Dal Mozambico all’Elba: le buone pratiche del Parco come modello per il turismo sostenibile
All’Enfola, sede del Parco nazionale Arcipelago toscano, questa mattina è arrivata una delegazione di amministratori e operatori turistici provenienti dalla regione di Maputo, in Mozambico. Non una visita formale, ma una vera study visit che fino al 7 ottobre porterà gli ospiti a conoscere da vicino l’esperienza maturata nell’Arcipelago Toscano in materia di gestione sostenibile di un territorio fragile e prezioso.
La cornice non è casuale: l’Arcipelago Toscano è la più grande area marina protetta d’Europa, un mosaico di biodiversità e cultura che da anni lavora per conciliare tutela ambientale e fruizione turistica. Qui la sfida non è solo proteggere la natura, ma farlo coinvolgendo comunità locali, amministrazioni, imprese e visitatori.
Durante la settimana la delegazione visiterà i principali centri del Parco – da Rio a Marciana, da Lacona a Forte Inglese – ma il cuore del programma sarà l’escursione a Pianosa, dove il turismo è regolato e contingentato. Percorsi a piedi e in bici, itinerari archeologici e naturalistici, attività di educazione ambientale: l’isola rappresenta un esempio concreto di come si possa costruire un modello turistico a basso impatto, capace di valorizzare il patrimonio senza consumarlo.
Questa esperienza si inserisce nel progetto MangAction, promosso da AICS Maputo e coordinato da ICEI insieme a partner africani e internazionali. In Mozambico, nelle aree costiere di KaNyaka e Matola, la priorità è proteggere gli ecosistemi di mangrovie, barriere naturali contro l’erosione e serbatoi di biodiversità, ma anche risorsa vitale per la pesca e per la sopravvivenza delle comunità locali.
L’idea è mettere in dialogo due territori lontani ma simili per fragilità e potenzialità, affinché le buone pratiche sperimentate nell’Arcipelago Toscano possano ispirare strategie di gestione nelle coste africane.
La visita non si limita a un trasferimento di conoscenze “dall’alto”, ma è pensata come scambio e co-progettazione, con un’attenzione particolare al cosiddetto turismo SAVE (Scientific, Academic, Volunteering and Educational). Una forma di turismo che non punta ai grandi numeri, ma alla qualità: studenti, ricercatori, volontari e viaggiatori interessati a vivere i territori in modo partecipativo e responsabile.
«Lo sviluppo di una destinazione passa anche dal confronto con altre realtà. La study visit di MangAction è un’occasione per rafforzare la gestione sostenibile del territorio», sottolinea Giulia Benedetto - Esperta di Turismo Responsabile per ICEI.
L’Arcipelago Toscano diventa così una sorta di laboratorio mediterraneo dove si sperimentano strumenti e pratiche che parlano anche a chi opera in contesti molto diversi. Dalle mangrovie del Mozambico alle coste dell’Elba, il filo conduttore è la consapevolezza che la protezione degli ecosistemi non è un vincolo, ma una leva per costruire economie locali più forti e resilienti.