il fatto che la settimana scorsa all’IMO è emersa la chiara volontà di ripulire il settore, e ciò nonostante la prepotenza degli Stati Uniti. Il mondo non può permettere che intimidazioni e interessi acquisiti determinino il ritmo dell'azione per il clima. I Paesi sensibili ai cambiamenti climatici devono saper sfruttare questo momento per costruire una forte maggioranza a sostegno di una decarbonizzazione significativa. Saranno loro, infatti, i maggiori beneficiari dell'economia di domani e non i giochi di potere geopolitici visti nel passato.
In questo contesto il segretario generale dell’Imo, Arsenio Dominguez, ha voluto esprimere grande fiducia nell’approvazione futura, pur riconoscendo le difficoltà di mediazione. Se non si raggiungerà il consenso nel voto della Plenaria, sarà necessario il voto favorevole dei due terzi dei 176 Stati membri.
Anche Organizzazioni come la Getting to Zero Coalition e l’International Association of Ports and Harbors hanno avvertito che un mancato accordo contribuirebbe ad accrescere incertezza negli investimenti e rallenterebbe significativamente la transizione energetica nel settore dello shipping mondiale. Eppure gli Stati Uniti d’America restano contrari al piano, minacciando ritorsioni commerciali verso i Paesi che lo sosterranno.