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A Scapigliato dal 2027 «eviterà l’emissione di 15.500 ton di CO2 all'anno nell'atmosfera»

Biometano da captazione del biogas delle discariche, l’esempio toscano protagonista alla Camera

Buzzichelli: «Siamo fieri di essere la prima cavia di Waga energy in Italia, l’impianto entrerà in funzione nel 2026 sarà in grado di immettere in rete l’equivalente del consumo di gas naturale di 3.400 famiglie»
 |  Toscana

È stata presentata ieri, nella sala stampa della Camera dei Deputati, la tecnologia Waga energy che sta facendo l’ingresso in due siti di discarica toscani, molto diversi tra loro ma entrambi con ampi margini di sviluppo per la produzione di energia rinnovabile da biogas: Csai e Scapigliato.

«Le prospettive del biometano nell’economia circolare sono talmente alte che siamo davvero fieri di essere la prima azienda, presente in Italia dal 2022, a cui due partner presenti nella regione Toscana hanno voluti dare la loro fiducia», spiega l’ad di Waga energy Italia, Andrea Baldini.

Nata a Grenoble nel 2015, la società Waga energy è oggi leader mondiale nella trasformazione del biogas di discarica in biometano. Oggi gestisce 32 unità di produzione di biometano in Francia, Spagna, Stati Uniti e Canada, per una capacità installata di 1,5 TWh/anno, e in Italia ha iniziato a operare in Toscana: prima nella discarica di Casa Rota – a Terranuova Bracciolini (AR), gestita da Csai, facente parte del gruppo Iren – che è in fase di gestione post-mortem ed è la prima assoluta in Italia che sta avviando la produzione di biometano con l’innovativa tecnologia Waga energy. L’unità Wagabox del sito di Terranuova Bracciolini entrerà in funzione nel 2026.

«Siamo fieri di essere la prima cavia di Waga energy in Italia – dichiara Marco Buzzichelli, ad di Csai – La nostra discarica è chiusa da due anni, ma là sotto c’è un grande reattore biochimico che continua a produrre percolato, ad essere quindi attivo. Il primo obiettivo è stato di sistemare la discarica (abbiamo acquisito 100 ettari di terreno agricolo e piantumato 40 ettari di noccioleto), il secondo è stato di gestire il percolato e il biogas trasformandolo in biometano, gas totalmente rinnovabile, grazie alla tecnologia Waga energy che è il vero asset: grazie al suo know how, la sua capacità di gestire integralmente gli impianti e immettere il biometano direttamente nel mercato, attraverso la rete Snam, presente a 200 metri dalla nostra discarica. Tant’è che la regione Toscana ha dato il suo via libera in un mese. L’impianto entrerà in funzione nel 2026 sarà in grado di immettere fino a 29 GWh l’anno di energia stoccabile in rete, l’equivalente del consumo di gas naturale di circa 3.400 famiglie italiane, ed eviterà l’emissione in atmosfera di circa 5.900 tonnellate di CO2 all’anno».

Il secondo caso virtuoso arriva invece dalla costa toscana, dato che dopo Csai anche l’impianto di Scapigliato – a Rosignano Marittimo (LI), tra i principali siti di discarica ancora attivi in regione – ha siglato nel maggio di quest’anno un accordo con Waga energy, una scelta industriale che sta procedendo spedita anche grazie al supporto sul permitting di Ambiente, storica società di consulenza e ingegeria ambientale con sede principale a Carrara.

«L’impianto di discarica gestito da Scapigliato può ricevere oltre 300.000 tonnellate/anno di rifiuti speciali urbani non pericolosi e rappresenta uno dei siti di trattamento e smaltimento di rifiuti più importanti a livello regionale – argomenta Matteo Giovannetti, responsabile dell’area Gestione impianti della società in house del Comune di Rosignano Marittimo – La Wagabox entrerà in funzione nel 2027 e sarà gestita da Waga energy per un periodo iniziale di 10 anni: avrà una capacità di produzione installata di 92 GWh di gas rinnovabile all’anno, pari al consumo di circa 9.400 famiglie italiane, e la sua messa in funzione eviterà l’emissione di circa 15.500 tonnellate di CO2 all'anno nell'atmosfera».

La gerarchia europea di gestione rifiuti vede la discarica come ultimo ma necessario step per smaltire in sicurezza tutti quegli scarti da cui non è recuperabile né materia né energia, ma le discariche possono essere un’importante fonte per l’emissione di gas climalteranti.

All’interno dei siti di smaltimento, infatti, la naturale fermentazione dei rifiuti organici genera il biogas, ovvero un gas composto per lo più da CO2 (anidride carbonica) e CH4 (metano), che è necessario captare prima che venga diffuso in atmosfera; a quel punto è possibile trasformare un pericolo per il clima in fonte di energia rinnovabile. Sono due le opzioni possibili: bruciare il biogas per produrre energia elettrica – che risulta prodotta da fonte rinnovabile, dato che proviene da scarti organici – oppure purificare il biogas per trasformarlo in biometano, una molecola identica al metano d’origine fossile ma con l’enorme pregio, anche in questo caso, di essere rinnovabile.

La molecola chimica è sempre CH4, ma la provenienza della fonte energetica fa tutta la differenza del mondo: una volta bruciato il biometano, al contrario del suo corrispettivo di provenienza fossile, produrrà CO2 neutra dal punto di vista delle emissioni climalteranti. Questo perché l’anidride carbonica prodotta dalla sua combustione è la stessa CO2 fissata dalle piante (o assunta dagli animali in maniera indiretta tramite le piante), al contrario di quanto avviene per la CO2 dalla combustione dei carburanti fossili, stoccati geologicamente nel sottosuolo.

«Dobbiamo riuscire a superare alcune ideologie per le quali in tanti pensano che con il semplice schiocco delle dita le discariche non ci saranno più perché non è così, le discariche – conclude il deputato Marco Simiani (Pd), membro della commissione Ambiente – rimarranno ancora nella nostra economia. Qualunque cosa dia un contributo a migliorare l’ambiente che ci circonda e l’aria che respiriamo va fatta».

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.