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Segretario del Pd di Sesto Fiorentino, è candidato per la tornata elettorale del 12-13 ottobre

Quale ambiente per la Piana fiorentina, dopo le elezioni regionali? Il punto del candidato Lorenzo Zambini

«Al ritmo attuale, sulle rinnovabili rischiamo di arrivare agli obiettivi del 2030 con e vent’anni di ritardo e non ce lo possiamo permettere. L’ampliamento dell’aeroporto di Peretola? Io sono contrario»
 |  Toscana

Lorenzo Zambini, fiorentino – ma cresciuto a Sesto – classe 1978, ha in tasca una laurea in Scienze della comunicazione e da anni lavora nella cultura e nelle politiche giovanili, con la convinzione che la politica debba servire a costruire comunità e ridurre disuguaglianze. Oggi è segretario del Partito democratico di Sesto Fiorentino e candidato al Consiglio regionale per la Piana. L’abbiamo intervistato.

Intervista

Come puoi immaginare la nostra attenzione anche in vista delle prossime elezioni regionali è tutta concentrata sui temi dell’ambiente, tematica che tra l’altro in quanto rappresentante di un’area delicata come quella della Piana fiorentina ti sarà capitato di affrontare spesso. In queste settimane di campagna elettorale ti sembra che questi temi siano stati sufficientemente al centro dell’attenzione?

La questione ambientale deve essere il filo conduttore di tutte le scelte di sviluppo: dalla mobilità alle politiche industriali, dall’urbanistica alla pianificazione locale. L’ambiente non può essere considerato un capitolo a parte, ma la base su cui costruire un nuovo modello di sviluppo – sostenibile, coerente e capace di garantire qualità della vita, giustizia sociale e competitività ai nostri territori.

Nella Piana fiorentina, dove convivono grandi potenzialità produttive e fragilità ambientali storiche – penso alla qualità dell’aria, al consumo di suolo, alla pressione infrastrutturale – questa consapevolezza è ancora più necessaria. Oggi la transizione ecologica può e deve diventare un’occasione per innovare, creare lavoro di qualità e migliorare la salute dei cittadini.

Purtroppo, in queste settimane di campagna elettorale, i temi ambientali non hanno sempre ricevuto l’attenzione che meritano. Spesso restano sullo sfondo, come questioni “tecniche” o di nicchia. È un errore: dobbiamo ripartire proprio da qui, da un’idea di ambiente non come vincolo, ma come risorsa, come spazio di innovazione e di giustizia.

Da parte mia c’è un impegno chiaro: riportare l’ambiente al centro dell’agenda politica regionale, come leva strategica per orientare tutte le scelte future.

Secondo i dati messi in fila da Legambiente, nell’ultimo anno in Italia gli eventi meteo estremi sono cresciuti del +485% rispetto al 2015. La Toscana è stata ripetutamente colpita e anche il territorio della Piana ne ha fatto le spese, penso all’alluvione del torrente Rimaggio a Sesto Fiorentino. Come se ne esce?

Se ne esce mettendo davvero l’adattamento climatico e la sicurezza ambientale al centro di una nuova idea di territorio. La Piana ha tutte le condizioni per diventare un esempio di resilienza ambientale in Toscana.

Oggi non basta più dire “zero consumo di suolo”: serve una visione concreta, fatta di investimenti nella sicurezza idrogeologica, nella cura del verde, nella rigenerazione delle aree già costruite e anche nel depaving, cioè togliere un po’ di asfalto e restituire spazio al suolo. Ma serve anche coinvolgere le persone, dare strumenti e informazioni per affrontare insieme le emergenze climatiche.

In sostanza, vuol dire ripensare il territorio in chiave ecologica, creare spazi che sappiano assorbire e mitigare gli impatti degli eventi estremi, rendendo le nostre città più vivibili e più sane per tutti.

Per mitigare la crisi climatica in corso occorre sostituire rapidamente i combustibili fossili con le fonti rinnovabili, ma la Toscana è a oggi molto indietro rispetto ai pur timidi obiettivi fissati dal Governo al 2030: al ritmo attuale li raggiungeremo solo nel 2049. Cosa serve per accelerare?

Al ritmo attuale rischiamo di arrivare agli obiettivi del 2030 con quasi vent’anni di ritardo. Non ce lo possiamo permettere – né dal punto di vista ambientale né economico. Serve un’azione molto più convinta e coraggiosa.

La transizione ecologica non è facile, né a costo zero. Ma è necessaria. E va costruita in modo giusto, sostenibile per tutti: cittadini, imprese e istituzioni. Se vogliamo che funzioni davvero, dobbiamo darle basi solide – investimenti pubblici e privati, regole chiare, tempi certi, formazione per nuove competenze e strumenti di supporto per chi rischia di restare indietro.

Puntare sulle rinnovabili non è solo una scelta ambientale: è una scelta strategica. Ridurre la dipendenza dai combustibili fossili significa anche ridurre la dipendenza da contesti geopolitici instabili e rafforzare l’autonomia energetica dei nostri territori. Come Regione possiamo e dobbiamo fare di più. Alcune priorità sono chiare:

  • Semplificare le procedure per impianti fotovoltaici, eolici e agrovoltaici, soprattutto nelle aree già urbanizzate o degradate.
  • Facilitare l’accesso ai fondi per le Comunità Energetiche e per l’autoconsumo, aiutando Comuni e cittadini con assistenza tecnica.
  • Investire nella formazione, creando nuove figure professionali nel settore energetico.
  • Sostenere l’innovazione, collaborando con università, centri di ricerca e startup.

La Toscana ha tutte le carte in regola per diventare un laboratorio avanzato della transizione energetica. Serve una regia regionale forte, capace di superare gli ostacoli burocratici, promuovere l’innovazione e costruire, insieme ai territori, un futuro davvero sostenibile.

La transizione ecologica dev’essere anche giusta, un’occasione per ridurre le crescenti disuguaglianze che lacerano la nostra società e ridurre i costi – a partire da quelli delle bollette – per i cittadini. Cosa possiamo fare in tal senso a livello locale, a partire dalla Toscana?

La transizione ecologica è anche un grande progetto di giustizia sociale. Se vogliamo che sia possibile, credibile e duratura, deve essere anche giusta. Oggi, invece, il rischio è che aumentino le disuguaglianze: chi ha più risorse si adatta più facilmente, mentre chi è in difficoltà rischia di pagare il prezzo più alto.

Possiamo fare molto per cambiare rotta e trasformare la transizione in un’occasione di redistribuzione, benessere e risparmio, soprattutto per chi ne ha più bisogno. Come?

  • Sostenendo la nascita e lo sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili, soprattutto nei quartieri popolari, nei piccoli Comuni e nelle aree interne. Le Cer possono abbattere le bollette di famiglie, imprese e servizi pubblici.
  • Promuovendo l’efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati, a partire da case popolari, scuole e ospedali. Ridurre i consumi vuol dire migliorare la qualità dell’abitare e tagliare i costi proprio dove serve di più.
  • Utilizzando al meglio le risorse regionali ed europee per aiutare le famiglie vulnerabili: bonus energia, incentivi per elettrodomestici efficienti e mobilità sostenibile accessibile, come lo sharing sociale o contributi per chi deve rottamare un’auto vecchia.
  • Investendo nella formazione per i lavori verdi, creando nuove opportunità di occupazione e accompagnando le persone nei cambiamenti del mondo del lavoro.
  • Coinvolgendo le comunità locali nelle scelte: la transizione non può essere calata dall’alto, ma costruita insieme, con percorsi partecipativi che diano voce ai territori.

La transizione ecologica non è solo una necessità, ma anche una grande occasione per ridurre le disuguaglianze e migliorare la vita delle persone. La Toscana, con la sua rete di Comuni, cittadini attivi e comunità consapevoli, ha tutte le carte in regola per fare molto bene.

Il tema dell’ampiamento dell’aeroporto di Peretola è stato praticamente messo da parte in questa campagna elettorale ritenendolo, almeno da parte del presidente Giani, un impegno ormai preso. È così?

No, per noi non è affatto così. E mi pare evidente che su quest’opera si discuta da decenni, senza mai affrontare davvero il nodo di fondo. Io sono contrario all’ampliamento dell’aeroporto di Peretola, perché ho un’idea diversa del futuro della Piana fiorentina.

Lo sviluppo di quest’area deve andare in un’altra direzione: quella della cura dell’ambiente, della rigenerazione urbana, della mobilità sostenibile e della sicurezza del territorio. Non servono grandi opere impattanti che consumano suolo, aumentano l’inquinamento e mettono sotto pressione un ecosistema già fragile.

Oggi parliamo di overtourism, di crisi climatica, e le alluvioni recenti ci hanno ricordato – con tutta la loro drammaticità – che non possiamo più permetterci scelte miopi. Ogni decisione infrastrutturale va riletta alla luce di queste nuove consapevolezze, che per me sono prima di tutto una responsabilità politica.

Nel nostro modello di sviluppo, la Piana non è un’area da sacrificare, ma un territorio da valorizzare:

  • Con il Parco della Piana, che deve finalmente diventare una realtà concreta, per tutelare l’ambiente, ridurre i rischi idrogeologici e offrire spazi di qualità ai cittadini;
  • Con il Polo scientifico, un patrimonio straordinario di sapere, ricerca e innovazione, da sviluppare e integrare sempre di più con il tessuto produttivo e formativo del territorio, per creare sviluppo sostenibile e lavoro qualificato.

Anche se il tema dell’aeroporto è stato messo ai margini in questa campagna elettorale, noi continueremo a tenerlo al centro, con coerenza, ascolto e proposte concrete.

Maurizio Izzo

Giornalista, responsabile comunicazione di una azienda che si occupa di produzioni video, organizzazione di eventi, multimedia. Ho prodotto numerosi documentari sulla cooperazione internazionale.