Legambiente, dopo la differenziata c’è di più: buone pratiche e impianti di prossimità in Toscana
È stato il Comune di Montemurlo a ospitare la nuova edizione del Forum economia circolare di Legambiente Toscana, arrivato quest’anno al decimo appuntamento: una location tutt’altro che casuale, dato che siamo nel cuore del distretto tessile, con una concentrazione di superfici destinate a imprese di settore più alta anche rispetto a Prato.
È stata l’occasione per ripatire dall’orizzonte dell’ultimo Forum regionale, quello all’alba del nuovo Piano toscano per l’economia circolare (Prec), poi approvato nel gennaio di quest’anno. Adesso la sfida è quello di metterlo a terra, pur nelle more dei tre Piani d’ambito ancora da scrivere per la localizzazione degli impianti: le sindromi Nimby (non nel mio giardino) e Nimto (non nel mio mandato elettorale) restano ancora da superare, soprattutto per gli impianti di recupero per le frazioni secche non riciclabili meccanicamente – ad esempio ossicombustori o impianti riciclo chimico, dato che il Piano regionale non prevede nuovi termovalorizzatori, socialmente invisi.
La sfida è enorme, dato che la Toscana genera annualmente 2,1 mln t di rifiuti urbani e 10,4 mln t di rifiuti speciali. Per gli urbani, com’è stato anticipato al Forum dal neo assessore all’Ambiente David Barontini – e poi argomentato da Francesca Sbragia, presidente dell’Arrr – si registrano nuovi progressi sul fronte della raccolta differenziata: il dato medio certificato a livello regionale per il 2024 è 68,28% (+1,6%), con l’Ato sud a registrare 61,8%, l’Ato centro 69,71% e l’Ato costa 71,36%. La discarica invece è al 30,5%, da abbattere a un massimo del 10% entro il 2035 per rispettare i target Ue: per farlo, è evidente, servono impianti alternativi alle discariche, soluzioni ancora necessarie ma in ottica residuale. Problemi che affliggono anche i rifiuti speciali, dato che l’export è in crescita, il riciclo sotto la media italiana e il recupero energetico praticamente nullo.
«Serve un'accelerazione netta per localizzare sul territorio gli impianti innovativi che possano chiudere il ciclo in Toscana, declinando il criterio di prossimità sui tre ambiti territoriali ottimali della nostra regione», spiega Fausto Ferruzza, presidente Legambiente Toscana, assieme a Maria Rita Cecchini e Stefano Donati del Consiglio direttivo. Di questi “impianti innovativi”, previsti nell’ambito del Prec, ad oggi l’unica progettualità rimasta in piedi è quella dell’ossicombustore in programma a Peccioli; una realtà che chiama a maggior coraggio i pubblici amministratori – dai Comuni alla Regione – nel rifuggire le sindromi Nimto per accelerare le procedure autorizzative anche al di fuori della Valdera. Un punto colto con favore dalla sindaca di Monsummano Terme, Simona De Caro, premiata dal Cigno verde come “Comune riciclone toscano 2025” per l’ottima performance sul fronte della raccolta differenziata.
Per colmare i gap ancora aperti sul territorio, la Toscana è chiamata a ripartire dai propri punti di forza. Non a caso il primo panel del Forum – dopo i saluti del sindaco Calamai e del neo assessore regionale all’Ambiente, David Barontini, alla sua prima uscita pubblica nel ruolo – è tutto dedicato alle best practice toscane: protagonisti i tre gestori dell’igiene urbana attivi sul territorio regionale, ovvero Plures Alia (rappresentato dal vicepresidente, Nicola Ciolini), Sei Toscana (Alessandro Fabbrini, presidente) e Retiambiente (Daniele Fortini, presidente), grazie ai quali continua a crescere la raccolta differenziata sul territorio.
Ma la raccolta differenziata è uno strumento utile per un fine, quello del riciclo effettivo – stimato per la Toscana a oltre il 50% – e dunque sarebbe utile che d’ora in avanti venisse certificato anche questo dato, come suggerito da Legambiente nel corso del Forum. Proprio guardando a riciclo effettivo, il secondo panel è incentrato sul macrotema del “principio di prossimità” per portare avanti un modello di economia circolare il più possibile a km zero. E gli esempi a portata di mano, in Toscana, sono molteplici. Alessia Scappini in qualità di ad di Revet, il principale hub del riciclo dell’Italia centro meridionale, ha analizzato la prossimità nella gestione dei rifiuti plastici in Toscana che permette di risparmiare il 75% nelle emissioni di CO2 rispetto alla produzione di polimeri vergini; Tommaso De Luca, direttore Comunicazione di Lucart, ha offerto un quadro sul riciclo nel distretto cartario lucchese; Stefano Masci, direttore operativo di Vetro Revet, ha spiegato come il 96,5% di tutto il vetro raccolto in modo differenziato in Toscana diventa nuovo prodotto; Raffaello De Salvo, presidente Corertex, ha portato l’esempio del giovane Consorzio pratese per il riuso e riciclo nel comparto tessile, dando nuove prospettive a una tradizione secolare del territorio; attraverso il progetto europeo Solstice, Gregory Eve (ad greenApes) ha proposto soluzioni sistemiche replicabili per la diffusione territoriale dell’economia circolare nel tessile; Claudia Morea del dipartimento di Architettura (Dida) dell’Ateneo fiorentino è partita invece a monte del problema rifiuti tessili, ovvero come utilizzare l’eco-design per una moda davvero circolare; Claudio Vanni, responsabile Relazioni esterne di UnicoopFi, ha invece portato al tavolo del dibattito esempi concreti di economia circolare da poter toccare con mano ogni giorno tra i banchi della cooperativa più importante attiva sul territorio regionale.
Nel pomeriggio, a chiudere la kermesse, un panel interamente dedicato alla criminalità ambientale insieme agli antidoti per le ecomafie, dettagliati in un’intervista al Procuratore di Prato, Luca Tescaroli. Sappiamo che inasprire le pene con maggiore repressione di per sé non basta, come mostra l’esperienza degli ultimi lustri. Occorre al contempo semplificare e rendere meno interpretabile la normativa ambientale, per permettere agli imprenditori onesti di fare il proprio lavoro con scrupolosità: è nelle acque torbide dell’incertezza, che hanno gioco facile i pescecani.