Dopo Fmi, Ocse e Bankitalia anche la Commissione Ue chiede all’Italia di accelerare su energie rinnovabili e adattamento climatico
La Commissione Ue ha pubblicato oggi i risultati del pacchetto di primavera del Semestre europeo 2025, dove si analizzano le principali sfide economiche e sociali dell’Ue per offrire orientamenti politici agli Stati membri con l’obiettivo di rafforzare competitività, prosperità e resilienza.
Nello specifico, la Commissione europea ha dettagliato raccomandazioni specifiche per i vari Stati membri, Italia compresa: come già accaduto nei giorni scorsi – col Fondo monetario internazionale, l’Ocse e la Banca d’Italia – uno dei principali problemi messi in luce per il Bel Paese è la lentezza con cui va dispiegandosi la transizione ecologica, un andamento che comporta pesanti costi economici per cittadini e imprese.
Nell’analisi dedicata al nostro Paese, la Commissione Ue nota infatti che «nel 2024 i prezzi all’ingrosso dell’elettricità in Italia hanno superato quelli della Germania del 60%, della Spagna del 99% e della Francia del 116%. Due fattori principali spiegano questo divario: il mix elettrico e la composizione dei prezzi finali. In primo luogo, la costosa generazione elettrica da gas rappresenta il 41% del mix elettrico (la seconda quota più alta nell’UE) e determina il prezzo del mercato elettrico per circa il 60% del tempo. In secondo luogo, i prezzi finali dell’elettricità sono gonfiati da tasse e oneri elevati, il che rappresenta una sfida particolare per le industrie ad alta intensità energetica […] L’elettricità da fonti rinnovabili deve diffondersi più rapidamente per aumentarne la quota nel mix energetico e contenere i prezzi. Un quadro legislativo per le autorizzazioni più trasparente e accessibile potrebbe accelerare l’implementazione».
Con una media di 108 eur/MWh nel 2024 (contro una media Ue di 84,7 eur/MWh), l’Italia ha registrato «i secondi prezzi all’ingrosso dell’elettricità più alti nell’Ue», e tali picchi di prezzo «sono stati dovuti principalmente a una dipendenza eccessiva dal costoso gas naturale per la generazione elettrica».
Al contempo «l’elevata esposizione dell’Italia ai rischi climatici, in particolare ai rischi idrogeologici, ha un impatto sull’economia, in particolare sulle Pmi», tant’è che «l’Italia è tra gli Stati membri dell’Ue più esposti ai rischi climatici, che incidono sulle sue performance economiche. Tra il 1980 e il 2023, l’Italia ha registrato 21.822 decessi e quasi 134 miliardi di euro di perdite economiche causate da eventi estremi».
Eppure – argomenta la Commissione Ue nelle sue raccomandazioni – la governance delle politiche di adattamento climatico «è frammentata tra varie autorità e organismi, sia a livello centrale che locale, e il potenziale delle soluzioni basate sulla natura non è pienamente sfruttato. Inoltre, la perdita e il degrado del suolo richiedono misure per migliorare la resilienza del terreno, al fine di ridurre i rischi idrogeologici e l’impatto delle siccità. Le perdite dovute a eventi climatici non sono bilanciate da un’adeguata copertura assicurativa, determinando un ampio divario assicurativo in materia climatica. I deficit infrastrutturali nella gestione delle acque e dei rifiuti, in particolare nelle regioni meridionali, hanno gravi impatti sull’ambiente, con costi considerevoli e mancate entrate per l’economia italiana».
Che fare, dunque? La risposta la snocciola in tre punti direttamente la Commissione europea:
- Accelerare l’elettrificazione e intensificare gli sforzi per lo sviluppo delle energie rinnovabili, anche riducendo la frammentazione della regolamentazione autorizzativa e investendo nella rete elettrica.
- Affrontare i rischi climatici e mitigarne l’impatto economico, mediante un maggiore coordinamento istituzionale, soluzioni basate sulla natura e una copertura assicurativa contro i rischi climatici.
- Affrontare le inefficienze rimanenti nella gestione delle acque e dei rifiuti, riducendo i deficit infrastrutturali