
E se fosse una buona notizia? Per chi suona la campana del blackout iberico. Mentre il nucleare è stata una spina nel fianco, servono più investimenti in reti e accumuli

In attesa di chiarire appieno le responsabilità del blackout che ha lasciato al buio Spagna e Portogallo tra lunedì e ieri mattina, il primo ministro Pedro Sánchez ha voluto subito fare piazza pulita delle fake news che – anche in Italia – si fanno largo per frenare la transizione ecologica.
«La fretta – ha dichiarato – non deve indurci a disinformazione o errori, non c'è stato alcun problema di eccesso di energia rinnovabile (solo pochi giorni prima, nei momenti di picco solare ed eolico coprivano tranquillamente oltre il 100% della domanda nazionale, ndr), né di mancanza di copertura o di domanda insoddisfatta e chi collega questo incidente alla mancanza di energia nucleare, francamente, sta mentendo o dimostrando la propria ignoranza».
Milioni di persone sono rimaste senza elettricità per diverse ore tra lunedì e martedì in Spagna e Portogallo, gettando la Penisola Iberica nel caos. L’energia è stata ripristinata durante la notte per il 99% della Spagna continentale e per quasi tutto il Portogallo e il gestore della rete di trasmissione spagnola, Red Eléctrica, ha sottolineato il carattere senza precedenti della situazione: "Un evento simile non si era mai verificato prima; si tratta di un incidente assolutamente eccezionale".
I principali problemi di affidabilità sono quasi sempre il risultato di guasti alla rete elettrica. Nessuno degli eventi recenti avvenuti in mercati con un'elevata quota di energie rinnovabili è stato causato da una dipendenza eccessiva dalle rinnovabili per garantire l'approvvigionamento elettrico, secondo il think tank Rap: l'affidabilità è una caratteristica del sistema e non dipende da una specifica categoria di risorse.
«Le cause del black out in Spagna e Portogallo saranno note solo con il tempo. Incolpare le rinnovabili non restituisce la complessità della questione – sottolinea Chiara di Mambro, direttrice Strategia Italia e Europa di Ecco, il think tank italiano per il clima – Con un importante afflusso di energia intermittente la resilienza delle reti è fondamentale. Probabilmente, questi livelli di resilienza sono in divenire e non coprono il sistema in modo uniforme. Spagna e Portogallo da tempo producono energia da rinnovabili in percentuali molto rilevanti: nel 2024 il Portogallo oltre il 70%, riducendo drasticamente le emissioni; mentre in Spagna le rinnovabili hanno coperto oltre il 50% della domanda. In questi anni di alti costi del gas, queste percentuali di rinnovabili hanno contribuito a mantenere più bassi i prezzi dell’elettricità. In controtendenza, famiglie e imprese italiane hanno pagato fino al 30% in più rispetto a quelle spagnole».
La Spagna è a metà di un programma quadriennale di investimenti nella rete elettrica. Nel marzo 2022, il governo ha approvato l'attuale Piano 2021-2026 per l'aggiornamento della rete elettrica nazionale, per soddisfare la crescente domanda interna di energia e permettere l'integrazione di una quota maggiore di produzione rinnovabile. Il Ministero per la Transizione Ecologica e la Sfida Demografica presenterà a breve la Pianificazione Elettrica 2025-2030 per la consultazione pubblica. La ministra Sara Aagesen ha precisato che i limiti annuali agli investimenti saranno rivisti in relazione al Pil, mantenendo però un approccio equilibrato per contenere i costi a carico dei consumatori. Anche in Italia la programmazione sugli investimenti di rete avanza, e Terna è chiamata oggi ad accelerare per dare gambe al suo piano che punta a mettere a terra 23 miliardi di euro nel prossimo decennio.
In compenso, sappiamo già che l’enorme blackout ha messo in luce alcune delle debolezze più evidenti dell'energia nucleare. «Verso le 17.00 (di ieri, ndr), quando la fornitura di energia elettrica ha ricominciato a diffondersi in tutta la penisola, le energie rinnovabili generavano già il 90% dell'elettricità fornita, dimostrando ulteriormente la loro grande flessibilità – osserva nel merito Greenpeace Spagna – Nel frattempo, la Spagna ha continuato (e continua a farlo 24 ore dopo) ad attendere che una centrale nucleare completasse il suo lento e stagnante avviamento. Questa rigidità dell'energia nucleare è uno dei suoi più grandi e sporchi segreti, incompatibile con i più moderni modelli di gestione, che esigono un'enorme agilità nell'approvvigionamento […] A coronamento di tutto ciò, e ancora una volta con la massima cautela finché non si conosceranno maggiori dettagli sulle cause del blackout, parte del problema della nostra rete è una certa limitatezza delle nostre interconnessioni con il resto d'Europa. In parte, queste interconnessioni sono state storicamente rallentate dal nucleare francese, la cui industria obsoleta teme la concorrenza dell'energia rinnovabile spagnola, fiorente (ed economica). Ancora una volta, la mancanza di redditività economica dell'energia nucleare è un tentativo di rallentare lo sviluppo delle energie rinnovabili.
Osare chiedere più energia nucleare quando quest'ultima non solo non è riuscita a impedire questo blackout, ma probabilmente lo ha prolungato più del necessario è come schiantare un'auto sportiva e chiedere più cavalli: pura fantasia tecno-machista».
Qual è dunque la lezione del blackout iberico? Che «le reti vanno rafforzate con adeguati stoccaggi e vanno compartimentate, per evitare che un problema di una zona coinvolga tutto un Paese – risponde a greenreport Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia – Ma nessuna delle 5 centrali (nucleari, ndr) in funzione dopo 24 ore era di nuovo sulla rete: l'inflessibilità del nucleare è stato il vero problema, mentre alle 17 di ieri il 90% dell'elettricità era da rinnovabile sulla rete».
