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L’Ocse taglia le previsioni di crescita dell’Italia, e chiede al Paese di accelerare sulle rinnovabili

«Semplificare le procedure autorizzative ridurrebbe la dipendenza dal gas naturale e abbasserebbe i costi dell’energia»
 |  Nuove energie

Mentre l’economia globale rallenta, le prospettive per l’Italia si fanno più incerte. Nel suo Economic outlook pubblicato oggi a Parigi, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha ritoccato al ribasso le stime di crescita del nostro Paese: il Prodotto interno lordo italiano crescerà dello 0,6% nel 2025 (contro lo 0,7% previsto a marzo), per poi risalire lievemente allo 0,7% nel 2026 (dallo 0,9% di marzo).

Una revisione che riflette la fragilità del contesto internazionale, segnato da nuove tensioni commerciali e rallentamento della produzione industriale, ma in questo quadro l’Italia è tra le economie avanzate a più bassa crescita prevista. A pesare sul rallentamento del Pil italiano sono, secondo l’Ocse, vari fattori: la contrazione delle esportazioni, che nel 2026 potrebbero calare per la prima volta dalla crisi finanziaria globale (pandemia esclusa), il rallentamento degli investimenti – penalizzati anche dalla fine del Superbonus – e l’andamento negativo della produzione industriale, scesa a marzo 2025 dell’1,8% rispetto all’anno precedente. Il comparto dell’auto e dei componenti di filiera risulta tra i più deboli, per cause diverse dal Green deal.

Per rilanciare in modo strutturale la crescita, il messaggio dell’Ocse è chiaro: l’Italia deve «riaccendere gli investimenti», proseguire nella consolidazione fiscale e accelerare nell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Il documento sottolinea come una maggiore certezza normativa e un contesto più favorevole potrebbero incoraggiare le imprese a investire, soprattutto in un contesto in cui i tassi d’interesse stanno iniziando a calare anche nell’area euro.

Tra le leve su cui intervenire per rilanciare lo sviluppo economico e rafforzare la resilienza del sistema produttivo italiano, l’Ocse snocciola criticità storiche per il nostro Paese: punti deboli della struttura economica italiana: la bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro, la necessità di rafforzare l’istruzione tecnica e professionale, e la scarsa attrattività del Paese per i giovani lavoratori. Ma è il costo dell’energia ad assumere un ruolo cruciale, con l’Ocse a incoraggiare un’accelerazione sul fronte della transizione energetica.

«Semplificare le procedure autorizzative per le energie rinnovabili e per gli investimenti associati nelle reti elettriche ridurrebbe la dipendenza dal gas naturale, abbasserebbe i costi dell’energia e accelererebbe l’elettrificazione», evidenzia nel merito l’Ocse.

Eppure l’Italia del Governo Meloni si muove in direzione ostinatamente contraria. Entro il 2030 l’Italia dovrà raggiungere, secondo quanto previsto dal decreto Aree idonee, 80.001 MW di nuova potenza considerando le installazioni realizzate a partire dal 2021: un obiettivo lontano, dato che con le installazioni degli ultimi quattro anni il Paese ha raggiunto appena il 24,1% dell’obiettivo (19.297 MW di nuova potenza installata dal 2021 al 2024) e dovrebbe adesso installare oltre 11 GW l’anno contro i 7,48 aggiunti lo scorso anno.

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.